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07 giu 2024

Europee fra ricordi e speranze

di Luciano Caveri

Il tempo passa ma non è vero che se ne va. Il passato resta nei nostri ricordi, anche se in certi casi diventano meno limpidi.

35 anni fa di questi tempi ero impegnato nella campagna elettorale per le elezioni europee: avevo 31 anni ed ero, dopo l’avventura vincente delle Politiche, in pista per l’Union Valdôtaine e suoi alleati. Da giornalista avevo vissuto le medesime elezioni del 1979 e del 1984, ma da candidato era tutt’altra solfa.

La circoscrizione elettorale era quella attuale, vale a dire la mostruosa e illogica Nord-Ovest, che comprende Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia. Facile capire il peso del candidato valdostano e quanto sia ridicola la clausola di salvaguardia. Codicillo che consente ad una lista della minoranza valdostana di apparentarsi con una lista nazionale, prevedendo che nel caso in cui un candidato dei tre della lista apparentata raggiunga 50mila preferenze personali, allora potrà sostituire l’ultimo degli eletti della lista ”madre”. Pensate che nelle ultime elezioni hanno votato 53mila valdostani e si capisce bene che quel 50mila nella legge elettorale del 1979 fu un vestito cucito solo per i sudtirolesi e non certo per valdostani e sloveni. Ecco perché bisogna andare alla Corte Costituzionale per sancire quanto questa norma sia incostituzionale e stiamo seguendo questa strada, dopo un parere reso ai Gruppi consiliari autonomisti dal costituzionalista Giovanni Guzzetta, tema su cui ho ragionato proprio in questi mesi.Io stesso con proposte di legge ordinarie e persino modifiche allo Statuto tentai altrimenti di trovare una soluzione ma senza successo con Governi italiani di diverso colore.

Comunque sia, nel 1989 girai come un matto la Valle d’Aosta, sapendo però che per la lista Federalismo, presente in tutta Italia, il quorum sarebbe forse scattata in Sardegna, dove arrivai terzo e, negli accordi con il Partito Sardo d’Azione avrei dovuto occupare lo scranno europeo per qualche mese alla fine della Legislatura. Gli accordi con i sardisti precedevano che l’eletto con l’ultimo resto, Mario Melis, avrebbe fatto la staffetta con il secondo eletto, Nino Piretta e infine sarei subentrato io. Peccato che poi una bomba scoppiò nella casa al mare di Melis, che per caso non venne ucciso e si scoprì che (per accelerare il ricambio…) il mandante dell’attentato fosse proprio il subentrante Piretta per il rifiuto del suo compagno di partito di lasciare il seggio di Bruxelles. Sfumò così la sua (fu condannato con contumacia e morì in fuga in Argentina) e la mia rotazione. Ma la campagna elettorale fu divertente: in Valle d’Aosta giravo su di un Multipla con simbolo e mio faccione e in Sardegna partecipai a qualche comizio memorabile con grandi bevute e mangiate finali.

Ben diversa fu la seconda campagna elettorale del 1999, questa volta usando l’apparentamento con i Democratici di Romano Prodi, felicissimo della mia candidatura sempre nell’Union Valdôtaine e alleati vari. Soliti giri nella gigantesca circoscrizione elettorale. Pur nell’impossibilità di raggiungere le famose 50mila preferenze, ne collezionai 28mila piazzandomi terzo fra i candidati della lista madre. Se Antonio Di Pietro avesse scelto la circoscrizione Sud sarei entrato subito, ma non lo fece. Un anno dopo, l’altro degli eletti, Massimo Cacciari lasciò il seggio e così subentrai. Ero al mare, quando Massimo, con la sua inconfondibile cadenza veneziana, mi chiamò al telefono e mi disse: “Io lascio, ti cedo il posto. Va bene?!”. Respirai forte e lo ringraziai. All’epoca ero Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel D’Alema bis e con qualche chances di fare il Ministro delle Regioni nel nuovo Governo Amato, ma non potevo che scegliere il Parlamento europeo.

Esperienza entusiasmante con l’occasione in più di diventare Presidente della Commissione Trasporti, Politiche regionali e Turismo e discoprire da vicino il mondo comunitario, che poi ho continuato a vivere al Comitato delle Regioni. Dimissionai pochi mesi prima delle elezioni europee del 2004 per correre per le Regionali in Valle d’Aosta ed ebbi un grande risultato personale (7313 preferenze!), che avrebbe dovuto consentirmi di diventare Presidente della Valle, ma venni boicottato da due esponenti di spicco. Lo divenni due anni dopo.

Ma questa è un’altra storia e le esperienze, buone o cattive che siano, servono sempre assieme alle speranze…europeiste.