In questo periodo dell'anno chi ci crede legge il suo oroscopo per l'anno che verrà. Io non credo per nulla all'astrologia, ma viviamo in un'Italia in cui in troppi ci cascano assieme a maghi, fattucchiere e terapie curative le più bislacche. Mi ha colpito che sabato sul "Corriere" una pagina intera sia stato dedicata ad un astrologo con questo incipit del giornalista che parla di sé: «Aveva previsto la pandemia con sette anni di anticipo. Lo fece in un'intervista uscita nel 2013 su un quotidiano nazionale, firmata da tale Stefano Lorenzetto. Disse: "Dal 2015 al 2021 ci sarà il periodo più negativo di questo secolo. Più che bellica, l'emergenza sarà ambientale e sanitaria, con lo scoppio di epidemie molto aggressive". Controprova: oggi ritorno con una mascherina chirurgica sul viso, e tre dosi di vaccino "Pfizer" in corpo, a casa di Marco Celada, trasferitosi nel frattempo da Cornaredo a Milano. Non vorrei mandarvi di traverso il panettone, ma, a suo dire, il peggio deve ancora arrivare: "Da febbraio a maggio, l'indice ciclico planetario raggiungerà il culmine della negatività, una situazione che mai più si ripeterà nel corso di questo secolo. Ma da giugno cominceremo a uscirne"».
«Laureato in fisica cibernetica - si legge ancora Celada ha lavorato nella "C3 agency" della "Nato" presso L'Aia, in Olanda, agli ordini di Gert Retzer, il quale lo ha congedato con una lettera in cui gli dà atto di essere stato "uno dei primi membri" che ha "contribuito molto" all'Alliance ground sourveillance e ne loda "spirito di squadra, senso dell'umorismo e competenza tecnica". Da nove anni è diventato un "astrological coach"». Mi fermo qui perché sono stranito dal tono, dai contenuti e dai titoli del l'intervistato, che danno credibilità all'incredibile. Il giorno dopo spunta "Repubblica" con l'aostano Dario Cresto Dina: «Marco Pesatori, 69 anni, è conosciuto come l'uomo delle stelle. Ma la sua vita è piena di altri mestieri. "Credo di farne quattro o cinque. Il primo è lo scrittore. Ho pubblicato una quindicina di libri, l'ultimo si intitola "La Venere Plutonica" della serie "Minima Astrologica". Poi sono una macchina produttrice di oroscopi. Terzo, i counseling sulle forme simboliche dell'immaginario personale, in cui uso il punto di vista astrologico. E qui mi fermo per non annoiarvi". Lei crea destini, speranze e angosce settimanali. E' un consigliere emozionale. Ha un codice o, come si usa adesso, un algoritmo per fare tutto questo? "Il primo strumento è la scrittura, intesa come cura della lingua, negli ultimi anni sempre più maltrattata. Poi ci sono poesia, pensiero psicanalitico, filosofia, specialmente rinascimentale. Infine, c'è naturalmente il sapere astrologico. Nei lavori di counseling è invece fondamentale l'ascolto della persona che hai di fronte. Sono tre i pilastri su cui mi baso: tecnica astrologica, cultura e etica. Il tutto condito da ironia e gioco"». Anche qui mi sento altrettanto stupefatto dall'assonante esaltazione di chi, poco più avanti dice con modestia degna di miglior causa: «Per fare astrologia ad alto livello non puoi mai smettere di studiare, soprattutto le discipline parallele. Psicanalisi, arte, filosofia, letteratura, alchimia, poesia e possibilmente anche le scienze». Per mio godimento vado a rileggere come Margherita Hack, astrofisica, descriveva la nascita della scienza che affossa definitivamente certe credenze: «In antico, le parole "astronomia" ed "astrologia" erano intercambiabili. La distinzione si fece via via sempre più netta, quando si prese a distinguere fra lo studio e le previsioni dei fenomeni naturali, compito dell'astronomia propriamente detta, e l'astrologia "giudiziaria": quella, cioè, che formula giudizi sulle persone e ne predice le sorti e il destino. Questo avvenne verso la fine del 1300. Fu da allora, che, dopo una maturazione di secoli, e per un complesso di ragioni che andavano da quelle filosofiche e religiose alle scientifiche ed economiche, si diffuse una rivoluzione culturale che sconvolse proprio il cielo e la terra. E neppure è un caso, se ebbe per maggiori protagonisti Copernico e Galileo, un prete e un laico: entrambi, credenti sinceri, ma sovvertitori, loro malgrado, di un vecchio ordine e tenaci costruttori di un nuovo, non più dominato da cause occulte e da influenze soprannaturali. Il primo, col mettere il Sole al centro del sistema planetario, rispondeva ad una esigenza semplificatrice, soddisfacendo anche meglio ad un diffuso sentimento platonico che vedeva nel Sole l'immagine di Dio. Il secondo, mentre introduceva un metodo di misura e precisione per leggere la natura come un libro non meno sacro della Bibbia, scopriva col cannocchiale dei mondi insospettati, e quasi una nuova rivelazione divina. E vero che con questo nuovo metodo teorico-sperimentale, e con tali scoperte, si finiva per smantellare un plurisecolare edificio, fondato tanto sul sentimento religioso quanto sul senso comune. E si arrivava a sloggiare il Paradiso e l'Inferno, dove una folla di Angeli, Diavoli e tutti gli uomini avevano (o avrebbero avuto) una loro ben ordinata e definitiva dimora. Ma se questo poteva turbare la coscienza popolare e mettere in difficoltà i teologi e il potere della Chiesa e dei principi, d'altra parte la maniera galileiana e newtoniana di fare scienza si dimostrava non meno razionale di quella precedente, e soprattutto così feconda di risultati, che era impossibile che la vecchia struttura non rovinasse con tutto quel che conteneva, compresa l'astrologia. Come si potevano paragonare le sue discutibili previsioni, con quelle calcolate mediante la teoria della gravitazione? Quale astrologo poteva anticipare, come fece Halley, il ritorno della cometa che porta il suo nome? Oppure, dalle perturbazioni osservate in alcuni pianeti, dedurre la presenza di altri corpi e scoprirli proprio dove gli astronomi indicavano?». Insomma, la scienza si affermò sulle balle pseudoscientifiche che ogni tanto tornano a galla. E conclude Hack: «Eccoci, dunque, arrivati al tema dell'odierna diffusione della astrologia, la quale, secondo le statistiche, conterebbe, soltanto negli Stati Uniti, oltre trenta milioni di credenti; e in tutto il mondo sarebbe la religione più diffusa, sebbene lasci quasi indenni le classi colte, specie quelle di formazione scientifica. Succederà come nel III e II secolo a.C. quando l'antirazionalismo si diffuse irresistibilmente dal basso verso l'alto, e l'astrologia conquistò le classi colte? Secondo noi è impossibile, anche se tutti sentono il bisogno di una religiosità più unificante e comprensiva, e nei cieli ad alcuni sembri di riudire il "brusio degli angeli". E allora quale conclusione trarre sull'astrologia? Risponderemo, anzi ripeteremo, che se fino a Copernico e Galileo era come un astro luminoso che non tramontava mai, dopo la rivoluzione scientifica è esplosa in mille pezzi, e ora ci appare come una di quelle comete che periodicamente visitano la Terra. Sono belle come l'astrologia, ma anche "fatte di niente" come l'astrologia. Sicché, almeno agli occhi della scienza, la gloriosa, millenaria avventura dell'astrologia è terminata in un "disastro": attributo di derivazione astrologica, dal greco "Dys-Astèr, cattiva stella"». Fine, in tutti i sensi!