Seguo la confusa e caotica situazione politico-elettorale dell’Italia e temo che ci toccherà parlarne. Quel che intanto colpisce è la gara al rilancio propagandistico fra le forze politiche maggiori che si contendono il Parlamento, anche se i sondaggi – ma ci si può fidare? – indicano già chi potrebbe uscire vincitore dalle urne. In molti, oltra al vizio di criticare più gli altri che affermare le proprie ragioni, propongono, spesso con toni irrealistici rispetto alla complessità, una sorta di Paese della Cuccagna, se l’Italia sarà governata da loro. Anni fa ero in aeroporto e c’era – trovata geniale! – una specie di dispensatore di brevi brani letterari. A me spuntò “L'invitation au voyage" di Charles Baudelaire. L'inizio è: "Il est un pays superbe, un pays de Cocagne, dit-on, que je rêve de visiter avec une vieille amie. Pays singulier, noyé dans les brumes de notre Nord, et qu'on pourrait appeler l'Orient de l'Occident, la Chine de l'Europe, tant la chaude et capricieuse fantaisie s'y est donné carrière, tant elle l'a patiemment et opiniâtrement illustré de ses savantes et délicates végétations”. E ancora: “Un vrai pays de Cocagne, où tout est beau, riche, tranquille, honnête; où le luxe a plaisir à se mirer dans l'ordre; où la vie est grasse et douce à respirer; d'où le désordre, la turbulence et l'imprévu sont exclus; où le bonheur est marié au silence; où la cuisine elle-même est poétique, grasse et excitante à la fois; où tout vous ressemble, mon cher ange". Fu facile scoprire che quest'opera era datata 1861 in cui si rivolge alla fidanzata - penso fosse la celebre musa del poeta, Jeanne Duval - a cui disegnare una città ideale o meglio "un idéal obsédant". In italiano questo termine "cuccàgna" appare - secondo l'Etimologico - nel quindicesimo secolo e vuol dire "paese favoloso, ricco d'ogni ben di Dio; abbondanza", spesso resa in modo plastico dalle cibarie in cima allo scivoloso albero della cuccagna, che sembra in senso metaforico l’ascesa al seggio parlamentare per chi aspira al ruolo. Viene dal francese "cocagne", diffuso nell'ambiente goliardico medievale per lo più nella locuzione "pays de Cocagne, paese di Cuccagna". La spiegazione etimologica fa sorridere: "accettata dal Meyer-Lübke), che fa risalire "cocagne" al termine olandese "kokenje, dolce con zucchero e sciroppo" da donare ai bambini in occasione delle fiere, non è sostenibile perché con tutta probabilità è semmai "kokenje" a provenire dal francese; d'altra parte i tentativi di derivarlo dall'occitano "coco, torta" o "coco, caco, uovo" si scontrano col divario cronologico che separa queste forme dell'occitanico moderno dalle prime attestazioni di "cocagne" (circa 1200); contro difficoltà fonetiche insormontabili urta invece la proposta di Lurati di derivare "cocagne" in quanto "paese dei marginali, dei vagabondi" (i goliardi medievali) da "calca", nel senso di "vita vagabonda, mendicità". Le probabilità maggiori restano quelle di una base "coca, coco" proveniente dal lessico infantile, ma ci mancano i significati e i contesti originari che ne chiariscano la motivazione". In fondo c’è qualche cosa d’infantile nel rischio di eccesso di promesse nella fase che precede il voto, la famosa “campagna elettorale”, che ricorda le grandi manovre militari. Un compianto giornalista, Vittorio Zucconi, rappresentava bene in una frase il prima e il dopo: “Per essere eletti, si devono sparare promesse. Per governare, si deve scendere al compromesso con la realtà”. Che oggi risulta essere molto difficile e vale l’ammonimento del politico francese Pierre Mendès France: “La démocratie, c'est beaucoup plus que la pratique des élections et le gouvernement de la majorité : c'est un type de moeurs, de vertu, de scrupule, de sens civique, de respect de l'adversaire; c'est un code moral”