Torno sulla visita al Santo Padre in Vaticano in occasione delle diverse celebrazioni dedicate a San Bernardo . Pubblico qui il suo intervento nella sua interezza. Prima vorrei aggiungere tre cose.
La prima è l’evidente sforzo fisico di Papa Francesco, che mostra un’evidente fragilità nel camminare e un certo affanno nell’eloquio. Ma, anche aggiungendo a braccio qualche passaggio, mostra una evidente lucidità.
Secondo. Come si vede nella foto ufficiale, che pubblicherò su X, ho fatto sorridere il Pontefice, quando l’ho omaggiato con una stretta di mano e un evidente inchino di cortesia e devozione, perché mi sono limitato a dire: “Santità, sono padre di tre figli e non ho un cane”. E lui ha sorriso con me, comprendendo che mi rifacevo alle sue preoccupazioni per la crisi demografica in Occidente, dove spesso ormai si preferiscono gli animali di compagnia ai bambini!
Terza considerazione: nel parlare di San Bernardo di Aosta si può considerare ormai sepolto Bernardo di Mentone, la cittadina savoiarda con un bel castello e omonimi nobili che non hanno alcun legame di parentela con il Santo, che venne inventata di sana pianta. Nel 1923, quando Pio XI ricordò - come leggerete più avanti - la figura del Santo sulla nascita ci fu ancora qualche ambiguità, ormai fugata.
Ecco il discorso del Pontefice: “Sono contento di incontrarvi al termine dell’Anno giubilare dedicato al centenario della proclamazione di San Bernardo d’Aosta Patrono degli alpinisti, dei viaggiatori e degli abitanti delle Alpi (cfr Pio XI, Lett. Quod Sancti, 20 agosto 1923), come pure al nono centenario dalla Canonizzazione e al primo millennio dalla sua nascita. Fulcro dei vari momenti che hanno accompagnato questo tempo celebrativo è stata dunque la figura di questo Santo alpino, su cui anche noi ci fermiamo un momento a riflettere. Potremmo riassumere alcuni tratti fondamentali della sua opera facendo riferimento a tre ambiti di azione cui la Provvidenza lo ha chiamato, molto attuali anche ai nostri giorni, cioè l’annuncio, l’accoglienza e la promozione della pace.
Prima di tutto l’annuncio. Bernardo, Arcidiacono della Diocesi di Aosta, era un predicatore capace di toccare anche i cuori più induriti, aprendoli al dono della fede e alla conversione. Era in grado di fare dell’annuncio «un’intensa e felice esperienza dello Spirito» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 135) e a tale missione si è dedicato con zelo fino alla morte, avvenuta nel 1081 a Novara, dove si trovava appunto a predicare.
Secondo: l’accoglienza. L’avventura caritativa che lo avrebbe reso famoso è però legata a un’altra missione affidatagli dall’obbedienza: quella di prendersi cura dei pellegrini e dei viandanti che traversavano i passi alpini vicini al Monte Bianco – valichi che ancora oggi portano il suo nome – per venire in Italia dalla Francia e dalla Svizzera e viceversa, in un cammino di viaggi internazionali. Il viaggio era impervio e comportava il rischio di perdersi, di essere assaliti e di morire tra i ghiacci. Per prendersi cura di queste persone, Bernardo fondò i due noti Ospizi, raccogliendo attorno a sé la vostra comunità di Canonici, che ancora oggi si dedica a tale servizio, fedele al motto: Hic Christus adoratur et pascitur, “Qui Cristo è adorato e nutrito”. È un programma di carità integrale, materiale e spirituale, che ha al centro l’Eucaristia, e che dalla preghiera sfocia nell’accoglienza di chiunque bussi alla porta. Un vero modello anche per i nostri giorni: accogliere e prendersi cura di chiunque chieda aiuto, nel corpo e nello spirito, senza distinzioni e senza chiusure.
Annuncio, accoglienza e, terzo punto, operatore di pace. Bernardo operatore di pace. L’episodio emblematico, in proposito, è il suo viaggio a Pavia, già malato, per cercare di convincere l’Imperatore Enrico IV a desistere dal proposito di far guerra a Papa Gregorio VII. Fu un viaggio che gli costò la vita. Sarebbe infatti morto poco tempo dopo il ritorno. Come sappiamo, il suo tentativo non ebbe successo. Ciò però lo rende ancora più nobile ai nostri occhi, perché ce lo mostra impegnato in un’impresa delicata e incerta, al di là di qualsiasi garanzia di riuscita. Promuovere la pace, senza scoraggiarsi, neanche di fronte agli insuccessi. E quanto c’è bisogno anche adesso di questo coraggio!
Carissimi, visto che alcuni di voi sono guide alpine e maestri di sci, vorrei concludere ricordando il vostro Santo Patrono attraverso due simboli della montagna: la piccozza e la cordata. La piccozza di San Bernardo è stata la Parola di Dio, con cui ha saputo scalfire anche gli animi più freddi e induriti; la sua cordata è stata la comunità, con cui ha camminato – e aiutato altri a camminare – anche lungo i sentieri rischiosi, per giungere alla meta. Auguro a tutti di percorrere cammini belli come il suo, tra le alte montagne, ma soprattutto cammini dentro il cuore. Abbiamo il coraggio di camminare dentro il cuore per sapere cosa sente il cuore, cosa dice il cuore? Benedico voi e il popolo valdostano, e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie”.
Aggiungo che le guide valdostane - per un felice caso - hanno proprio regalato a Papa Francesco una piccozza di Grivel!