Facciamo così. Provo un camuffamento, usando "genetliaco", termine meno usato e più blasé. Che poi - tanto per chiarire - viene dal latino "genethliăcus" dal greco "genethliakós, relativo al giorno della nascita, al compleanno", derivato di "genéthlē, nascita", dalla radice di "gígnomai, nascere, divenire" e "génos, ‘stirpe". Vabbè, in sostanza: compleanno! La data è quella di oggi (20.10 del 25 dicembre 1958, peso tre chilogrammi e tre etti, nato di otto mesi) e trovo interessante parlarne. Di anni oggi ne faccio 63 e me li sento addosso con una certa tranquillità.
Diceva Susan Sontag: «La paura di invecchiare viene nel momento in cui si riconosce di non vivere la vita che si desidera. Equivale alla sensazione di abusare del presente». Per ora mi sembra di non abusare del presente e direi che non mi è mai capitato nella vita. Ho potuto fare cose interessanti e talvolta utili. Ho sempre festeggiato un Natale bizzarro con questo plus nel calore delle persone che ho amato e che amo, stando bene anche con me stesso. Così i miei auguri di oggi, semplicemente con alcuni versi di Jorge Luis Borges: «Non sai bene se la vita è viaggio, se è sogno, se è attesa, se è un piano che si svolge giorno dopo giorno e non te ne accorgi. Se non guardando all'indietro. Non sai se ha senso. In certi momenti il senso non conta. Contano i legami».