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19 mar 2022

Violenza e dolore

di Luciano Caveri

La violenza e il dolore sono insiti nella guerra. Fa paura leggere un passaggio scritto da Sigmund Freud, che più di altri scavò nella mente umana, se applicato anche a quanto stiamo vivendo in Europa di questi tempi: «Lo Stato in guerra si permette tutte le ingiustizie, tutte le violenze, la più piccola delle quali basterebbe a disonorare l'individuo. Esso ha fatto ricorso, nei confronti del nemico, non solo a quel tanto di astuzia permessa, ma anche alla menzogna cosciente e voluta, e questo in una misura che va al di là di tutto ciò che si era visto nelle guerre precedenti. Lo Stato impone ai cittadini il massimo di obbedienza e di sacrificio, ma li tratta da sottomessi, nascondendo loro la verità e sottomettendo tutte le comunicazioni e tutti i modi di espressione delle opinioni ad una censura che rende la gente, già intellettualmente depressa, incapace di resistere ad una situazione sfavorevole o ad una cattiva notizia. Si distacca da tutti i trattati e da tutte le convenzioni che lo legano agli altri Stati, ammette senza timore la propria rapacità e la propria sete di potenza, che l'individuo è costretto ad approvare e a sanzionare per patriottismo».

Sembra la fotografia di quanto sta facendo Vladimir Putin senza alcuna moderazione. Ho firmato la petizione dei Radicali che chiedono per lui l'imputazione per crimini di guerra. Purtroppo per milioni di russi - grazie alla propaganda e alla censura - l'orrore reale è celato dietro motivazioni nobili. In una democrazia non si possono nascondere le cose e se si cerca di farlo prima o poi la verità viene fuori. Il leader russo, che sembra piuttosto indisturbato nelle sue scelte folli, alla fine pagherà questa sua sporca guerra, ma nel frattempo tiene tutti con il fiato sospeso. Il suo esercito si è incartato, fallendo il blitz contro l'Ucraina, ma mantiene il dito sull'arma atomica su cui ha investito cifre folli a favore di tecnologie sempre distruttive. E noi occidentali subiamo, sapendo che l'Apocalisse è dietro l'angolo, avendo il timore che ogni passo difensivo verso gli ucraini significhi la Terza guerra mondiale. Una situazione di stallo da cui possono farci uscire, al momento, principalmente i russi, se fossero nelle condizioni di ribellarsi. Intanto assistiamo ad una guerra, amplificata come non mai, mai più relegata ai campi di battaglia, ma indirizzata scientemente da Putin verso i civili, sfruttando l'arma del terrore. Mi ha sempre colpito il pudore nei racconti di chi li aveva vissuti, che talvolta diventava persino reticenza. Penso a mio padre, che aveva vissuto l'internamento come suo fratello Emile, sbattuti nei campi di internamento fra Polonia e Germania. Ebbene quando eravamo giovani mio papà raccontava poco e solo avanti con gli anni aveva cominciato a svelare certi accadimenti. Non so si trattasse di rimozione o forse anche la speranza che certi passaggi a noi figli non sarebbero stati imposti. Questo filtro protettivo si è definitivamente spezzato e già lo era per chi negli anni aveva studiato la Storia ed avuto consapevolezza dell'incapacità umana di uscire dalla logica della guerra. E' difficile oggi spiegare ad un bambino - il mio piccolo Alexis ha solo 11 anni - che cosa avviene e ringrazio quegli insegnanti che anche nelle scuole valdostane hanno fatto il loro dovere, cercando - come già si fa in molte famiglie - di dare qualche elemento di base, più difficile con i più piccoli, affinché abbiano quelle nozioni che filtrino quegli avvenimenti che si riversano su di noi e su di loro. Generazioni che già hanno subito la pandemia con le sue paure al seguito e che ora si trovano immerse in un mondo non distante e credo avvertano quella componente emotiva che agita noi "grandi" ogni santo giorno. Stiamo loro vicino, stiamo vicini fra di noi. L'arrivo in massa di profughi ucraini è l'occasione per mostrare il volto pulito della nostra umanità, accogliendo chi fugge.