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05 nov 2024

La sfida americana

di Luciano Caveri

Chi considera gli Stati Uniti, ancora prima della Francia, la culla della democrazia occidentale purtroppo vacilla. Il presidenzialismo americano, per fortuna compensato da un ancora forte federalismo e equilibrio di poteri, sfocia oggi nella sfida Trump-Harris che impressiona non tanto per le incertezze, quanto per il livello di scontro e certo vuoto culturale.

Da una parte un Trump fuori di testa e fuori controllo con manie di grandezza e uno squilibrio che impressiona, mentre la Harris - che io voterei perché non c’è nulla di altro - che da Vice alla Casa Bianca era risultata insignificante e oggi brilla per la cupezza del suo avversario.

Chi crede nel mondo Occidentale e - aggiungerei per quel che mi riguarda - ritiene l’atlantismo una garanzia per la democrazia senza sudditanza alcuna, ma nel nome del buonsenso, guarda all’America, che ha impregnato generazioni come la mia, con apprensione e speranza che non vada tutto a rotoli. Contavo certo i mio background, la vicinanza con certa cultura degli USA anche grazie agli studi universitari. So bene che, per contro esiste, un antiamericanismo stupido e superficiale che emerge in tante occasioni, specie fra gli estremisti.

Ho trovato un articolo interessante su Marie Claire di Enrica Brocardo che dimostra come le cose ovviamente cambino e questo vale per quelli più giovani di me e soprattutto per i giovanissimi:”C’era una volta Friends, con quel gruppo di ex adolescenti che condivideva frigorifero, divano, amori e piccoli drammi in un palazzo nel West Village. E i protagonisti di Beverly Hills, 90210, adolescenti ricchi, belli con un futuro splendente davanti. Lo stesso che gli studenti di Fame - Saranno famosi, prima o poi avrebbero raggiunto perché se davvero lo vuoi ce la fai. E prima ancora c'era Happy Days, la serie che forse più di tutte celebrava il sogno americano. Per gli stessi ragazzi statunitensi che negli anni 70, nel pieno della guerra in Vietnam, guardavano con nostalgia all'innocenza di ragazzi come Richie Cunningham che attraversavano il boom economico degli anni 50 e 60 con un giubbotto da baseball addosso. E anche per la generazione X in Italia e in Europa che desiderava almeno un pezzetto dell'American Way of Life. Quest'immagine è stata sporcata negli ultimi anni dal trumpismo e dall'uso politicizzato delle mascherine durante una pandemia che ha messo anche in evidenza i pericoli della mancanza di un'assistenza sanitaria pubblica. E, ancora, dalle stragi, dai fucili appesi in dispensa e pronti a essere imbracciati per dare l'assalto al Campidoglio. In pochi decenni è cambiato tutto. Tanto che per gli adolescenti di oggi guardare quelle serie tv ha lo stesso effetto di vedere l'immagine di una stella morta tanto tempo fa a migliaia di anni luce dalla Terra”.

Viene nell’articolo citato uno studio: “Webboh-Lab, nella sua ricerca sul "sogno americano" presentata a fine ottobre fotografa una generazione tra i 14 e i 17 anni molto più disillusa. «Gli Stati Uniti esercitano ancora un certo fascino, vengono visti come un luogo di opportunità e di innovazione, ma la visione degli adolescenti è più critica e consapevole», dice Furio Camillo, docente di Business Statistics all'Università di Bologna e responsabile scientifico di Webboh-Lab. «Apprezzano la meritocrazia del sistema americano ma manifestano preoccupazioni su temi come la difesa dell'ambiente, la sicurezza, i diritti». Una parte della ricerca riguarda nello specifico la loro percezione delle elezioni americane che seguono tramite TikTok, Instagram, Twitch e i podcast. Ed è interessante il fatto che molti di loro hanno dichiarato di aver appreso della corsa per le presidenziali dopo la candidatura di Kamala Harris al posto di Joe Biden, «percepito come "il vecchietto che barcolla", mentre Trump viene giudicato in modo negativo perché troppo arrogante»”.

Il mondo cambia e la superficialità dilaga e resta, nelle prossime ore, la curiosità e l’interesse per vedere quale strada sceglierà l’elettorato americano.