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06 dic 2025

Atreju e le giravolte degli italiani

di Luciano Caveri

Atreju è la Festa dell’Unità di Fratelli d’Italia e il fatto che oggi questo partito politico abbia in Italia in mano importanti leve di potere attira a questa manifestazione frotte di partecipanti.

Lo esprime con la solita arguzia Mattia Feltri nella mia lettura quotidiana, giorni fa, su La Stampa nel suo box di prima pagina: ”Ci sarà l'intero governo, ovviamente. Due terzi dell'opposizione: Elly Schlein e Nicola Fratoianni no, ma Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Matteo Renzi e Carlo Calenda sì. Ci saranno i presidenti di Camera e Senato. Maurizio Landini della Cgil no ma Daniela Fumarola della Cisl e Pierpaolo Bombardieri della Uil sì. Ci saranno, sul palco, settantasette giornalisti di cui ventiquattro direttori. Ci sarà Andrea Malaguti della Stampa, Luciano Fontana del Corriere della Sera, Enrico Mentana della 7, Marco Travaglio del Fatto, naturalmente Bruno Vespa. Ci sarà Matteo Zuppi, presidente dei vescovi italiani. Ci sarà il confronto fra Carlo Nordio e Antonio Di Pietro, avversari per una vita e ora appaiati in sostegno alla separazione delle carriere. Ci sarà Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica, potente corrente di sinistra. Ci sarà l'amarcord con Gianfranco Fini e Francesco Rutelli. Ci saranno sindaci, presidenti di Regione, campioni dello sport come Gigi Buffon e Julio Velasco, gente di spettacolo come Mara Venier, Carlo Conti, Raul Bova. Ricordate l'underdog? Scordatevela. Ecco il nuovo mainstream. Ecco la nuova grande festa nazional popolare e della classe dirigente. Ecco dove bisogna andare per stare al centro del villaggio. L'allarme fascismo è sempre stato farlocco e ora tramonta. Sorge una specie di egemonia culturale”.

Atreju si configura, insomma, come la manifestazione politica italiana alla moda e solo la leader del PD Schlein ha perso in modo pretestuoso l’occasione di un faccia a faccia con Meloni, mostrando una singolare goffaggine per una donna della sua generazione.

La manifestazione è nata nel 1998 come festa di Azione Giovani, l'organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale (AN), dove Meloni mosse i primi passi di una carriera tutta politica.

Il nome Atreju deriva dal protagonista del romanzo "La storia infinita" del tedesco Michael Ende. Secondo gli organizzatori, il nome fu scelto perché Atreju incarna "l'esempio di un giovane impegnato nel confronto quotidiano contro le forze del Nulla, contro un nemico che logora la fantasia della gioventù, ne consuma le energie, la spoglia di valori e ideali".

Le opere di Ende - così ho letto di lui, non avendo mai letto i suoi libri - non sono semplici storie per bambini, ma contengono profonde riflessioni filosofiche e critiche sociali. I suoi libri sarebbero una sorta di atto d'accusa contro l'intellettualismo, la tecnocrazia e il consumismo attraverso un regno della fantasia, della creatività e della bellezza come elementi essenziali per l'esistenza umana.

Michael Ende - a dimostrazione delle strane strade che certe vicende percorrono - era figlio del pittore surrealista Edgar Ende. Le opere del padre furono messe al bando dal regime nazista come "arte degenerata" (decadente), il che lo espose fin da giovane a un forte senso di insofferenza verso i totalitarismi e la limitazione del pensiero.

Già, non a caso dunque l'utilizzo del nome "Atreju" da parte del partito politico meloniano è stato oggetto di critiche da parte degli eredi di Michael Ende e del suo agente letterario. Questi sostengono che lo scrittore, per le sue idee vicine agli ambienti socialisti e "Verdi" (ecologisti) e la sua ferma volontà di non voler fare politica, non avrebbe acconsentito all'uso del nome della sua creatura per fini partitici, ritenendo che i valori del personaggio di Atreiu siano stati strumentalizzati.

Ma, si sa, difficile imbastire cause in casi come questi.

Cosa insegna Atreju? Che gli italiani - non tutti, ovviamente - subiscano il fascino del potere lo si vede dalla esaltazione di leader poi bruciati con rapidità. Pensiamo a Matteo Renzi, Matteo Salvini, Giuseppe Conte, per citare i più recenti. Saliti in cima a una popolarità stellare sono poi stati sgonfiati dagli stessi che li avevano valorizzati a mille.

Esiste dunque un conformismo all’italiana. Atteggiamento denunciato da un autore come Vitaliano Brancati: ”Qui l’idea è che la gente, piuttosto che ragionare per conto proprio, preferisca “seguir la corrente”: seguire ciò che viene considerato “normale”, “giusto”, “di moda” — in altre parole, adeguarsi per comodità, per non rischiare, per non sentirsi “diverso” ”.

Ma nessuno ha raccontato un mondo all’italiana in una frase come Ennio Flaiano: ”Gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori”.

Da scolpire una frase di sindrome Montanelli ”Nulla al mondo è mutevole come un italiano”, che allude a una instabilità identitaria e politica: cambi di idee, di schieramenti, di entusiasmo, che riflettono una difficoltà a mantenere coerenza.

Ora in cima alla classifica c’è Atreju, poi si vedrà alla prossima giravolta.