Par di capire che ci sia un ritorno sulla scena politica (per ora per nulla quella elettorale) dell’estrema sinistra che credo meriti di essere preso nella giusta considerazione. Su cosa penso dell’estrema destra lo scrivo da una vita e dunque mi considero dispensato, precisando, a scanso di equivoci, che qualunque forma di estremismo sia nociva per il sistema.
Esiste purtroppo davvero un rossobrunismo, che è un magma piuttosto indistinto in cui entrano in gioco diversi ambiti politici che condividono, a volte senza ammetterlo, alcune idee di fondo: il sovranismo, la lotta alla globalizzazione e al capitalismo, l'astio nei confronti della sinistra socialdemocratica, la critica serrata all'Euro e all'Unione Europea, un marcato anti-americanismo, la simpatia per la Russia di Putin, la condanna del cosiddetto buonismo della sinistra.
I cardini del pensiero di certa sinistra estrema in azione provo a riassumerli in modo disordinato.
Israele è uno Stato nazista e dunque bisogna parteggiare per la Palestina. Le donne palestinesi contano più delle israeliane stuprate. Piccola amnesia: chi comanda a Gaza - pure con plebiscito alle elezioni - sono gli islamisti di Hamas, la cui considerazione verso le donne è meno di zero, ma questo non conta. Ucci ucci sento odor di antisemitismo, mascherato da antisionismo, come se la zuppa non fosse pan bagnato. (Preciso che Israele dovrebbe ora piantarla e trovare un equilibrio e mi pare che Hamas non sia propensa a trovare intese, perché senza stragi finirebbe nel dimenticatoio).
L’Ucraina è spinta dall’Occidente e soprattutto sorretta dagli americani e dunque sono servi sciocchi e non resistenti. Per cui i russi - poverini - reagiscono alle provocazioni della NATO, ma in fondo sono loro a difendersi e all’Europa schiava degli yankee sta pure bene. Il tutto odora di un dejà vu e così - pensa il caso - nessuno scende in piazza con grande dispensario di energie per le povere donne iraniane schiave di un regime teocratico. (I cortei hanno strumentalizzato generazioni di ragazzi che, crescendo, hanno quasi tutti saputo distinguere i cattivi maestri che in aula fanno proselitismo da quelli buoni che insegnano le materie).
I partigiani siamo noi (dicono di loro) e abbiamo occupato l’ANPI nello spazio lasciato dai partigiani veri, che sono morti per ovvie ragioni di età. E dunque si è trasformata una associazione pluralista (lo era anche in Valle d’Aosta) in un gruppuscolo che lotta in un solco politico unico, ma indossando il vecchio abito. (Io partigiani ne ho avuti in casa e come amici, per cui certe lezioncine morali mi fanno solo arrabbiare).
L’ambientalismo integralista, che ormai piace più della rivoluzione e dunque da rossi a rossoverdì è un piccolo salto. Nulla sfugge al militante, che ora si occupa di lupi e orsi, cave e rifiuti, no allo sci, no alle strade, no no no…la sostanza resta la stessa: loro buoni e capaci, chi governa cattivo e speculatore. (cavalcare la protesta è un’arte, il nemico perenne un modo per rafforzare i gruppi, che è meglio che negoziare soluzioni).
La propaganda sui giovani: la mafia diventa onnicomprensiva e la legalità il mantra. Così temi di diritti civili servono per fare gruppuscolo: femminismo, diritti sessuali vari, eutanasia, antifascismo. Ora io sono antifascista sino al midollo, ma dispensare il termine “fascista” a piè sospinto ne svilisce la gravità. (la parola indica un periodo storico e al massimo si dovrebbe usare neofascista e purtroppo ce ne sono).
Il comunismo, sconfitto dalla storia, è argomento tabù. Se ne parla malvolentieri e nelle manifestazioni pubbliche sembra a tratti di essere nel 1968 (perni vecchi che non demordono) oppure nei cupi anni Settanta, che finirono nel sangue e certa arietta che si espira inquieta sul punto. Tipo il ritorno di fiamma coi Centri sociali, che fanno della violenza il loro mantra. (Il comunismo ha fallito il suo grande sogno utopistico e i regimi che si sono succeduti in suo nome dei disastri, preferisco la democrazia).
Si sentono i soli difensori certificati dei diritti LGBTQ+ e cioè persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e, più in generale, a tutte quelle persone che non si sentono pienamente rappresentate sotto l’etichetta di donna o uomo eterosessuale. Mi pare un’esclusiva curiosa in un mondo in cui i soggetti citati immagino che votino quel che vogliono e non debbano obbligatoriamente essere militanti. Invece, se non partecipi al Gay Pride, ma credi fermamente in una sessualità libera da qualunque vincolo, resti un senza cuore. (sono allergico a trasformare in parate problemi seri, che rischiano di svilire la bontà del messaggio, ghettizzando chi giustamente nel ghetto non ci deve stare).
Esiste poi il woke, che dovrebbe tutelare legittimamente le minoranze di qualunque genere e invece si inabissa con la cancel culture dei cattivi della Storia e con corsi di rieducazione che comprendono il linguaggio (*) e anche con una vera e propria soggezione di chi ha rappresentato nei millenni i vincenti, tipo chi è bianco di pelle eredita di fatto gli orrori per chi di colore diverso, anche se correttissimo e mai ha offeso nessuno. Conta l’appartenenza come stigma. (Si arriva poi a fine corsa con certe teorie gender che a furia di negare la natura, con le sue legittime varianti che diventano regola, finiscono in burla).
Immagino che pochi esempi mi porteranno direttamente nel campo di un bieco conservatorismo e invece mi spiace ma mi sento un progressista federalista e me ne vanto!