Credo, nel corso della mia vita, di avere girato prima o poi tutte le sagre enogastronomiche della Valle d’Aosta. Bisogna andare in questi posti per diletto e non certo per una postura elettoralistica.
C’è invece chi lo fa con grande impegno convinto di trovar così consenso (Salvini si è beccato l’epiteto ironico di “girasagre”), mentre io ritengo che il lavoro del politico e dell’amministratore lo si debba fare altrove. Di conseguenza capisco poco chi appare sui Social a colpi di porchetta e peperoni per apparire un tipo alla mano, come si dice…pane e salame. Nel mio caso, vado dove mi fa piacere e dove sto bene, senza l’assillo di apparire chissà come.
E’ così per la Festa del lardo di Arnad. Gli Arnayot sono bravi organizzatori e festaioli di gran livello in una manifestazione che è un fiore all’occhiello della Bassa Valle.
Posso dire di aver visto crescere il successo di questo prodotto, il lardo, considerato da alcuni e ingiustamente come “povero”.
Una volta era produzione e a consumo familiare (accompagnavo mio papà veterinario della zona quando andava a bollare la carne, in anni in cui la macellazione a casa era consentita). La chiave di volta ha un nome e un cognome: Rinaldo Bertolin, fondatore della “Maison Bertolin”, di cui ho ammirato la determinazione quando – eravamo compagni di classe – prese in mano la macelleria del paese per la scomparsa improvvisa di suo papà e riuscì a fare del lardo un prodotto a marchio europeo grazie alla sua testardaggine. La difesa dei prodotti tipici resta un tema serio e le Alpi spiccano per la capacità incredibile di varietà di prodotti. L’ho constatato girando tutto l’Arco alpino!
La nostra Valle ha quattro DOP e nessun altro marchio di qualità europeo. Si tratta, com'è noto, di due formaggi ("Fontina" e "Fromadzo") e due derivati dalla carne di maiale ("Jambon de Bosses" e "Lard d’Arnad").
Ciò crea un evidente vantaggio nella tutela e nella valorizzazione in un mondo globalizzato in cui imperversano purtroppo le frodi alimentari e la fontina in particolare imitazioni in tutti i Continenti e non sempre è facile contrastare questo fenomeno.
Ad arricchire l’offerta ci sono i diversi prodotti agroalimentari tradizionali della Valle, che sono tutelati a livello nazionale (qualche esempio del lungo elenco: "boudin", "saouceusse", "motsetta", "reblec", "seras", "beuro colò", miele...) e anche per i nostri vini che hanno avuto un’impressionante crescita di qualità.
Siamo ormai di fronte a temi delicati a beneficio di consumatori che sono disponibili a pagare qualcosa di più per prodotti legati a territorio e a tradizioni, sapendo che le autorità preposte ai controlli diventeranno sempre più occhiute e esigenti. Ma per l'insieme della nostra agricoltura di montagna e delle aziende ad essa diversamente collegate non ci sono alternative alle "nicchie di qualità".
La strada ormai è tracciata e ogni anno tra passato e presente ci sono proposte vecchie e nuove che servono a tenere viva e a rinnovare quel settore enogastronomico di qualità, che è una grande chance per la Valle d'Aosta.
Lo si fa nel solco della tradizione, ma nascono anche prodotti locali nuovi (penso al Bleu d’Aoste o al Gessato di pecora) con tratti di originalità, destinati anch’essi a diventare un giorno…tradizione.