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17 set 2023

Un aereo che schianta una vita

di Luciano Caveri

Ormai i telefonini sono i testimoni delle tragedie. Guardavo ieri sera le immagini riprese a Caselle delle Frecce Tricolori in formazione e uno degli aerei che si abbassa di quota e poi si nota un puntino che si distacca ed è il pilota che usa il seggiolino eiettabile e si nota il paracadute per la discesa, mentre il velivolo si schianta. Muore nell’impatto una bimba di 5 anni, Laura, nell’auto di famiglia colpita dall’aereo impazzito. Pochi giorni fa a Brandizzo un ragazzo si riprende con il telefonino sulla massicciata della ferrovia e le parole che vengono registrate attorno a lui serviranno per capire le ragioni che hanno portato alla morte sua e dei suoi compagni falciati da un treno in corsa che li coglie al lavoro sui binari. Vengono così colti attimi cruciali di vicende terribili, di cui tutti finiamo per essere testimoni in questo mondo globalizzato. Ci si rende conto di quanto colpisca l’attimo fatale e di come ci si possa trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato ed è una questione di una frazione di secondo. Penso al mio amico colpito da un sasso in parete mentre scalava, ad un altro investito da una valanga mentre sciava, a due auto partite da luoghi distanti che si scontrano a metà strada e muore un altro conoscente e via di questo passo in meccanismi che stroncano vite. Ho seguito funerali per tragedie così e ho sempre seguito con strazio i preti che devono nelle loro omelie dare un qualche senso consolatorio al dolore di chi ha perso persone care. Ho letto molti pensieri su vita e morte e restano intatti per me i suoi misteri. Ognuno si costruisce le sue ragioni. Penso sempre al giornalista Tiziano Terzani che, sapendo di dover morire, ha scritto cose sagge, come: ”Se la vita fosse tutto un letto di rose sarebbe una benedizione o una condanna? Forse una condanna, perché se uno vive senza mai chiedersi perché vive, spreca una grande occasione. E solo il dolore spinge a porsi questa domanda”. Difficile per tutti dare una spiegazione al Fato, al Destino o come vogliamo chiamarlo, che si abbatte sulle persone, lasciando quella scia luttuosa che è fatta anche dai tanti perché. Ma i perché sono davvero senza risposta, anche se di risposte ne sono state fare tantissime Persino un fisico, pur bizzarro ma curioso non solo dei misteri della materia, come Albert Einstein osservava con poesia: ”Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l’insetto come per gli astri. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile”. Uno scrittore come Alessandro Baricco non risponde ma osserva: “È molto bella l’immagine di un proiettile in corsa: è la metafora esatta del destino. Il proiettile corre e non sa se ammazzerà qualcuno o finirà nel nulla, ma intanto corre e nella sua corsa è già scritto se finirà a spappolare il cuore di un uomo o a scheggiare un muro qualunque”. Io non ho risposte, ma più si vive e più si osservano le singolari dinamiche che possono cadere, fra gioie e dolori, nel percorso della vita di ciascuno di noi. Certo è che la morte di un bimba così piccola colpita da un aereo rende grottesca ogni spiegazione: è solo buio e niente altro.