Fa sorridere il fatto che, nei giorni passati per Halloween, sia stata sdoganata sempre di più la zucca. Con grande impegno molti genitori che conosco - e l’ho fatto anch’io in questi anni - si sono messi a scavare una zucca per ricavarne un faccione e poi piazzarci dentro una candela per dare quell’espressione horror che alla fine fa più sorridere che paura. Devo dire, pensando al passato, che questa storia di Halloween mi era apparsa, pur distante qual era prima che si affermasse anche da noi, dalle strisce dei Peanuts che guardavo su Linus. All’epoca nessuno poteva pensare che quella tradizione così americana, benché con radici celtiche e dunque europee, si sarebbe infine affermata in Italia. Ma persisteva, guardando le vignette. un dubbio, che solo di recente ho svelato, pur nella sua evidente inutilità. Ogni anno - così appariva nei fumetti di Schulz - Linus scriveva al Grande Cocomero, come si fa con Babbo Natale. Sosteneva che nella notte di Halloween il grande Cocomero sorgesse per dare dei doni ai bambini. Note sono le strisce in cui Linus aspetta fiducioso l'arrivo del Cocomerone per rimanere poi sempre deluso assieme al fido Snoopy. Il resto della compagnia, per nulla convinto, abbandonava il campo e preferiva il tradizionale "Dolcetto o scherzetto". Ma il cocomero cosa c’entra con la zucca? In lingua originale si parla infatti di The Great Pumpkin che tradotto letteralmente in lingua italiana diventa La grande Zucca. Questa diversità dipende probabilmente dal fatto che ai tempi delle prime traduzioni italiane la festa di Halloween era del tutto sconosciuta in Italia e si preferì scegliere un frutto mediterraneo più riconoscibile. La zucca è davvero il frutto che ha molte varianti come forma e colore, pur essendo piante appartenenti tutte al genere cucurbita, che sono coltivate in tutto il mondo. La zucca “alla Halloween” - attenzione! - arrivò in Europa solo dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Nella mia esperienza familiare erano più le zucchine e i fiori di zucca ad essere mangiati, molto meno la zucca. Fa sorridere scorrere la Treccani per capirne gli usi: “Frutto intero di zucca di media grandezza svuotato della polpa e dei semi e poi seccato, usato (soprattutto nel passato) per la sua leggerezza e impermeabilità come recipiente in cui portare con sé acqua, vino, sale, ecc., o anche come galleggiante e, legato insieme a coppia, per tenersi a galla nell’imparare a nuotare: “Se tu fossi in uno gran pelago, e fossi per affogare, qual vorresti innanzi avere addosso, o ’l vangelo di Santo Giovanni, o la zucca da notare? (Sacchetti)”. Divertente anche un uso che mi pare scomparso: “Come esclamazione per esprimere vivace e risentito diniego: «Le zucche!» rispose questo Renzo «sapete che diavoli d’occhi ha il padre: mi leggerebbe in viso ... che c’è qualcosa per aria» (Manzoni ne I Promessi Sposi). Resta invece ben presente il senso scherzoso o spregiativo, quando la zucca diventa la nostra testa: “Ed elli allor, battendosi la zucca ... (Dante)”. E ancora: “in tono di elogio: c’è del buon senso in quella zucca; con questa zucca farai strada”. Un classico sono “le espressioni non avere, o essere senza, sale in zucca (con riferimento all’usanza antica di portare il sale nelle zucche), e avere la zucca vuota”. Ma c’è anche il caso di chi ha il sale in zucca! Ricordo, infine, l’espressione binaria sei uno “zuccone” e Treccani omette la licenziosa espressione “zucche” per i seni femminili. Divertente qui in Valle la scelta del mio paese di origine, Verrès, di far nascere, ormai da alcuni anni, una sagra autunnale della zucca (incentivata da distribuzione di semi alla popolazione) con prelibatezza culinarie e il premio alla zucca più grande. Ricordo il “mostro” coltivato da Luca Crétier di Saint-Vincent con un peso di poco meno di 330 kg. , che sarebbe piaciuta a Linus per il suo Grande Cocomero.