Aspettando il Natale
Non so bene come si possa definire il periodo prenatalizio. Si potrebbe dire che è un vortice che ci travolge oppure, più convincente, un lungo scivolo che ci dà una certa ebbrezza per poi finire bruscamente. Mi riferisco a cene e pranzi più meno augurali, a bicchierate e aperitivi, ma anche alla ricerca dei regali e quegli obblighi sociali per gli auguri, così come allestimenti vari a carattere festoso.
Per chi faccia politica e amministrazione c’è anche quel Moloch che è la Finanziaria: la chiamo così per semplificare, anche se nel tempo – a Roma come ad Aosta – si sono aggiunti documenti di programmazione, leggi e leggine, ma soprattutto fioccano le tabelle, quelle che danno i numeri.
Ho passato molti anni ad occuparmene in ruoli vari e specie alla Camera, dove la complessità era più accentuata. Era un periodo piuttosto tosto, per chi si impegna, e ricordo nottate intere alla Commissione Bilancio a vigilare su norme utili da non veder sparire o su emendamenti da far approvare con le complesse negoziazioni e la necessità assoluta di esserci. Se ti distrai può capitare di tutto e dunque bisogna non muoversi e svegliarsi con i caffè.
Diversa è stata ed è l’esperienza in Regione, dove vivi in una logica di costruzione vera e propria. Da Presidente della Regione dovevi avere non una visione settoriale, come mi capita oggi, ma una visione d’insieme e la navigazione fra cifre e obiettivi è sicuramente più difficile. Era anche l’occasione, però, per avere una visione d’insieme in meandri spesso non noti. La Valle d’Aosta è piccola, ma ha una sua complessità e vastità di materie di cui occuparsi.
Gli strumenti di programmazione, invece, sono molto interessanti. Ho sempre pensato che la loro forza sia quella di guardare avanti e non solo al contingente, che potrebbe essere anche più facile per chi lavora solo in logiche elettoralistiche di breve termine, che traguardano al massimo le elezioni che verranno. Invece è giusto guardare avanti con qualche accortezza. Bisogna zigzagare nella pastoie burocratiche che rischiano di far diventare troppo vecchie scelte che sono state fatte per tempo, ma non concretizzatesi nei tempi dovuti. E bisogna avere la flessibilità necessaria contro pianificazioni da socialismo reale: ci sono infatti avvenimenti imprevisti che devono essere affrontati con calma e determinazione. Pensiamo all’irrompere nelle nostre vite con effetti drammatici sulla nostra comunità, come la pandemia e gli stessi effetti della guerra in Ucraina hanno aperto scenari imprevisti, cui reagire.
So bene come di fronte a questo e cioè rapidità nelle realizzazioni e capacità di adattamento di fronte a situazioni nuove la democrazia rappresentativa e i meccanismi democratici non dimostrano sempre la reattività necessaria in questo nostro mondo sempre più veloce. Ci sono ampi margini di riforma: penso ai tempi delle Assemblee parlamentari e a certi riti ormai obsoleti con – ad esempio – legislazioni troppo corpose e difficoltà a modificarle rapidamente, ma anche gli strumenti amministrativi, i loro apparati e il parlar per atti finiscono per sembrare modalità di scelta al rallentatore. Così è e i necessari cambiamenti, per chi ci vive dentro, sono oggetto di attenzione per la consapevolezza che bisogna evitare fossati fra Politica e Società.
Fortuna che in questa temperie di pensieri e di preoccupazione arriva, con la sua calda e avvolgente ripetitività, il Natale è quanto ci occuperà o meglio ci distrarrà rispetto ai problemi quotidiani. So che è una parentesi abbastanza fugace e gennaio troneggia con la ripartenza del nuovo anno, ma distrarsi un po’ è salutare.
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