Tutti a parlare di Trump, me compreso. Ed è una preoccupazione non certo di poco conto, visto che ogni giorno se ne inventa qualcuna.
Gli Stati Uniti sono sempre stati, tra tante tribolazioni, un punto di riferimento per chi crede nei valori occidentali e molte generazioni sono state in qualche modo “americanizzate”. Compresi coloro che hanno sempre avuto uno spiccato antimericanismo, che pure serpeggia nella società italiana.
Non è passato molto tempo da un mio viaggio in America con diverse tappe in grandi e piccole città, che non sto a descrivere in dettaglio. Quel che conta è che ho respirato per parecchi giorni l’aria di questo Paese, dopo passaggi rapidi in passata e alla luce di tante letture, tanti film, tanta televisione. Ne ho ricavato tanti pensieri della serie miseria e nobiltà, ma mai ho messo in dubbio che cosa sia stata la rivoluzione americana e i suoi esiti per la democrazia, pur con una serie di magagne che mai hanno reso tutto rose e fiori.
Oggi Trump, tornato alla Casa Bianca in evidente stato di confusione, preoccupa e indigna. Ne combinerà così tante che non solo ci sarà una ribellione di chi tiepidamente lo ha votato, ma chissà che un giorno il sistema di equilibrio di poteri e il federalismo che è componente delle istituzioni statunitensi non creino il miracolo di un Presidente messo alla porta. Scenario forse fantasioso, ma la Storia è piena di coup de théatreinimmaginabili.
Tuttavia, le mattane trumpiane e il disagio crescente che crea in tutti quelli che ragionano non devono distoglierci da qualcosa di ben più grave, specie per noi europei. Se gli Stati Uniti hanno anticorpi che prima o poi entreranno in funzione, perché Trump non potrà diventare autocrate più di tanto, oggi nello scenario mondiale – e oggi non tratterò della Cina – spicca come una malattia che appare incurabile lo Zar Vladimir Putin.
Anche in questo caso tornano in superficie gli studi fatti e tutto quanto mi è capitato di capire sulla Russia. Direi che ad arricchire le conoscenze è stata la frequentazione di amici e colleghi politici del Paesi di quello che noi chiamiamo genericamente l’Est europeo.
L’allargamento dell’Unione europea, dopo il disfacimento dell’Unione Sovietica, ai Paesi vittime della Cortina di Ferro (definizione che nel 1946 coniò Winston Churchill) è stata una delle tappe importanti del secolo scorso. Ebbene, parlare con chi finì sotto il giogo di Mosca è quanto di più istruttivo delle conseguenze del “socialismo reale” e le sue nefaste conseguenze. La logica del partito unico, il centralismo statalista, leggi liberticide, l’economia pianificata: questo è quanto è stato imposto.
Con Putin siamo punto e a capo e di questo bisogna essere consci e piantarla con elementi giustificatori di una ripresa dell’imperialismo russo con incidenza anche in centri nevralgici del mondo intero. Troppi putinisti in Italia, che immagino siano prezzolati altrimenti le loro posizioni sono davvero incomprensibili, sono diventati dei reggicoda di un crudele dittatore, che fa strage dei dissidenti, chiudendo il suo Paese in una morsa di paura e cercando di allargare il proprio potere con operazioni varie nei Paesi a lui vicini.
L’aggressione dell’Ucraina non ha giustificazione alcuna, così come la violenza crescente che sta mettendo nella guerra con l’evidente scelta di colpire i civili, che viene dettata di certo da Putin, che sta imbambolando dei negoziatori americani senza alcun curriculum diplomatico. Immaginando, come credo, una fase due nell’acquisizione di nuovi territori con i pretesti più banali, persino – come avvenuto in Romania o con il legame evidente con l’ungherese Orban – manovrando le politiche nazionali da dietro le quinte a colpi di rubli e di utilizzo spregiudicato delle piattaforme digitali.
Chi abbia letto, com’è capitato anche a me, delle ricostruzioni della vita di Putin credo che non si stupisca del cinismo ormai sfociato in un’evidente paranoia, che caratterizza i comportamenti dei dittatori, specie quando si avvicina la fine del loro regno. Non foss’altro per questioni d’età.
Quindi giusto e sacrosanto preoccuparsi di Trump, essenziale ricordarsi di chi è Putin.