blog di luciano

La necessaria armonia

Partecipanti alla 'Mangialonga'Tutta l'estate valdostana è stata percorsa da una polemica tutt'altro che nuova concernente il rapporto fra le sagre organizzate dalle "Pro Loco" e il sistema dei ristoranti locali. L'accusa lanciata da questi ultimi è quella di una concorrenza sleale e ora la polemica è destinata a rinfocolarsi con la decisione della Regione di finanziare una parte delle sagre per renderle "ecocompatibili".
Oggi sono stato con amici nelle Langhe per la "Mangialonga" di La Morra, che permette una lunga passeggiata, con tappe dall'aperitivo al dolce, che consente di godere del panorama collinare e delle straordinarie vigne e di gustare - e soprattutto di bere - i prodotti del territorio.
I numerosissimi stranieri, da tempo legati a questa zona del Piemonte, sono la cartina di tornasole del successo del turismo enogastronomico e culturale, che la Valle giustamente valorizza con tante iniziative locali e con il marchio dei "Saveurs du Val d'Aoste", che è stato studiato e applicato con serietà e chi scrive il contrario non sa cosa dice.
Ecco perché, essendoci spazio per tutti ed essendo necessaria l'armonia per dare il meglio, sarebbe bene mettersi attorno ad un tavolo e trovare accordi utili per soddisfare tutti, dando un'occhiata a cosa di buono viene fatto in altri territori, pur sapendo che ogni modello deve da noi fare i conti con le nostre esigenze e originalità.

Il segreto del critico enogastronomico

Edoardo Raspelli in cucinaSono un grande ammiratore di Edoardo Raspelli, che seguo da anni su "La Stampa" e di tanto in tanto in televisione. La sua verve di critico enogastronomico - e anche di recensore di alberghi - mi pareva piantata su radici solide.
Questa sera, nel corso di un "laboratorio del gusto" della "Maison Bertolin" alla "Festa del lardo" di Arnad, ho avuto modo di conoscerlo e di capire da dove deriva quel taglio rapido ed efficace dei suoi articoli.
Raspelli è stato un giovanissimo cronista nei giornali di provincia e poi si è trovato, altrettanto giovane, a lavorare a Milano come cronista di nera negli anni Settanta, seguendo le tragiche vicende del terrorismo.
In parallelo ha cominciato a scrivere di ristoranti, portando quello stile di cronista che ha fatto la sua fortuna e che rende un piacere la lettura dei suoi commenti.
Ormai - mi raccontava - testa circa 150 ristoranti l'anno e lo fa mangiando davvero. Per questo ha dovuto operarsi allo stomaco per contrastare gli eccessi di peso come... rischio professionale.
Conosce bene la Valle, i suo prodotti e buona parte della nostra cucina e dei ristoranti che ha recensito con arguzia per gli articoli e per la sua guida.
Scriverà dei fratelli Vai che ha visitato nel loro locale di Saint-Marcel, ritrovando uno chef, Paolo Vai, di cui ha seguito gli spostamenti fin dai tempi dello straordinario "Cavallo Bianco".
Ricordo ancora quando festeggiai lì la mia assunzione in "Rai" nel 1980 e i miei amici carogne ordinarono vini mirabolanti e - Franco Vai me lo ricordava ancora di recente - quando mi presentarono il conto da capogiro io sbiancai e rimasi senza fiato ma con grande aplomb compilai un assegno.

La mia PEC vuota

Il ministro Renato Brunetta alla presentazione della 'Pec'Come tutti gli iscritti ad un Ordine professionale, mi è stato imposto di avere una "Pec - Posta elettronica certificata". Un'iniziativa fra le tante del sulfureo Ministro Renato Brunetta che mirava a rendere certo e sicuro un canale di posta elettronica con la Pubblica amministrazione. Questa "Pec", stremato dai solleciti e ligio ai miei doveri come un soldatino, alla fine l'ho fatta, pur sfuggendomi la sanzione che avrebbe potuto colpirmi.
Così oggi, accanto ai tre indirizzi di posta elettronica che uso normalmente, ce n'è un quarto che - questo è il bello, dopo tanti affanni - è vuoto, sempre vuoto, nella sua totale inutilità.
Nessuno mi scrive, neppure uno spam da "superviagra" o da vedova africana che vuole condividere con me un miliardo di euro.
Neppure un «ciao, come stai?» di Brunetta, che mi ripagasse dell'impegno...

Una politica europea per i rom

Alcune ragazze romDire "rom" (definizione giusta rispetto a "zingari") vuol dire tutto e niente: ci si riferisce infatti ad un popolo che ha al proprio interno situazioni diversissime fra mantenimento della logica nomade e invece una forte scelta stanziale e condizioni di vita ulteriormente differenti nei singoli Stati europei.
L'Italia, come dimostrato dal rogo delle scorse ore in un campo nomadi a Roma, oscilla fra situazione agghiaccianti e rari esempi di efficienza.
Certo, il problema è europeo e non a caso se n'è occupato il Parlamento europeo ed il Consiglio d'Europa (dove, lo dico per inciso, sono stato di recente rinominato) segue da anni quella che può essere considerata la più grande minoranza etnica nel Vecchio Continente, che in Valle d'Aosta ha avuto per altro presenze sporadiche, spesso legate ad accampamenti nell'ambito di spostamenti di lungo raggio.
La Francia, su indicazione del Presidente Nicolas Sarkozy, specie dopo i fatti di Grenoble, ha deciso lo spostamento in massa di centinaia di "rom" irregolari con la complicazione che le misure, che sono su base volontaria, riguardano un Paese comunitario qual è la Romania, i cui cittadini sono dunque a pieno titolo cittadini europei e quindi maggiormente liberi nella mobilità all'interno delle frontiere comunitarie.
Il discusso "pugno di ferro" francese, che segue - tanto per dirci la verità - un comune sentire di larga parte della popolazione, obbligherà la Commissione europea a decisioni serie rispetto ad un certo balbettamento sul tema.
Personalmente credo che sia necessaria una chiarezza di partenza: chi è in regola e si comporta correttamente, nel rispetto naturalmente dei propri usi e costumi senza fare del relativismo culturale un idolo intoccabile che consenta di fare delle cose contra legem, ha gli stessi identici diritti di un qualunque altro cittadino, ma chi sgarra non può giocare poi a fare il perseguitato politico.

