Anni fa alla "Festa del Lardo" di Arnad partecipai ad un confronto su questo prelibato grasso di maiale, che come ben si sa è uno dei "Dop" della Valle d'Aosta, classificato ovviamente fra i salumi. Ricordo il dietologo Pier Eugenio Nebiolo che, con spiegazioni scientifiche inoppugnabili, dimostrò quanto sembrava essere bizzarro per la salute e non lo è affatto: il lardo a piccole dosi non nuoce alla salute, anzi fa bene! Ora spunta questa notizia che potrebbe essere commentata con un verace «pancia mia fatti capanna» e cioè la valorizzazione di quanto a casa mia chiamiamo «polenta grassa», ma vale anche l'aggettivo «concia». Piatto che a mia mamma Brunilde, pur ligure di origine, ma ammaestrata dal parentado paterno, faceva buonissimo con quella parte filante che nel ricordo mi fa venire l'acquolina in bocca.
Ecco il testo di agenzia che stupisce: "E' la polenta concia, ricetta tipica al formaggio della regione della Valle d'Aosta, il pasto che si avvicina molto ad essere quello ideale in termini di macronutrienti. E' quanto emerge da una ricerca "Reebok" (azienda di articoli sportivi) per scoprire le specialità italiane più salutari. L'equilibrio ideale tra nutrienti è formato dal 50 per cento di carboidrati, il 22,5 per cento di proteine e il 27,5 per cento di grassi. Alla polenta al formaggio, con livelli di grassi e proteine leggermente alti rispetto alla quantità raccomandata, manca - sottolineano gli analisti - solo uno 0,71 per cento per essere per essere perfetta. "Tuttavia bisogna stare attenti alle porzioni, il piatto è altamente calorico". Al secondo posto la pasta alla norcina (Umbria), con salsiccia e tartufo. Al terzo posto la ricetta veneta "Risi e Bisi" (riso e piselli)". Plaudo alla scelta che mi pare interessante e non la discuto. Quel che mi colpisce è che stranamente nel vasto elenco di prodotti valdostani che figurano come "Prodotti agroalimentari tradizionali elenco presso Ministero politiche agricole e alimentari" non figura la polenta concia. Invece è giustamente c'è un'altra eccellenza valdostana, vale a dire la "Seupa à la vapelenentze". Mi viene il dubbio che la "polenta concia" non risulti, perché sulle Alpi ognuno mette il suo formaggio per "ingrassare" la polenta e dunque mancavano i presupposti di originalità locale. Questa comunque la ricetta presa da "LoveVda" e mentre la scorro mi vengono in mente certe "polente grasse" da campionato mondiale mangiate in vita mia: "Preparate una polenta. A parte, tagliate la Fontina a fettine. In una terrina, disponete uno strato di polenta e uno di formaggio, continuando ad alternare formaggio con polenta e terminando con il formaggio. Versate sopra il burro fuso, mentre frigge. Mettete quindi in forno per dieci minuti e... servite la vostra polenta concia!". Mi permetto di aggiungere che la polenta non dev'essere fatta con farina qualunque e ce sono di eccellenti di piccoli produttori e la Fontina dev'essere scelta con attenzione, così come il burro. E su una stufa a legna molto cambia... E sulla polenta come non ricordare Alessandro Manzoni nei "Promessi Sposi": «La mole della polenta era in ragion dell'annata, e non del numero e della buona voglia de' commensali: e ognun d'essi, fissando, con uno sguardo bieco d'amor rabbioso, la vivanda comune, pareva pensare alla porzione d'appetito che le doveva sopravvivere. Mentre Renzo barattava i saluti con la famiglia, Tonio scodellò la polenta sulla tafferia di faggio, che stava apparecchiata a riceverla: e parve una piccola luna, in un gran cerchio di vapori».