Vittorio Sgarbi è ricoverato in Ospedale. In un’intervista aveva spiegato il male che lo affligge: “La mia attuale malinconia o depressione è una condizione morale e fisica che non posso evitare. Come abbiamo il corpo così ci sono anche le ombre della mente, dei pensieri, fantasmi che sono con noi e che non posso allontanare”.
Conosco Vittorio per le frequentazioni parlamentari e con me è sempre stato gentile, pur sapendo del suo carattere bizzarro.
Non che non abbia fatto danni. Ricordo una conferenza sull’arte ad Aosta tanti anni fa, cui partecipò con le amiche la mia ex moglie. Nell’esordio della serata dal palco mi evocò come suo collega deputato, dicendo più o meno che a Roma facevo strage di donne, creando qualche ovvio problema. Gli chiesi conto della dannosa stupidaggine e lui, come se nulla fosse, mi rispose che lo aveva fatto per rompere il ghiaccio, essendo io l’unico valdostano che conosceva. Cosa avrei dovuto dirgli, se non sorridere?
Lui ha in fondo tre visi.
Un primo volto riguarda il suo vero mestiere: quello di critico d’arte e storico dell’arte, la cui competenza è indubbia, così come la straordinaria dialettica e la capacità descrittiva. Anche se emerge qualche vicenda in cui ha mischiato queste sue competenze con certe attività più propriamente commerciali.
Il secondo volto è quello dell’uomo di spettacolo, emerso agli albori del “Maurizio Costanzo show”, quando si dimostrò con la sua verve, spesso aggressiva e talvolta volgare, diventando per sempre un “personaggio”. Iconica la sua espressione-insulto “capra”.
Il terzo volto è quello del politico onnivoro di candidature nelle competizioni elettorali con nomine da comunelli al Parlamento attraverso incarichi in organismi vari in una logica incredibile di accumulazione.
A fermarlo ora sono le malattie che sono diventate un misto fra i diversi volti.
Ha scritto Luigi Manconi, di diverso schieramento politico ma con affetto: “Il critico d’arte ha sempre negato, con le parole e con i gesti, la distinzione tra vita privata e vita pubblica, volendo fare della prima una «opera dell’ingegno» da mettere in mostra al di là dei confini tradizionali imposti dalla morale come dall’estetica. Così, Sgarbi ha reso note le immagini del suo stato dopo un intervento chirurgico al cuore e ha rivelato il suo tumore alla prostata”.
Manconi mostra la sua gran penna ancora più avanti: “Quella irruenza spesso tentata dall’alterigia; quel linguaggio a volte felice e talvolta intimidatorio; quella spregiudicatezza che sempre può precipitare in superficialità; quella aggressività che sembra celare un doloroso bisogno d’affetto («io ho fatto dichiarazioni d’odio nascondendo l’amore»); e la sua perenne erraticità politica che lo ha reso, di volta in volta, più berlusconiano di Silvio Berlusconi, più pannelliano di Marco Pannella, più meloniano di Giorgia Meloni. E, tuttavia, sempre pronto a «tradirli», quei leader, perché il suo riferimento essenziale rimaneva e rimane, comunque, quel nucleo di Berlusconi, Pannella e Meloni che ritrova in sé stesso. Ovvero, la sgarbità”.
Mi auguro che Vittorio si riprenda e la sua attuale fragilità scompaia, per quanto suoni proprio per la sua incontinenza vitale un ammonimento per tutti, sapendo come la vita sia sempre a due facce e alla cresta dell’onda contrapponga il dolore della malattia, in questo caso una depressione debilitante.
Ma vorrei chiudere con un sorriso. Quando il Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi venne in Valle d’Aosta in visita ufficiale Vittorio mi disse - ero Presidente della Regione - che ci teneva ad accompagnarlo alla mostra "Il ritratto interiore", da lui curata e che era nel programma presidenziale.
Sgarbi fu, nelle belle sale del "Museo archeologico regionale" di piazza Roncas, un cicerone perfetto con la sua immaginifica affabulazione. Piccolo particolare, Vittorio era accompagnato da una vistosa ragazzona assai siliconata e con un vestitino che non lasciava nulla all'immaginazione.
La signora Franca, estroversa moglie del Capo dello Stato, si divertì moltissimo quando osservai - sottovoce - che più che da un chirurgo plastico l'avvenente amica di Sgarbi doveva essere stata da un gommista...
Riferii il siparietto allo stesso Vittorio, che si divertì molto. Intanto: forza, Vittorio!