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11 feb 2022

La mascherina

di Luciano Caveri

Detto oggi capisco di essere preso per matto. Per cui premetto quanto sia felice che da domani cessi l'obbligo della mascherina all'aperto. Devo dire che questa costrizione ha messo tutti a dura prova. Non è tanto il disagio per la respirazione o le balle tipo «il pericolo di respirare l'anidride carbonica», quanto semmai lo scomparire dei volti. Mi è mancata la mimica complessa dei nostri volti ed i sorrisi che ci illuminano. Però - ecco che la sparo! - in questo lungo periodo ho capito quanto i giapponesi avevano già colto: la trasmissione dei virus agli altri, quando si è ammalati. Noi li pigliavamo in giro di questa loro pratica sanitaria di profilassi civile, ora invece confesso che quando mi sentirò male questa storia della mascherina - certo più efficace al chiuso o quando si è assembrati benché en plein air - la praticherò per educazione e per evitare di essere un untore. Si tratta ovviamente di un buon proposito, ma capisco il rischio di essere guardato in cagnesco quando la mascherina sarà un ricordo e sorrideremo delle fotografie di questo periodo.