Fa sempre piacere quando un giovane valdostano illustra altrove la nostra Regione per le sue doti e le sue capacità. Si può in effetti ragionare su di un salasso derivante dalla fuga di cervelli che caratterizza molti giovani nati qui e dispersi nel mondo a fare carriera. Una dimensione globale a cui bisogna rassegnarsi e che ha dimensioni ben superiori rispetto al passato. Una nuova émigration intellettuale e professionale. Qualcuno forse tornerà, altri no e con loro bisognerà, anche grazie ai nuovi sistemi di comunicazione, creare una Rete che consenta loro, anche in remoto o con viste fuggitive, di compartecipare, se lo vorranno, al destino della nostra Vallée. Niente di nuovo, pensando ad esempio al contributo degli émigrés francesi nell'epoca di gestazione della nostra Autonomia nel dopoguerra. Il giovane capace e di grande acume e spiccata intelligenza è descritto bene dal giornalista del "Corriere", Federico Fubini, che ne traccia sull'ultimo numero della rivista allegata al quotidiano "La Lettura".
Questo l'attacco dell'articolo che va letto nella sua integrità e di cui propongo qui solo qualche passaggio: "Gilles Gressani ha 30 anni, è nato in Valle d'Aosta, da ragazzino si è letto interi ripiani della biblioteca del capoluogo e in Francia si è costruito un curriculum d'eccellenza. Nel 2019 ha creato una rivista online che rapidamente si è imposta come un punto di riferimento per la geopolitica e le scienze sociali, oltre le vecchie gerarchie accademiche: «Bisogna trovare il modo di tradurre le cose nella lingua del momento». «Parigi resta più globale di Roma, c'è una densità che da sola non c'è in nessuna città italiana perché in Italia il potere è più diffuso: non è tutto a Milano, non è tutto a Roma, non è tutto in nessun luogo da solo. L'intellettualizzazione dei problemi là è più spontanea, mentre questioni simili in Italia vengono derubricate a lotta tra fazioni. Ma Francia e non sono poi società così diverse, sia nello spazio offerto ai giovani sia nell'innovazione». Il caso editoriale al tempo della pandemia, in Francia, l'ha creato un italiano che in Italia per ora non molti conoscono. Gilles Gressani, 30 anni, è nato e cresciuto a Villeneuve, una frazione di mezza montagna a una quindicina di chilometri da Aosta. Ha perso la madre che era ancora un bambino, è cresciuto assieme a un padre funzionario della comunità montana del Gran Paradiso e oggi, da pensionato, guida escursionistica con i turisti. Gilles Gressani viene dalla periferia d'Italia. Viene da un punto nella mappa fuori dalle reti di quelli che credono istintivamente - senza neppure dirselo, senza pensarci - di avere diritto a qualcosa di più e a qualcosa di diverso. Eppure durante l'adolescenza fa una cosa che per altri è inimmaginabile: frequenta la biblioteca comunale del capoluogo. «La provincia - dice oggi da Parigi - è un ottimo posto in cui formarti. E' un po' come l'ermo colle di Leopardi: ti crea una visione dell'infinito che è limitata, ma ti può strutturare. Se leggi tutti i libri nello scaffale di filosofia della biblioteca di Aosta e tutti i libri di scienze politiche, allora più o meno hai i classici». Lui aveva anche idee insolitamente chiare, per un teenager della provincia italiana alla vigilia della Grande recessione: per l'ultimo anno delle superiori si trasferisce in un liceo vicino a Nizza convenzionato al suo; lo fa perché dopo il diploma vuole poter essere ammesso alle Classes Préparatoires, che per un biennio allenano l'élite studentesca francese agli esami d'accesso per le Grandes écoles. Gressani prende l'ascensore sociale del palazzo accanto, forse perché quello in cui sta crescendo lui è guasto. Certo, se l'ascensore italiano prende la ruggine, anche quello francese magari non sarà perfetto. Ma almeno viaggia. E fa viaggiare persino chi viene dal niente e da fuori con talento e voglia di sgobbare. Così il ragazzo arrivato dalla provincia di Aosta vive e studia per due anni nell'imponente e austero istituto "Louis-le-Grand", nel cuore del quartiere latino a Parigi. Da lì conquista l'accesso all'École normale supérieure, dove il primo mese gli sfugge un'imperfezione: interpellato da un professore in aula, risponde dicendo "Tartouffe" invece di "Tartuffe" con la "u" chiusa. «Mi è valso per un paio di mesi di essere indicato come "l'italiano"», ricorda. Questo non gli impedirà di coprire un percorso universitario che denota una determinazione notevole. Il cursus honorum da normalien completato voracemente. La specializzazione in Geopolitica, poi un master di Filosofia politica e un secondo in Scienze politiche in Francia, quindi un periodo di ricerca nel dipartimento di Political Science della Columbia University a New York, fino al 2018". E qui siamo allo snodo, che Fubini centra: «Proprio osservare le differenze culturali fra l'America e l'Europa getta i semi per quello che sarebbe diventato "Le Grand Continent", la rivista solo digitale che Gressani fonda con pochi amici della Normale nel 2019, che dirige dal primo giorno e diventa, con le clausure da pandemia, un punto di riferimento in Francia per i ceti colti o semplicemente curiosi di generazioni diverse: da un lato gli alti funzionari, i manager affermati o gli accademici a fine carriera, dall'altro gli studenti anche degli ultimi anni di liceo o dei primissimi di università. Ogni mese almeno 250 mila persone tornano sul sito di "Le Grand Continent" dopo esserci stati almeno una volta, mentre alle newsletter della redazione sono iscritte decine di migliaia di persone e ormai un'ampia porzione dell'élite culturale e politica francese e internazionale contribuisce con i propri scritti alla rivista di Gressani: fra gli altri il premio Nobel per l'economia Jean Tirole, l'ex capoeconomista del Fondo monetario internazionale Olivier Blanchard, un ex consigliere di Emmanuel Macron come Jean Pisani-Ferry, lo storico italiano Carlo Ginzburg, Henry Kissinger, Mario Vargas Llosa, la premio Nobel polacca per la letteratura Olga Tokarczuk. E poiché "Le Grand Continent" ambisce a «strutturare il dibattito europeo» - secondo l'espressione di Gressani - pubblica molte voci non francesi e lo fa simultaneamente in italiano, tedesco, spagnolo, polacco e in alcuni casi in inglese, oltre che nella lingua di Molière. E' successo anche quando, a novembre scorso, il presidente della Repubblica ha scelto "Le Grand Continent" per una delle sue interviste più ampie e approfondite (ripresa in tutta Europa e anche dal "Corriere"). Però è appunto il confronto con gli Stati Uniti che probabilmente ha dato l'innesco a Gressani e alla sua cerchia di amici formati dalla Scuola normale di Parigi. Perché lui ha subito notato le differenze e misurato il potenziale inespresso che esiste in Europa, anche nel mercato editoriale. «A New York si fa "Foreign Affairs", che ha 200 mila abbonati - nota Gressani - ma non è che gli europei siano più poveri o più stupidi o meno interessati all'informazione degli americani. Anche da noi c'è spazio per leggere e raccontare la realtà andando ai nodi di fondo delle questioni strutturali, non attraverso le polemiche sterili di giornata»". Parole sante! Chiudo qui le citazioni dell'articolo. Gressani ha tutte le caratteristiche per salire ancora molte scale e lo farà grazie ad uno spirito da montanaro con posso lento e cadenzato, avendo negli occhi la scintilla della cultura e la curiosità dell'innovatore. Sarà utile questa sua stoffa anche per la Valle.