Ad approfondire il ruolo presente e futuro dell’Intelligenza Artificiale emerge, fra le altre cose, con chiarezza - e ci sono già esempi concreti su cui riflettere - la straordinaria capacità manipolatoria di certe tecnologie, amplificando quanto già sinora possibile.
Mi riferisco alle famose fake news che già ammorbano la realtà da tempo immemorabile, quando ancora l’espressione anglofona non esisteva e in italiano si diceva in gergo assai immaginifico ”bufale” o più semplicemente “notizie false”. En passant ricordo che bufala deriva dall'espressione "menare per il naso come una bufala", ovvero portare a spasso l'interlocutore trascinandolo come si fa con i buoi e i bufali tirando l'anello attaccato al naso.
La novità sta proprio nella tecnologia che consente di crea straordinari falsi con filmati e fotografie, audio fasulli con voce originale e altre diavolerie del genere, sempre meno facili da sbugiardare. Ci sono ormai vere e proprie fabbriche di menzogne e specialisti del genere agevolati dai progressi usati in modo distorto.
Spunta così la solita diatriba tra chi dice che si deve essere tolleranti. Sono gli stessi che sbandierano la libertà d’opinione, scomodando i valori costituzionali, e un motto ne sostanzia la posizione.
Mi riferisco a quel “vivi e lascia vivere”, che viene normalmente ascritto a famoso filosofo tedesco Arthur Schopenauer, che in effetti scrisse questa frase all'interno del suo libro “Aforismi sulla saggezza del vivere”.
Leggendo un giornale del Québec leggo una considerazione sulla frase di Marc Boucher, che offre una diversa versione delle origini: “L’expression aurait été mentionnée en 1622 par Gérard de Maylnes dans un livre sur le droit commercial en ces mots, en hollandais : « leuen ende laeten leuven », soit vivre et laisser vivre les autres.
Plus récemment, on a donné au proverbe la signification qu’il faut laisser les autres se comporter comme ils l’entendent et ne pas les critiquer parce qu’ils se comportent différemment de nous.
À une époque où la démocratie était balbutiante et où elle se cherchait probablement des mots d’ordre, ce proverbe, sorte de formule magique humaniste, pesait alors par sa charge morale et sa pertinence en contexte de proximité sociale. De plus,
M. de Maylnes pensait en termes commerciaux, à un moment où déjà on ne voulait pas qu’on nous mette des bâtons dans les roues, métaphore qui faisait alors référence aux roues des charrettes”.
Arguta considerazione, che fa volare più in basso quanto invece diventa un motto filosofico e dunque di rango più alto. Allora, a sostegno delle regole sopravviene un altro modo di dire: “La mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”. La frase efficace e di Martin Luther King, ma ha predecessori di rango.
Ricordo Immanuel Kant, che spesso si occupò della libertà: “Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo, in guisa che la sua libertà possa coesistere con la libertà di ogni altro secondo una possibile legge universale (cioè non leda questo diritto degli altri)”.
O mi riferisco anche alla celebre Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, elaborato nel corso della Rivoluzione francese, con un principio scritto che poi in quel tempo finì davvero male: “La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri”.
Per queste ragioni bisogna evitare che l’irrompere dell’Intelligenza Artificiale con i suoi straordinari usi in positivo diventi strumento negativo, com’è avvenuto per altre scoperte umane, che hanno avuto sempre, sin dalla notte dei tempi, un rovescio della medaglia rispetto ai vantaggi apportati.
Vale perciò quanto scritto dal grande Montesquieu a cavallo fra Seicento e Settecento: “Libertà è il diritto di fare ciò che le leggi permettono. Se un cittadino avesse il diritto di fare ciò che è proibito, non sarebbe libertà, perché chiunque altro vorrebbe avere lo stesso diritto”.
Pensiero sempre valido.