Ho avuto sino a poco tempo fa all’interno della Giunta regionale la delega sulle Partecipate ed è stato un impegno interessante per capire meglio meccanismi di funzionamento di società più o meno importanti legate direttamente o indirettamente alla Regione Valle d’Aosta con partecipazioni maggioritarie o minoritarie, a seconda dei casi. Una sorta di galassia piuttosto variegata, che costituisce un sistema consolidato, che Valle d’Aosta però sempre attualizzato secondo le necessità. Esperienza utile, che è stata in parte facilitata da esperienze pregresse, che aveva l’ambizione di poter avere - attraverso una sorta di cruscotto di controllo - sempre una visione puntuale di quanto accadeva e di gestire i rapporti con le società interessate con tempestività nel delicato equilibrio fra la loro autonomia e le responsabilità del controllo analogo su quanto è pubblico, nel rapporto giustamente dialettico anche con la locale Sezione di controllo della Corte dei Conti. Ho seguito tra gli altri le vicende del Casino de la Vallée, che conosco bene nelle sa storia iniziata nel lontano 1947 e che è stato per molti anni e lo potrà essere ancora utile fonte di finanziamento per le casse regionali e che ha avuto un ruolo importante come datore di lavoro per generazioni di valdostani. Un’attività per molto tempo redditizia che si è ritrovato a inizio Legislatura, dopo vicende varie, di fronte al passaggio delicatissimo del concordato per evitarne il fallimento in un clima assai complesso anche per questioni giudiziarie, che si sono chiuse - in tema di responsabilità di alcuni amministratori regionali per le scelte assunte in passato - con una sentenza positiva e rassicurante della Corte Costituzionale che ha riaffermato spazi di libertà nelle decisioni possibili del Consiglio Valle. Ora, pur mantenendo buona memoria di certe manovre avvenute, la Casa da gioco vede all’orizzonte 2024 la chiusura del concordato e il ritorno a pieno ad una operatività sul mercato e questo sta avvenendo con risultato di bilancio positivo di cui sono lieto, perché hanno smentito tante Cassandre che si sono adoperate in questi anni in un clima spesso avvelenato, che ha rischiato di portare alla chiusura, com’era avvenuto per la Casa da gioco di Campione. Tuttavia, le scelte da fare - ad esempio con il dilemma fra proseguire la gestione pubblica e ritornare ad una gestione privata (ma la concessione per il gioco sarebbe sempre della Regione) - obbligano ad approfondimenti rapidi e a decisioni tempestive per il bene dell’azienda e dei dipendenti, che hanno compartecipato in questi anni con senso di responsabilità al salvataggio di un’azienda che in troppi davano ormai per decotta. Non è un passaggio facile e i tempi sono stretti e obbligano a strategie chiare e definite in un mercato del gioco da capire bene per i mutamenti avvenuti spesso con rapidità, sapendo che ci sono denari da spendere per migliorare le infrastrutture e che ci vorranno scelte innovative, specie per attirare nuova clientela e in particolare i giovani, che difficilmente possono trovare attrattivi giochi che hanno ormai una loro veneranda età. Lo si deve fare, tenendo conto del territorio dove la Casa da gioco opera (e dunque un rilancio della cittadina di Saint-Vincent), ricordando che il Casinò, anche per il suo peso occupazionale, è una risorsa per la Regione tutta intera e per questo bisogna operare le scelte politiche necessarie in un dibattito aperto che non abbia sempre e solo logiche elettoralistiche. Va fatto guardando al futuro e sgombrando il campo dalle solite voci e dai pettegolezzi che da sempre ammorbano la Casa da gioco. Quel che conta è avere idee chiare e seguire la strada che verrà tracciata con grande decisione.