Fa impressione pensare che si passerà a breve - e con una naturalezza abbastanza inquietante - dalla centralità delle elezioni sarde, che sono diventate in questi giorni paradigma di equilibri nazionali, alle imminenti elezioni europee che, con il proporzionale, metteranno in vista la situazione dei singoli partiti senza logiche di alleanza. Molti si troveranno…nudi di fronte alle urne.
Ma questo meccanismo fra il piccolo e il grande, fra local e global riguarda anche le priorità - più importanti delle oscillazioni elettorali - nel rapporto fra problemi locali e continentali, dal particolare al generale. Ormai sono questioni strettamente legate: non che prima non lo fossero, intendiamoci. Ma ormai le interconnessioni di un mondo sempre più globalizzato enfatizzano quello che un tempo venne chiamato “effetto farfalla".
Fu il meteorologo del "Mit" di Boston Edward Lorenz che, nel 1972, intervenendo a un convegno, esordì affermando: «Può il battito d'ali di una farfalla in Brasile generare un uragano in Texas?». La risposta, positiva, derivava dalle sue simulazioni al calcolatore dell'evoluzione temporale di un sistema atmosferico.
A leggere la storia dell’espressione, che appare poetica ma ha i piedi ben piantati per terra, si risale più indietro e già nel 1950 il matematico Alan Turing, in "Macchine calcolatrici ed intelligenza", aveva avanzato un ragionamento simile: «Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza». Fa venire i brividi pensarci, visto che a tutti sarà capitato per un soffio di evitare il peggio. Ma pare che questa storia della farfalla sia poi diventata popolare attraverso un racconto fantascientifico del 1952 di Ray Bradbury, "Rumore di tuono", nel quale gli uomini erano in grado di viaggiare nel tempo attraverso delle particolari macchine. Schiacciando inavvertitamente una farfalla, uno dei personaggi causerà disastri che interesseranno non solo il suo presente ma anche quello di tutto il genere umano. Oggi spesso nel battito delle ali della farfalla si usa, al posto dell'originario Texas, la Cina, forse per la componente maggiormente misteriosa e impenetrabile per noi occidentali è una concorrenzialità cinese che inquieta.
Ci pensavo leggendo di Mario Draghi che si è recato al Parlamento europeo invitato da Bernd Lange presidente dell’organismo che coordina le commissioni. Ne parla Stefano Cingolani su Il Foglio: “Draghi ha esordito sottolineando i successi ottenuti negli anni scorsi, compresa la riduzione della dipendenza dal gas russo. Adesso si tratta di affrontare tre tendenze convergenti – ha detto –. Primo la rapida accelerazione della digitalizzazione e una profonda innovazione tecnologica” con il loro impatto sull’organizzazione del lavoro (basti pensare all’impatto dell’intelligenza artificiale). Secondo, il cambiamento climatico spinge tutti ad accelerare la transizione. Terzo, “un contesto geopolitico caratterizzato da una più grande tendenza al conflitto, sia economico sia militare, costringe l’unione europea a riesaminare il suo approccio alla globalizzazione”. Tutto ciò, ha aggiunto Draghi “rende urgente una riflessione complessiva sulle leve per rilanciare la competitività europea”.”.
È utile guardare a questo “macro” anche dalla Valle d’Aosta e non cedere alla tentazione di occuparci, pur legittimamente, solo delle cose più “nostre”. Ormai tutto si lega e l’esperienza del virus del COVID ci ha istruito bene di cosa sia la “farfalla” e un effetto domino che non risparmia nessuno. Immaginarsi con orrore un conflitto nucleare!