Confesso di essere rimasto stupito dalla notizia, finita sullo schermo del mio telefonino con un "Whatsapp", della vendita ai cinesi di Taiwan dello stabilimento "Cogne" di Aosta e del resto del Gruppo Marzorati, diventato socio di minoranza. Anche mie recenti visite allo stabilimento, pure con la presenza di Eugenio Marzorati che da qualche tempo presidiava Aosta per la famiglia, non mi avevano consentito di avere neppure lontanamente il sospetto che ci fosse nell'aria una scelta di questo genere. Sembrava, semmai, che il rafforzamento comprensibile nel mondo difficile e concorrenziale della siderurgia stesse avvenendo con un impegno proprio e nulla dava per intendere che si andasse verso la strada di una cessione, che è cosa diversa da un'alleanza. Chi come me conosce bene la storia secolare della "Cogne", avendo assistito e anche seguito i passaggi da acciaio di Stato al gruppo svizzero proprietario sino a poche ore fa, coglie a pieno la novità del passaggio e capisce le molte inquietudini sul futuro. Non bisogna però fare un processo alle intenzioni, anche se non informati per ragioni - si dice - di riservatezza. Si tratta di capire il quadro delle prospettive senza pregiudizi, sapendo quanto la "Cogne" pesi sull'economia valdostana e resti essenziale per l'occupazione.