L’altro giorno, in una sede politica, mi sono beccato – senza alcuna ragione – un brutto insulto per un commento corretto e non insultante, che avevo fatto fuori microfono.
Ho reagito a mia volta con una battuta sarcastica e il mio interlocutore si è imbestialito senza ragione. Roba da ridere per non piangere.
Quanto avvenuto mi ha fatto riflettere e va collegato ad un articolo interessante, tratto da Guardian e pubblicato su Internazionale. Naturalmente non solo per l’episodio citato, ma in generale e anche in termini di autocoscienza e cioè di riflessione e consapevolezza, che pure mi riguarda.
Scrive Hannah Seo: “E’una reazione che conosciamo bene: quando qualcuno smentisce quello che stiamo dicendo o critica il modo in cui carichiamo la lavastoviglie ci arrabbiamo, ci mettiamo sulla difensiva, ci sentiamo attaccati, imbarazzati. Come rispondiamo? Continuiamo a sostenere di avere ragione? O accettiamo le critiche? Ammettere di avere torto può essere molto difficile, ma riconoscere i propri errori, una capacità che gli psicologi chiamano umiltà intellettuale, è una dote essenziale”.
Vengono in mente cose tipo il “so di non sapere” di Socrate. O ancora Kant con la sua modestia epistemica, che sarebbe poi la consapevolezza dei limiti della ragione umana. Figurarsi quella personale!
Da appuntare questa storia dell’umiltà intellettuale, avendo avuto nella vita la fortuna di incontrare persone di grande caratura e questo naturalmente ti spinge ad avere approcci rispettosi e a carpire quanto loro sapevano più di te, come elemento per crescere.
Prosegue la Seo sull’umiltà: “Secondo diverse ricerche, le persone che ce l’hanno pensano in modo più critico e sono meno prevenute e dogmatiche. Tenelle Porter, che insegna psicologia alla Rowan University, negli Stati Uniti, dice: “Sono capaci di percepire i limiti delle loro idee e delle loro conoscenze”. Sono consapevoli che a tutti capita di sbagliare e ammettono le loro lacune. Di contro, gli individui con scarsa umiltà intellettuale tendono a essere troppo sicuri delle loro opinioni e non le cambiano nemmeno davanti a prove che le smentiscono. Le persone intellettualmente umili di solito hanno anche relazioni migliori: secondo la psicoterapeuta statunitense Nedra Glover Tawwab, non riuscire ad accogliere la prospettiva degli altri può compromettere la fiducia reciproca; riconoscere di avere torto, al contrario, offre grandi opportunità per rafforzarla”.
Più avanti l’articolo torna ancora sul punto con un consiglio: “Un buon metodo è cominciare a fare caso a come reagite quando vi contraddicono. È importante rendersi conto se le emozioni e l’ego prendono il sopravvento. Nel tempo questo esercizio vi permetterà di comprendere meglio le vostre reazioni”.
Questa storia della rielaborazione e del porsi in discussione è interessante: “Molte persone sono convinte che significhi essere stupidi, ignoranti o meno meritevoli, ma se vivessimo in un mondo in cui nessuno sbaglia o ha la possibilità di sbagliare “non cambierebbe mai niente”. Associare l’errore alla crescita personale, alla curiosità e ad altri valori positivi può farci sentire meno a disagio all’idea di non avere ragione. Esistono metodi scientifici che ci vengono in aiuto. Uno è abbastanza semplice: ascoltare”.
Il caso di scuola, secondo me, sono i talk show televisivi: è del tutto evidente che ormai si sviluppano dibattiti in cui ognuno afferma sé stesso, senza mai ascoltare le ragioni degli altri. In politica anche questo sta avvenendo con un evidente peggioramento in questa sordità reciproca.
Bello ancora questo passaggio: “Una volta che sarete in grado di riconoscere i vostri errori e ammetterlo a voi stessi senza una reazione esagerata, confessarlo agli altri sarà molto più facile. Certo, potreste avere bisogno di un po’ di tempo. In questo caso potrete tornare da loro qualche giorno dopo. (…) Pian piano riuscirete a essere più consapevoli e a diventare più reattivi, fino a quando sarete capaci di riconoscere gli errori all’istante”.
Mi pare un buon viatico. Ha scritto Bertolt Brecht: “Intelligenza non è non commettere errori, ma scoprire subito il modo di trarne profitto”.