Sono stato qualche giorno fa al castello di Sarre per la festa delle crocerossine valdostane, che fanno parte del Corpo delle Infermiere Volontarie, Ausiliario delle Forze Armate. Una manifestazione semplice di ricordo della storia locale in un luogo evocativo, visto che la prima ispettrice nazionale nel 1911 fu Elena, Regina del Montenegro, moglie di Vittorio Emanuele III, frequentatrice abituale di quella nostra dimora sabauda. E fu anch’essa ispettrice un’altra Regina che amava quel castello, Marie José del Belgio, che è stata l'ultima regina consorte d'Italia nel 1946, come moglie di Umberto II, prima della proclamazione della Repubblica. In realtà ero interessato ad esserci per una storia familiare, che così riassumo. Mia nonna Clémentine Roux era la moglie di mio nonno René. Una sua cugina cui era legatissima, Jeanny Roux, aveva sposato un biellese, conosciuto perché faceva l’insegnante al Liceo Classico di Aosta, Alessandro Roccavilla. Personalità eclettica per la sua attività culturale - in ambito etnografico e con l'uso della nascente fotografia - che faceva la spola fra la cittadina piemontese (anche se in realtà era nato a Moretta di Cuneo da una famiglia di farmacisti) e la Valle. Nel 1911 il giornale "Le Val d'Aoste" diceva di lui con trasporto: "Valdôtain d'adoption, mais plus valdôtain che beaucoup de valdôtains". C'è uno studio su di lui, rinvenibile in Internet, a firma di Dionigi Albera e Chiara Ottaviano, che racconta della vita e delle opere di Alessandro Roccavilla. Si ricorda così che fu sindaco di Sarre (dove di certo stava tutta l'estate in villeggiatura) fra il 1905 e il 1911, che fu politicamente un liberale moderato, ma che il compito amministrativo nel paese era più una conseguenza del suo ruolo di notabile che di altro. La cosa curiosa è che, nel lavoro che Roccavilla svolse - non senza polemiche - per la famosa mostra di etnografia italiana del 1911 a Roma, riprodusse nell'esposizione nella Capitale una casa colonica valdostana, che non era altro che la copia della sua casa di Sarre! Comprensiva di quella pianta del sindaco (chiamata "una lunga antenna ornata di bandierine"), che in Valle d'Aosta indica ancora oggi in molti Comuni - e per probabile eredità napoleonica - la casa del primo cittadino di un paese. Tutto poi alla fine si riassume nella lapide al cimitero di Sarre: "Prof. Dott. Commendatore Alessandro Roccavilla. Preside del liceo di Biella, alla famiglia, alla scuola e al pubblico bene dedicò il cuore generoso, l'ingegno eletto, la vita operosa. Si addormentò nel Signore il 16 novembre 1929". Aveva 64 anni e sarà sua figlia Rosina, classe 1893, nota per la sua generosità verso i malati e per le sue attività filantropiche anche come crocerossina, a lasciare in eredità alla chiesa locale la "Villa Roccavilla", costruita dopo la vendita della precedente proprietà, con la precisazione che fosse a vantaggio della gioventù del paese. Ebbene a Sarre è stata apposta sulla citata villa, finalmente destinata a quanto previsto dal testamento, una targa con suo ricordo e il suo ricordo è stato celebrato dalle crocerossine nella cerimonia al castello per la sua straordinaria e instancabile attività umanitaria. Il mio pensiero, mentre assistevo alla manifestazione, è andato alla guerra e al fatto che nulla sembra essere cambiato da quelle prime guerre, la campagna di Libia e la successiva Prima Guerra Mondiale, quando scesero nei campi di battaglia le prime crocerossine. Mentre scrivo, sono molte le guerre in corso. Viene subito in mente nell’attualità l’Ucraina attaccata dalla Russia, così come l’aggressione dell’Azerbaigian contro la minoranza armena o alla Serbia che schiera l’esercito contro il Kossovo e rischia di far ripartire una guerra nei Balcani, l’unica che abbia visto con i miei occhi. Ma altre guerre- pensiamo all’Africa - che insanguinano il mondo. Triste pensarci.