E’ sempre delicato l’equilibrio fra l’appartenenza politica e il senso istituzionale. Le “Istituzioni” sono in senso stretto l’ordinamento fatto di leggi, consuetudini, tradizioni, ma è anche il termine che ormai incarna anche – nella logica costituzionale – gli organi che, nel caso italiano, rappresentano la Repubblica. Gli eletti - ovvio memento - sono sempre pro tempore. Quello di ieri ad Aosta fra la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e la Regione autonoma Valle d’Aosta con il suo Governo, il Consiglio, i Sindaci è stato questo: un incontro istituzionale. E devo dire che a questo si sono attenuti, sia con il discorso efficace, riassuntivo di diversi argomenti sul tavolo con lo Stato, del Presidente della Valle Renzo Testolin, e anche la stessa Presidente Meloni è intervenuta con tono molto ecumenico, pur evitando abilmente risposte puntuali su certe tematiche delicate evocate dal Presidente. È stato poi firmato con il Governo un documento che riguarda il Fondo per lo Sviluppo e Coesione, soldi che verranno spesi per una nuova scuola superiore, per lo studentato dell’Università valdostana e per un sistema sofisticato di riscaldamento degli immobili pubblici. Era presente anche il Ministro Raffaele Fitto, che spesso ho incrociato nei vari ruoli che entrambi abbiamo ricoperto, perché per le nostre deleghe abbiamo seguito il buon svolgimento del dossier e da mesi con i suoi uffici abbiamo proposto delle date utili per il Presidente Meloni. In tutte le Regioni di qualunque colore politico fossero la Meloni ha scelto di approfittare dell’occasione della firma per una sorta di giro d’Italia. Scelta del tutto apprezzabile questo tour per il suo spirito, perché è giusto che i diversi livelli di governo della Repubblica si confrontino contro la nefasta ”politique politicienne”, che tenta di insinuarsi in momenti solenni. Il tema d’altra parte Istituzioni-Politica è antico e assieme fondamentale in una democrazia, mentre capita ben altra cosa – e lo insegna la Storia così come quanto avviene vieppiù nel mondo – dove ci siano regimi autoritari di vario genere. In quel caso il Partito, la Teocrazia, il Dittatore dettano legge e il pluralismo delle istituzioni si appiattisce sino a svaporare. Situazioni tragiche, gravemente liberticide, che non sono purtroppo un’eccezione di questi tempi, in cui i principi democratici vengono messi a dura prova. Per questo bisogna avere il senso delle istituzioni, che non deve mai essere dato per scontato e va alimentato. Esiste la necessità – e questo dovrebbe essere un dovere anche dei partiti, che ormai hanno in larga parte abbandonato la partita – di una formazione del cittadino, del suo senso civico, della sua conoscenza delle regola fondamentali e dei meccanismi di funzionamento della cosa pubblica. Scriveva, anni fa, Tullio De Mauro: “La democrazia vive se c'è un buon livello di cultura diffusa. [...] se questo non c'è, le istituzioni democratiche – pur sempre migliori dei totalitarismi e dei fascismi – sono forme vuote”. Lo diceva già, per altro, Alexis de Tocqueville: “La democrazia è il potere di un popolo informato”. So quanto sia più facile dirlo che farlo. Soprattutto per una vena di anti-intellettualismo, che si è insinuata nei gangli vitali della nostra politica e cultura, alimentata dalla falsa nozione che democrazia significhi “la mia ignoranza vale quanto la tua conoscenza”. Questo falsa ogni discussione e piano piano, apre le porte all’ignoranza, svuotando le Istituzioni dal di dentro.