In un interessante articolo su Le Monde dedicato alla Svezia, Paese civilissimo che ho visitato in passato e ricordo colleghi molto simpatici nelle mie esperienze europee, spunta un detto svedese che qui riporto per curiosità con la sua traduzione in francese. Ecco: “Det finns inget dåligt väder, bara dåliga kläder.” En français: ”Il n’y a pas de mauvais temps, seulement de mauvais vêtements”. Questo significa per gli alunni delle scuole abituarsi ad uscire all’aria aperta, opportunamente vestiti, anche in caso di gelo o maltempo.
Trovo che la scelta sia giusta e anche a me da bambino mi spedivano fuori tutto intabarrato, senza problemi, quando nevicava e ciò avveniva n anni in cui - beati noi! - la neve non mancava neppure nel fondovalle. Oggi, rispetto ad allora, ci sono troppe apprensioni ben visibili dei genitori e trovo, invece, salutare uscire tutti all’aria aperta e non solo con cieli azzurri e temperature miti.
Mi ha sempre divertito per analogia certo approccio che da anni emerge nella messe vastissima di previsioni del tempo, che assillano ormai tutti noi e faccio personalmente ammenda. Roba da rimpiangere il famoso Colonnello Edmondo Bernacca, meteorologo sulla RAI del monopolio tv, che era più credibile di certe veline che spuntano oggi in video e che si stracciano le vesti quando devono indicare qualcosa di diverso dal solleone sull’Italia.
Bernacca - e quel suo grigiore da TV in bianco e nero - esprimeva buonsenso da tutti i pori e il maltempo non era mai considerato un dramma, ma un evento normale per la Natura. Oggi, quando si annuncia pioggia, le meteorine (il termine pare si debba ad un altro “vecchio” della Televisione, Emilio Fede, che lanciò un meteo con bellezze procaci) sono in grave lutto in barba al fatto che piogge e nevicate sono un bene e non, come parrebbe essere considerato, una specie di sciagura di cui scusarsi.
Bisognerebbe sincronizzare gli orologi e guardare anche alle previsioni del tempo con antica saggezza contadina, di cui sono esempio profluvi di proverbi regionali, che illustrano con dovizia l’accumularsi di osservazioni utili, ben prima degli strumenti scientifici che oggi sono a disposizione della meteorologia. Ha scritto tale Dan Spencer con evidente ironia: “Sulla tv satellitare c’è un canale meteo – 24 ore su 24. Avevamo qualcosa di simile quando ero bambino. Si chiamava finestra”.
Gli inverni, come quello che stiamo vivendo, sono loro la tragedia per tutte le conseguenze della siccità pur con qualche benedetta ma scostante nevicata (cui troppo spesso è seguita pioggia o il Föhn), mettendo la montagna in difficoltà. Prosegue l’aumento delle temperature con danni alla Natura e, sommando le varie situazioni. le pianure si trovano periodicamente avvolte da smog nocivi che avvelenano le grandi città. Ovviamente non mi riferisco al maltempo estremo, che è il rovescio della medaglia del cambiamento climatico con eventi violenti e talvolta distruttivi, che ciascuno di noi ormai conosce. Eppure ci sono normalità in temporali, nevicate, nebbie e tutto quello che non è calamitoso, ma rientra in un quieto già visto.
Già, ma pure la normalità sembra ormai far paura in un mondo talvolta alla rovescia, in cui il bel tempo sembra la panacea e il brutto tempo sarebbe chissà quale tragedia. Non c’è molto da fare, assai probabilmente, in un Paese in cui è nato il motto “Piove, governo ladro!”.