E' con grande soddisfazione che noto la ripartenza della stagione delle vacanze. E' come se, dopo anni grami, ci fosse stata la stura di una ritrovata libertà, che pure deve fare i conti con i nodi complessi che abbiamo sotto il naso. I numeri dei contagiati da covid inquietano, la situazione economica e sociale preoccupa e l'inflazione ha riacceso il costo della vita. Tuttavia le compressioni che abbiamo subito ci fanno gustare la ritrovata possibilità di muoverci e di fare i turisti. Può piacere o no, ma resta il fatto che in una Regione a vocazione turistica - e la Valle d'Aosta d'Aosta ne è un esempio importante in area alpina - non esiste settore economico o parte della società che non abbiano di riffa o di raffa a che fare con il turismo.
Una definizione di turismo univoca non è quindi un'impresa facile ma partiamo della sua etimologia . Il termine "turismo" deriva dal francese "tour" che significa "giro, viaggio, circuito". Questo sta indicare che un elemento fondamentale per parlare di turismo e cioè che ad una partenza deve imprescindibilmente seguire un ritorno nel luogo di partenza in un tempo ragionevole. Dietro la definizione si mischiano dunque molti aspetti che vanno tenuti da conto per garantire la qualità del risultato, che è poi in soldoni la capacità di essere accoglienti, peso che grava in primis su chi in un luogo che accoglie turisti compartecipa alla riuscita di una meta e cioè per chi ci arriva stare bene e sentirsi curati e accolti. Questa logica di essere ospitali mi pare una chiave di volta su cui si susseguono e si incrociano modalità di approccio diverse, essendo però una regola generale con la quale di certo non ci si sbaglia. Ho viaggiato abbastanza, in vacanze e per lavoro e sono pronto ormai a sostenere che la cortesia resta una caratteristica fondamentale. Spesso anche in Valle d'Aosta ho trovato - e mi indigno ogni volta - chi viola questa regola aurea e in fondo rema contro gli interessi suoi e della comunità in cui vive. Ogni volta che mi capita, in compagnia di chi viene a visitarci, di avere una risposta sgarbata, un'informazione inesatta, un atteggiamento sciatto mi vergogno per quanto avviene e mi domando perché avvenga. Certo la maggioranza si comporta in modo corretto, ma ci sono coloro che non ce la fanno proprio, perché la maleducazione è più forte di loro. Non è che sia solo una questione professionale, che pure è indispensabile nel rapporto con un cliente, ma esiste una necessità elementare: essere rispettosi ed educati. So bene - perché chi fa politica ha a che fare con tanti cittadini - quanto sia difficile avere un rapporto corretto, ma bisogna remare tutti nella stessa direzione. Ecco perché bisogna essere compartecipi nell'accoglienza e non solo perché genera ricchezza, ma perché esiste un aspetto cui mai bisogna rinunciare, vale a dire la reputazione. Basta poco: una frase gentile, un sorriso, una spiegazione, un consiglio, un servizio ben fatto, un aiuto se si ha bisogno. Ognuno può fare il suo.