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02 ago 2024

L’orso della discordia

di Luciano Caveri

Ci sono commenti destinati al peggio con un profluvio di interventi di critica e persino di minacce vere e proprie. Esperienza personalmente già vissuta in passato, per cui sono recidivo.

Se si parla dell’orso trentino, ucciso perché pericoloso, puoi star certo di finire sulla graticola del variegato mondo degli animalisti, che sono una vera e propria congrega che fa sistema attraverso un’ideologia che rigetta per i più estremisti persino la presenza umana nella Natura. E purtroppo c’è anche chi, in buona fede e per ignoranza, pensa che gli orsi siano come Yoghi e Bubu, i personaggi dei cartoni animati di Hanna e Barbera della mia infanzia, la cui massima colpa era rubare i cestini della merenda. Corro il rischio, sapendo che esiste ormai un baratro fra chi vive sulle Alpi e si preoccupa dei grandi carnivori, come orso e lupo, che si stanno riproducendo a dismisura e il cui unico limite è quello che a regolarne il numero e l’espansione con abbattimenti selettivi e chi, vivendo altrove, specie nelle grandi città, filosofeggia sulla cattiveria umana e ricorre ai giudici amministrativi che conosco il tema attraverso le carte bollate, prescindendo dalla realtà.

In Francia, in Svizzera e in Slovenia - e non cito i Paesi scandinavi - si fanno i conti con la diffusione eccessiva di questi animali che fanno strage di specie selvatiche e domestiche e hanno capito che certe costose misure di prevenzione come cani, reti ed altri accorgimenti mitigano appena e non risolvono il contenimento di specie che, senza l’intervento umano per porre limiti e non per chissà quale strage, renderanno difficile la vita a chi abita e frequenta certe zone. Ci sono boschi e valloni che rischiano di diventare off limits e privi di attività tradizionali come l’allevamento del bestiame, ma le irruzioni nei centri abitati preoccupano parimenti e non sono più eccezioni e aumenteranno di numero.

Per questo pubblico quanto scritto con brevità tacitiana da Camillo Langone sul Foglio. Lo leggo spesso e non sempre condivido le sue opinioni, ma questa volta centra il problema: “Si noti come l’orso feroce piaccia a tutti, senza distinzioni. A intellettuali di destra quali Vittorio Feltri: “Il presidente della Provincia autonoma di Trento ha agito da furbo e da vigliacco. Ha firmato un altro decreto di abbattimento”. E l’anno scorso il grande giornalista aveva detto di peggio, aveva proposto di abbattere i cacciatori... A intellettuali di sinistra quali Luca Sommi: “L’orso vive nel bosco. Se l’uomo si inoltra nel bosco...”. Peccato che gli orsi stiano uscendo dal bosco e ormai entrino nei centri abitati: come caspita ci convivi con l’orso compaesano? Non le hai viste le zanne e le unghie? Insomma l’uomo non sembra avere più amici, da nessuna parte, in nessun schieramento. L’indistinzione destra/sinistra avanza insieme all’indistinzione uomo/animale: dimenticato Dio, perduta la creazione a immagine e somiglianza, i figli di Adamo non riescono più a giustificare la loro sacralità. Mentre cedono i fondamenti dell’umano ed è un collasso trasversale”.

Il suo è il punto di vista di un cattolico tradizionalista, ma la mia visione laica del mondo e della politica è del tutto parallelo e fa leva sul buonsenso che obbliga a vedere la questione con freddezza e senza emotività da tifoseria. Come negare, ad esempio, la presenza di orsi e lupi “confidenti”, che si abituano alla presenza degli esseri umani, facendo aumentare le situazioni di rischio per le persone. Benissimo l’educazione alla convivenza e la diffusione di regole presso la popolazione, ma vanno fissati limiti numerici ed è necessario occuparsi degli animali pericolosi o di coloro che fanno razzia degli animali di allevamento, rendendo impossibile la vita a chi con le mandrie di campa e coltiva territori di alta quota.

Nessuno ha piacere che si abbatta un animale, ma esiste una questione seria: qualunque ecosistema, quando si hanno specie in cima alla catena alimentare che non hanno altri competitori, ha bisogno oggi della gestione da parte dell’uomo. Pensare il contrario esacerberà solo la situazione.