«Sei così stupido che quando la tua stupidità ti avrà ucciso e sarai all'inferno, crederai di essere in paradiso». Pier Paolo Pasolini Questa frase credo che debba essere recitata come un mantra in questi tempi così complessi in cui capita purtroppo quotidianamente di incappare in stupidi di ogni fatta. E' faticoso che ciò avvenga e costringe a esercizi di pazienza e di sopportazione. Lo scrivo sfidando il "politicamente corretto", ma comincio a essere stufo di chi passa il tempo a dare sfogo alla propria stupidità, ormai ampliata dall'uso dei "social" che fanno da cassa di risonanza senza limiti e confini. Con questa costola del Web se la prese Umberto Eco, rimproverando i "social" di aver dato «diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività».
Nascono così leader di cause perse, che si godono il loro quarto d'ora di popolarità cavalcata grazie alla stupidità e lo fanno prendendosi sul serio con ridicolo narcisismo e toni talvolta millenaristici che nascondono il vuoto. Talvolta questi personaggi vengono elevati, da quello ormai noto come "popolo della Rete", perché considerati portatori di verità ed esempi degni di emulazione. In genere durano poco, ma intanto fanno danni, alimentando la credulità verso qualsiasi tipo di menzogna spacciata come verità, concorrendo al consolidamento dell'ignoranza e alla sublimazione del qualunquismo. In Valle d'Aosta, forse perché siamo tradizionalisti, va ancora come vettore il comunicato stampa con la complicità di chi li pubblica senza filtro, come se il giornalismo fosse una cassetta delle lettere in cui postare "la qualunque". Tu fai una cosa nel tuo lavoro e un Tizio/a o un gruppuscolo manda un comunicato ricco di improperi e di critiche indignate. Questo dimostra che esistono, perché tu esisti e riempiono il loro vuoto con l'unica cosa che sanno fare: polemizzare stupidamente. Spesso questo avviene alle estremità dello scacchiere politico, perché «chi si somiglia si piglia». Come diceva Ennio Flaiano: «Niente è più pericoloso di uno stupido che afferra un'idea, il che succede con una frequenza preoccupante. Se uno stupido afferra un'idea, è fatto: su quella costruirà un sistema e obbligherà gli altri a condividerlo». Carlo Fruttero e Franco Lucentini scrissero nel loro libro "La prevalenza del cretino", che uno dovrebbe tenere in tasca e rileggerselo per rassicurarsi quando è necessario: «Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé. Colpito dalle lance nostre o dei pochi altri ostinati partecipanti alla giostra, non cadrà mai dal palo, girerà su se stesso all'infinito svelando per un istante rotatorio il ghigno del delirio, della follia». Già, alla fine è soprattutto oggi il cretino non fa per niente ridere. Sui "social" non scherza affatto e calca linguaggio e toni, inseguendo prede da punire con spirito vendicativo ed animo acre. Non ha nulla a che fare con la sana competizione dialettica, con la polemica svelta e leale, con la voglia di confrontarsi anche con toni accesi. La democrazia ha un suo perimetro e se si fuoriesce i rischi sono enormi. Ho assistito in politica a momenti di tensione fortissima, ad interruzioni e grida, persino a piccole risse e fogli lanciati nell'emiciclo, ma poi - a mente fredda - cessava la logica dell'odio e del veleno a tutti i costi, oggi arma preferita proprio dai cretini che dilagano e persino si pavoneggiano alla ricerca di spazi che mai avrebbero avuto al bancone del bar fra un aperitivo ed uno stuzzichino.