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16 nov 2024

Le ambizioni di Musk

di Luciano Caveri

Elon Musk è una specie di inventore, come dimostrano le molte piste imprenditoriali spesso frutto di vere e proprie intuizioni che lo hanno reso Creso, ma nel contempo - e adopero eufemismi - resta bizzarro e indisponente.

Lo leggo quando scrive su X, già Twitter, da lui acquistato e deprezzato e certe cose che scrive e l’uso spregiudicato da padrone del vapore di questo Social dimostrano problemi seri. Ormai si nota una sorta di onnipotenza e lo si è visto sul palco dei comizi con Trump, cui ora sta attaccato e lo influenza nelle scelte. Certo non c’era bisogno di aggiungere elementi di spinta reciproca all’egocentrismo dei due.

Mi ha sempre divertito - scusate l’inciso - che Trump abbia lo stesso nome di battesimo di Paperino in inglese e certo non ha la stessa simpatia…

A leggere certe storie su Musk e la sua ascesa si resta esterrefatti, pensando proprio all’evidenza di questo ruolo ormai acclarato consigliere e ispiratore del Presidente Trump anche nell’idea di avere chissà quale ruolo futuro. Formano una coppia che ce ne farà vedere di tutti i colori. In più Musk è pure nel Governo americano per ricostruire l’amministrazione federale e sono curioso di vedere come agirà anche in presenza di incredibili conflitti di interesse con i suoi plurimi business.

Ha già teorizzato, nelle ambizioni spaziali, che i veri ricchi avranno una seconda chance su Marte che il magnate vuole popolare, mentre i poveri languiranno su di una Terra in disfacimento.

Intanto Musk, amicone della Meloni con cui flirta in pubblico, interviene - e lo aveva già fatto - sulla politica italiana e per fortuna ai silenzi dell’inquilina di Palazzo Chigi si è contrapposto e elevato il ruolo e la voce del Presidente Sergio Mattarella. Con chiarezza il Capo dello Stato ha detto a Musk di farsi i fatti suoi, mentre Meloni - che usa il nazionalismo come bandiera - pare si sia limitato a dire al suo amico americano di stare bravo e nulla più.

Ma c’è dell’altro, oltre alla necessaria ovazione per Mattarella che aggiusta ogni volta le cose con garbo istituzionale.

Lo ha sintetizzato in modo magistrale proprio ieri Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera: “Un diverbio a distanza tra Sergio Mattarella ed Elon Musk è come far sedere l’uno di fronte all’altro Norberto Bobbio e Topo Gigio. Non sono soltanto persone diverse per generazione, cultura, linguaggio. Uno non è mai apparso in pubblico senza giacca e cravatta, l’altro si veste come uno svalvolato. Il presidente viene dalla civiltà giuridica mediterranea, il miliardario da Marte. Eppure va preso sul serio, per molti motivi. È l’uomo più ricco del mondo, e come zio Paperone si è chiesto che gusto ci sia a possedere undici ettari cubici di fantastiliardi e non farci un po’ di chiasso attorno. Ha un ruolo politico crescente, anche se non è difficile prevedere che con Trump finirà per litigare, perché il presidente degli Stati Uniti può farlo una persona sola alla volta. Musk è il vero nuovo capo della destra globale. E intende dichiaratamente spendere il suo immenso patrimonio per cambiare il mondo e l’uomo stesso, inseguendo il sogno dei cyborg e dell’immortalità, ovviamente per sé e per i propri figli, cui dà il nome di algoritmi. Fossi un leader della destra italiana, non sarei così sicuro di aver fatto un grande affare a legarmi tanto strettamente a un tipo così. Tanto più che Trump, legittimato certo da un fortissimo consenso popolare, sta mettendo su un governo di mattocchi — quella che spara al proprio cane, quello che vuole licenziare i generali, più il figlio che annuncia lo sfratto a Zelensky, si presume a favore di una marionetta di Putin —, da cui ci si può aspettare di tutto”

Lo stesso Mattarella a cinque mesi dalle elezioni americane disse questo: ”Nessuno, vorrei presumere, ipotizza di conformare i propri orientamenti a seconda di quanto decidono elettori di altri Paesi e non in base a quel che risponde al rispetto del nostro interesse nazionale e dei princìpi della nostra Costituzione. Questo vale sia per l’Italia sia per l’Unione europea”.

Parole profetiche e i trumpiani italiani - ne abbiamo qualcuno anche in Valle d’Aosta - capiranno l’’antifona quando certe scelte americane, come l’imposizione di dazi, faranno male e questo varrà anche per alcuni settori della nostra economia. Due semplici esempi: la siderurgia e il settore vitivinicolo.