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05 mag 2025

L’arma di distrazione di massa

di Luciano Caveri

La posta in gioco, negli anni a venire, per la Valle d’Aosta è simile a quella da sempre centrale nel fluire dei secoli e nel susseguirsi dei regimi politici.

In sostanza: in che modo porsi sul piano dei poteri e delle competenze con le entità istituzionali più grandi di noi, che oggi sono rappresentate in modo bicefalo da Roma e Bruxelles.

Per farlo bisogna avere due condizioni indispensabili: uno Statuto speciale adatto ai tempi con meccanismi di tutela reali (un esempio: da anni le norme di attuazione dello Statuto sono ferme); una comunità valdostana che crede e difende i capisaldi di un sistema di autogoverno, che dovrebbe essere sempre più solido.

Su questo, senza ovviamente distrarsi su mille altre questioni, bisogna oggi concentrare gli sforzi e non assecondare chi apre a raffica polemiche varie che risultano distraenti e divisive.

Ci pensavo, ricostruendo per curiosità le origini e il cammino, di un’espressione che mi pare del tutto pertinente: arma di distrazione di massa.

Ci si riferisce con questa locuzione a fenomeni, narrazioni o eventi che possiedono la capacità di deviare l'attenzione pubblica da questioni di primaria importanza. Questo modo di dire evidenzia i meccanismi attraverso i quali l'interesse vero può essere indirizzato verso argomenti secondari o superficiali.

È evidente come questa definizione mi sia stato evocato nei giorni scorsi da una mia visita, commovente e toccante, a Hiroshima, dove esplose il 6 agosto del 1945.

Si tratta della terribile ma veritiera espressione “arma di distruzione di massa”.

Cupa sottolineatura nata in verità qualche tempo prima in vicenda altrettanto tragica. Infatti, fece la sua prima comparsa nel 1937 in riferimento al bombardamento della città basca di Guernica durante la Guerra Civile spagnola. La devastazione causata dai bombardamenti aerei su una popolazione civile inerme rappresentò un punto di svolta nella storia della guerra, introducendo un nuovo livello di distruzione indiscriminata. Ricorderete il quadro Guernica di Pablo Picasso, un’icona della sofferenza e manifesto pacifista in assoluto.

Seguì la bomba, prima a Hiroshima e poi, con altra tecnologia, a Nagasaki.

Così nel diritto internazionale apparve l'espressione centrale nei dibattiti sulla sicurezza mondiale e il disarmo. Già nel 1945, le Nazioni Unite utilizzarono la frase "...di armi atomiche e altre armi utilizzabili per la distruzione di massa" nella risoluzione riguardante la creazione della Commissione per l'Energia Atomica.

Ebbene, sulla quella scia nacque l’altra definizione di cui mi occupo. Sarebbe stata adoperata la prima volta nel 1949 dal commediografo americano Larry Gelbart scrisse per un monologo di Bob Hope la battuta “Television is a weapon of mass distraction” (la televisione è un’arma di distrazione di massa), diventando espressione anglofona diffusa, specie sull’influenza dei media sull’opinione pubblica.

Nella versione italiana viene sdoganata nel 2003 da Sabina Guzzanti che usò "Armi di distrazione di massa" come sottotitolo del suo programma "Raiot" in onda sulla RAI, che segnò un momento chiave per la sua affermazione in Italia.

Da allora si è affermato questo modo di dire, applicato in vario modo.

Penso in politica all’annuncio di riforme di facciata, alla creazione di dibattiti sterili o la diffusione di notizie allarmistiche ma infondate come tentativi di manipolare l'agenda pubblica e impedire una discussione approfondita su questioni sostanziali.

I nuovi strumenti dell'era digitale - con i Social come protagonisti - sono elementi di distrazione e persino di disinformazione che agiscono ormai in profondità.

Questo avviene negli scenari della politica internazionale, compresa la politica europea e naturalmente nella politica italiana.

Non bisogna essere dei geni della lampada per accorgersi come e quanto agisca pure e purtroppo nella piccola Valle d’Aosta e sia elemento distorcente nel dibattito politico.