Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
09 set 2025

Passaggi generazionali

di Luciano Caveri

Maledizione, la realtà incombe sempre!

Con la sola eccezione di una vecchia amica e solo per pochi mesi, mi ritrovo ad essere il più vecchio dei candidati dell’Union Valdôtaine in lista per le imminenti elezioni regionali.

Non taccio la circostanza e mi diverte pensare che agli esordi politici a Montecitorio, nel 1987, mi trovai ad essere il deputato maschio più giovane con i miei 28 anni con una sola collega a Montecitorio che aveva un anno in meno.

Poi, quasi d’improvviso, capita il contrario e allora è bene ragionarci.

La fortuna e la fiducia dei cittadini mi hanno consentito diverse esperienze e sono contento di aver avuto questa opportunità. Ho imparato che la politica è un'attività complessa e bisogna approcciarsi ad ogni mandato con umiltà e impegno, qualunque sia il posto dove si esercita l'incarico.

Questa lunga esperienza (interrotta, per mia scelta, con un periodo sabbatico senza incarichi elettivi, fra il 2013 e il 2020) mi porta a dire che, come in tutte le attività della vita, bisogna conciliare rinnovamento e esperienza.

Se in una comunità si inceppa il meccanismo del rapporto intergenerazionale sono guai e ci rimette il sistema tutto intero. Personalmente ho sempre lavorato volentieri con i giovani, ma ho conosciuto vecchi straordinari e dunque classificare le personesolo per età mi va stretto.

Ricordo il mio collega di Parlamento per due Legislature, il Senatore César Dujany, che aveva quando ci candidammo assieme la prima volta assieme (era proprio il 1987) qualche mese in più della mia età odierna. Abbiamo vissuto fianco a fianco per alcuni anni e lo ricordo al limitare della vita, a 99 anni, con quel piglio e soprattutto quella freschezza

intellettuale che mi lasciava stupefatto. Era sempre informato: dalle piccole vicende del Paese ai grandi temi della politica internazionale. Era certo il frutto di una straordinaria caratteristica genetica, ma anche il frutto di una sorta di ginnastica mentale. Era sempre attorniato da libri, da giornali e esercitava l’amabile e arricchente pratica della conversazione.

Invecchiare ha qualche vantaggio. Non sono molti, tanto per dirci la verità. Fra questi spicca l'esperienza. L’esperienza torna come scatola piena di utensili da usare secondo le necessità.

L'esperienza significa anzitutto, nel mio caso, aver girato in lungo ed in largo la mia piccola Regione alpina e dunque quando si associa un problema ad un luogo posso con esattezza situare e ambientarmi. Sempre l'esperienza mi permette di occuparmi di dossier su cui c'ero già stato in passato e dunque so come fare. Ho avuto il privilegio di conoscere tante persone più in gamba di me e da ciascuna ho potuto trare insegnamenti per crescere. Mai si deve pensare di essere in qualche modo arrivati, c’è ancora da migliorare a qualunque età e in qualunque situazione.

Ad un tema da risolvere – che è poi il cuore dell’attività politica -deve corrispondere una possibile soluzione. Una politica di prossimità che ho sempre praticato, anche quando sono stato in Assemblee importanti a Roma e a Bruxelles e teoricamente remote rispetto alla quotidianità. Bisogna farlo non solo con la logica capacità pratica di affrontare i problemi, ma anche portando sulla schiena lo zaino pieno delle proprie idee, convinzioni e valori, che indicano sempre la strada da percorrere.

Considero questa mia posizione attuale un privilegio e mi rende fiero dei miei capelli bianchi. Dirò di più: l'esperienza in sé sarebbe sterile se non pensassi sempre all'utilità che può avere una trasmissione delle competenze. Perché avrei dovuto investire me stesso in tante strade diverse se poi tutto finisse nella soddisfazione di un curriculum vitae e di un cursus honorem personali?