Come sempre ho seguito con interesse e curiosità la nascita del nuovo Governo francese, dopo la vittoria di Emmanuel Macron alle elezioni presidenziali. Il Presidente riconfermato ha messo più tempo del solito per presentare la nuova squadra, che è un mix di vecchie conoscenze di grande esperienza e di nuovi ingressi scelti appositamente per soddisfare porzioni di società. Una scelta tattica in vista delle prossime elezioni politiche in cui Macron si gioca la solidità della propria azione nei prossimi cinque anni e la sfida riguarda il "macronismo" contro un'inusuale fronte popolare delle Sinistre unite attorno alla singolare figura di Jean-Luc Mélenchon. Ci sono tre cose che mi hanno colpito nella nascita del nuovo Esecutivo d'Oltralpe. La prima è ben visibile: la scelta come Primo Ministro della sessantenne Élisabeth Borne, donna cresciuta a sinistra, già prefetto passata in politica. E' la seconda donna in Francia a ricoprire questo ruolo. La prima nel 1991 fu Édith Cresson, scelta da François Mitterand, ma durò solo un anno.
La seconda cosa che mi ha colpito, anche se sembrerà banale è il cambio della guardia, laddove è avvenuta, fra il ministro uscente è quello entrante. Davanti a ogni Ministero - e ci sono palazzi bellissimi a Parigi e in alcuni ci sono stato come al Quai d'Orsay al Ministero degli Esteri con petit déjeuner memorabile - c'è stata una cerimonia con il vecchio ministro che salutava e quello nuovo che spiegava le sue prime intenzioni. Bello il passaggio delle consegne! Mi viene da sorridere a pensare quando lasciai la Presidenza della Regione e venni quasi cacciato in quattro e quattro otto dall'ufficio ed il mio successore non volle avere nessuna notizia dei dossier principali. Anzi, mandò in malora progetti interessanti sia per sciatteria che per la logica perversa di non dare continuità ad idee altrui. Ma torniamo al nuovo Governo francese e ad un'altra caratteristica: l'attenzione e l'originalità nella dizione dei Ministeri, che immagino frutto di lunghe discussioni. Pensiamo al "Ministre de l'Agriculture et de la Souveraineté alimentaire". Interessante quest'ultima aggiunta che mostra quanto - lo vediamo con il grano ucraini fermo nei porti - ogni Paese debba fare attenzione anche alla propria autonomia (qui diventata persino sovranità!) alimentare. Oppure al "Ministre des Sports et des Jeux olympiques et paralympiques", che accende i riflettori sulle prossime Olimpiadi parigine, un palcoscenico enorme per la grandeur francese. Interessante uno sdoppiamento: da una parte un "Ministre de la Transition énergétique" e dall'altra un "Ministre de la Transition écologique et de la cohésion des territoires". La questione del clima e dell'energia, unite in un destino comune, saranno gestite anche direttamente dalla Borne e, nella logica del presidenzialismo (o meglio semi-presidenzialismo) francese, dallo stesso Macron che dà l'impronta alla quotidiana azione governativa. Specie se riuscirà a vincere le elezioni per l'Assemblée Nationale, evitando lo spettro e l'immobilismo di una coabitazione (in francese "cohabitation"), cioè la situazione in cui la maggioranza parlamentare ed il Capo dello Stato in carica appartengono a schieramenti opposti.