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13 ott 2021

Quella porta verso la Svizzera

di Luciano Caveri

Tutte le volte che vado in Svizzera, in particolare nel Valais, mi trovo a casa mia. Il cordone ombelicale che nei secoli ci ha collegati è stato, tolti alcuni passaggi intervallivi, in particolare quel luogo suggestivo che è da sempre il Colle del Gran San Bernardo, passaggio millenario di transito. Ai suoi piedi dal 1964 c'è il tunnel omonimo, frutto degli anni dinamici del dopoguerra, come l'altro traforo, quello del Monte Bianco, che ci unì con la Francia e venne inaugurato un anno dopo. Entrambi - il primo si circa sei chilometri, il secondo lungo il doppio - soffrono degli acciacchi del tempo che passa. In questi giorni si è discusso nell'organismo bilaterale italo-svizzero del destino del Gran San Bernardo, che ha problemi seri che come valdostani ben conosciamo e che abbiamo per l'ennesima volta spiegato ai rappresentanti di Roma e Berna in perfetta assonanza con le autorità cantonali del Valais e del Vaud con cui gestiamo il traforo con le due società concessionarie.

Sul lato valdostano "Sitrasb", che ha la Regione socio di maggioranza, ha una serie di problemi da affrontare. L'impegno finanziario per il tunnel di sicurezza, che verrà inaugurato nei prossimi mesi, peserà sui conti. Così come pesa la manutenzione assai gravosa dì quel sistema di sua spettanza di ponti e gallerie che portano all'accesso al tunnel. In più bisogna svolgere importanti lavori di rifacimento all'interno del traforo stesso. Per poter far fronte a tutto ciò da tempo si è prospettato, anche per gli investimenti pur meno gravosi sul lato svizzero, un allungamento della concessione in scadenza nel 2034, che era stata prospettata per il 2050 e oggi prudenzialmente dovrebbe essere spostata al 2065. Senza questa proroga la sostenibilità del traforo, che pure fa parte della "Rete transeuropea dei trasporti", rischia grosso e l'ho personalmente spiegato alle massime autorità a Roma, così come gli svizzeri hanno fatto con Berna. Ma l'opera di convincimento in Italia è più difficile e prevederebbe altri due tasselli: un intervento finanziario statale rapido per far fronte ai lavori dell'impianto dì ventilazione che gli svizzeri sono già pronti a realizzare, avendo le risorse, ed anche una riflessione con "Anas" della gestione dell'accesso al tunnel, sgravando "Sistrasb" da costi che si prospettano insostenibili. Sono pezzi dì un puzzle molto delicato e che obbliga a scelte rapide che sembrano non corrispondere mai alla lentezza romana nel rispondere alle necessità prospettate, sapendo tra l'altro che l'allungamento della concessione, necessaria per far quadrare i conti, obbligano ad un passaggio con le autorità europee a Bruxelles. Insomma, un vero rompicapo, cui si aggiunge la necessità dì sbloccare - e tocca sempre ad "Anas" - quelle gallerie che sgraverebbero Etroubles e Saint-Oyen dal traffico sulla statale 27 e il cantiere bloccato da anni è un segno dì degrado e dì inerzia delle autorità italiane. Dal complesso delle questioni emerge la necessità dì fare presto e chi a Roma non assume le decisioni necessarie, ed in parte già promesse in passato ma sinora disattese, si sta caricando dì gravi responsabilità, che rischiano dì mettere in discussione la funzionalità stessa del traforo del Gran San Bernardo.