L’astensionista non è più identificabile. Le norme sulla privacy impediscono da tempo di sapere chi sia. Certo nelle realtà più piccole non è difficile identificarlo: chi sta al seggio si accorge dagli elenchi chi sfugge al voto, ma in realtà nulla di ufficiale è ormai possibile. Quindi nessuno ha diritto di approcciarlo, chiedendo loro - e sarebbe una domanda interessante ai fini politici - “perché?”. Una volta il cittadini non votanti per le elezioni delle Camere, venivano catalogati e persino sanzionati (dpr n.361 del 30 marzo 1957). Articolo 4: “L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi senza venir meno ad un suo preciso dovere verso il Paese”. Ma c’era ben di più all’articolo 115: “L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco (….) L’elenco di coloro che si astengono dal voto (…)senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale (…) Per il periodo di cinque anni la menzione ‘non ha votato’ è iscritta nei certificati di buona condotta (…)”. La norma, che era di fatto una specie di gogna, è stata abrogata nel 1993. Era in fondo l’esplicitazione di quanto contenuto nella prima parte della Costituzione e mi riferisco all’articolo 48 della Costituzione: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è un dovere civico”. Ricordo che durante il dibattito alla Costituente venne discussa una versione del secondo comma dell’art. 48 che così diceva: il voto è “un dovere civico e morale”. Quel “morale” poi scomparve e forse avrebbe meglio definito il carattere del voto come conquista democratica. Aggiungo, per coerenza con quanto penso, che il dovere civico non lo considero una costrizione e pure le sentenze della Corte Costituzionale non sono chiare sul punto e cioè se esista una sorta di obbligo normativo o solo - come io penso - esortativo. È vero che si possono votare scheda bianca o far annullare il proprio voto attraverso la scheda elettorale “sporcata” in qualche modo, ma se non voglio andarci non ci vado, a maggior ragione per i referendum che necessitano un quorum da raggiungere per la loro validità. Tuttavia credo che gli elenchi degli astensionisti dovrebbero essere consultabili ad esempio per consentire ai partiti politici di tentare legittimamente un recupero al voto di chi lo ha abbandonato. Nell’aprile scorso è stato redatto sull’astensionismo un rapporto di quasi 300 pagine deciso dal Governo e frutto di una “Commissione di esperti con compiti di studio e consulenza, di analisi ed elaborazione di proposte, anche di carattere normativo, e iniziative idonee a favorire la partecipazione dei cittadini al voto”. Questo Libro Bianco contiene elementi comparativi con altri Paesi e propone analisi puntuali sulle criticità. Gli autorevoli esperti citano alcuni punti su cui riflettere per far ricrescere la partecipazione al voto. Si va dal voto anticipato presidiato al voto in altro seggio (il giorno delle elezioni) o a quello per delega. Da misure specifiche per anziani e disabili: al trasporto pubblico gratuito. Dal voto elettronico all’obbligo all’election day. Da misure di informazione e comunicazione specie sui giovani al voto sempre allungato la domenica e il lunedì. Il tutto argomentato in modo puntuale e senza risparmiare approfondimenti. Ma dietro a tutto esiste la crisi della politica e della democrazia rappresentativa e solo con un ritorno alla credibilità la parte consapevole dei non votanti potrà riprendere ad avere fiducia nel voto.