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31 ago 2022

Le rinnovabili incomprese

di Luciano Caveri

Raramente ho sentito e sento ancora delle scemenze come quelle dette da tanti politici di ogni schieramento - purtroppo compreso Draghi - sugli extraprofitti delle società del settore energetico. Ancora ieri autorevoli leader hanno blaterato senza conoscere il dossier e agendo per sentito dire. Seguo, come da mia delega, le società partecipate e fra queste la CVA, e quindi sono stato costretto a capire meccanismi del mercato elettrico, che è effettivamente bislacco. Ma di sicuro lo sono certi interventi punitivi messi in legge con norme fiscali scritte con i piedi, che dimostrano come i decisori non abbiano capito le dinamiche di chi produce energia rinnovabile e dovrebbe essere premiato e non penalizzato. Però teniamoci forte, perché le già citate dichiarazioni di queste ore fanno temere tempi cupi anche per chi dovrebbe essere agevolato. In un editoriale dell’Istituto Bruno Leoni si legge: “Scade oggi, 31 agosto, il termine entro il quale le imprese del settore energetico che non hanno versato l'acconto sull'imposta straordinaria sugli "extraprofitti" potranno ravvedersi. Se non lo fanno, il decreto aiuti-bis del 9 agosto raddoppia le sanzioni e priva i contribuenti dei consueti strumenti che l'ordinamento mette a disposizione per aggiustare la propria posizione fiscale, disponendo oltre tutto un piano di verifiche a tappeto da parte della Guardia di finanza e dell'Agenzia delle entrate. Così - purtroppo, non è una sorpresa - un balzello arbitrario e distorsivo produce un'attuazione perversa e fa venire meno le tutele dei contribuenti. Come sempre, una violazione dello stato di diritto ne genera altre”. Triste constatazione che dimostra come la leva fiscale possa essere usata senza discernimento come una clava sulla testa di imprese e cittadini e in tema energetico la cautela dovrebbe contemperare i diritti degli utilizzatori di energia contro le speculazioni e anche la solidità delle imprese che, se strozzare, finiscono a carte quarantotto. Ancora l’editoriale: “La tassa era stata introdotta, con un'aliquota del 10 per cento, dal decreto Ucraina-bis di marzo. Durante l'iter di conversione, senza una spiegazione e senza alcun approfondimento, l'aliquota era stata elevata di due volte e mezzo, fino al 25 per cento. Poiché la base imponibile non è costituita dagli utili delle imprese energetiche, ma dalla differenza nei saldi Iva tra due periodi (ottobre 2021-aprile 2022 contro ottobre 2020-aprile 2021), di cui il secondo in gran parte coincidente con una fase di lockdown, l'impatto sui bilanci delle imprese non ha quasi alcuna relazione coi profitti effettivi, e in alcuni casi può rivelarsi insostenibile”. Prosegue la spiegazione: “Alla scadenza dell'acconto (30 giugno), però, si è scoperto che il gettito dell'imposta è stato molto inferiore ai quasi 11 miliardi preventivati: poco più di un miliardo. Questo è dovuto probabilmente a una sovrastima iniziale, ma anche - e forse soprattutto - alla scelta di molte imprese di non versare l'imposta nell'attesa dell'esito dei ricorsi, nella convinzione che il balzello finirà per essere giudicato incostituzionale. Ecco allora che il governo è intervenuto nuovamente. Chi non regolarizza la propria posizione adesso, e non versa integralmente il saldo entro il 30 novembre, verrà venire meno i principali istituti di garanzia e anzi sarà soggetto a sanzioni eccezionali. Infatti, il decreto aiuti-bis esclude gli strumenti di agevolazione connessi ai ritardati pagamenti quali il ravvedimento operoso e anzi raddoppia la sanzione ordinaria, dal 30 al 60 per cento”. Commento finale: “Si tratta di un atteggiamento arrogante e punitivo che considera il contribuente - in questo caso le imprese del settore energetico - sempre e solo un delinquente, ignorando le garanzie previste dall'ordinamento. L'idea di fondo è che qualunque atto del governo è giusto per definizione, e guai a chiedere una verifica dei suoi presupposti o della sua sostenibilità. Ancora una volta, la politica fiscale sembra trovare il fondamento della sua autorità non già nella Costituzione e nella legge, ma nel Marchese del grillo: io so' io”. (E voi non siete un c…)