Contro la retorica

Un'abitazione nel sud ItaliaSono stato in vacanza nel Sud e ho osservato con dispiacere la situazione. Contro ogni retorica, i 150 anni dell'unità d'Italia sarebbero l'occasione propizia per capire il perché di un fallimento della coesione italiana: una sorta di voragine che rischia di inghiottire il Sud, pensando oltretutto ad un'Europa che non sembra più disponibile a mettere soldi e con un clima d'incomprensione tutto italiano di cui è bene stare all'ascolto.
Ci sono fatti che irritano e li dico a casaccio: autostrade gratis, assenza di parchimetri in Comuni in dissesto, rari utilizzatori del casco in moto, un disamore per territori e panorami unici. Poi chiacchieri con i locali avveduti ed emerge il grosso dell'iceberg, fatto di una criminalità organizzata ben presente in piccolo e in grande, di evasione fiscale diffusa, di piccole "dimenticanze" dal bollo auto al canone della televisione, di fondi comunitari non spesi o buttati in strutture inutili, di abusivismo edilizio come se fosse la normalità.
I più severi nei giudizi sono i "nordici" originari del Mezzogiorno e questo è bene rimarcarlo per evitare la logica da strapaese fra terroni e polentoni. Sono loro anzitutto che non fanno sconti sulla mancanza di legalità e di senso dello Stato come sentimenti diffusi.
Certo fa impressione che la "questione meridionale" figuri ancora fra i cinque punti prioritari su cui Silvio Berlusconi chiederà a settembre la fiducia per il suo Governo.
Sarebbe bene parlarne senza tabù a beneficio degli onesti e dei capaci che vivono nel Sud e di un'unità che sia fatta di condivisione e non di appello agli affetti.

La politique de proximité

Pecore sardeBenedetta Francia, terra di centralismo esacerbato e tuttavia da sempre rispettosa della varietà dei territori. Non c'è il regionalismo ma la "politique de proximité" è un obbligo, mentre da noi - dove si predica il federalismo - la prossimità è l'intervistina in televisione e non una presenza vera che Oltralpe passa attraverso collegi elettorali e non sistemi di voto in cui i partiti possono far eleggere dei fessi in Parlamento.
Ecco perché, mentre i pastori di pecore delle montagne sarde che protestano non fanno un baffo a nessuno, in Francia la notizia è questa: "Le président de la République, Nicolas Sarkozy, se rendra vendredi à Noyers-sur-Jabron, près de Sisteron (Alpes-de-Haute-Provence), pour un déplacement sur le thème du développement de l'élevage de montagne et de la filière ovine. Monsieur Sarkozy est attendu à 11 h dans l'exploitation d'Arlette Martin. Il présidera ensuite, à partir de 11 h 40, une table ronde sur le développement de l'élevage de montagne et de la filière ovine avec des représentants du monde agricole des Alpes-de-Haute-Provence.
La Fédération régionale ovine du Sud-Est (Frose) annonce d'ores et déjà qu'elle entend alerter le président de la République sur les problèmes que pose le loup au pastoralisme"
.
Saranno trasferte demagogiche ma da noi in Italia mai capiterebbe una cosa del genere: la montagna e i suoi problemi sono in picchiata nell'agenda delle priorità e in fondo il latte ovino pagato una miseria ha destato interesse per poche ore solo perché i manifestanti hanno bloccato in Sardegna gli aeroporti dei vacanzieri marini!

Che la trasparenza non sia opaca

La conferenza stampa dei vertici della sanità valdostana sull'infezioneLa gestione delle notizie, in una società dell'informazione complessa come la nostra, è un tema sempre più delicato e di difficile utilizzo. Non sempre quel che si crede essere trasparente risulta tale alla fine dei conti e anzi esiste il rischio che tutto diventi opaco.
Così il limite fra gol e autogol è sottile. Ci pensavo leggendo sul Web come è "uscita" l'informazione sui parassiti del pesce crudo che hanno intossicato i partecipanti ad una cena in Valle, cui vanno i miei auguri di pronta guarigione (conosco la chef del ristorante e so che si tratta di persona competente per cui sarà bene "tracciare" il prodotto incriminato).
Una buona intenzione (rassicurare con una conferenza stampa con esperti l'opinione pubblica locale sul fatto che non ci fosse nessun possibilità di contagio) si è trasformata in un tam tam su di un verme nel pesce in Valle d'Aosta in una cena VIP. I contorni più ci si allontanava dalle fonti e più - come capita in Rete - hanno assunto un carattere grottesco e inopportuno per il progressivo degradarsi del buon messaggio iniziale.
E' questo un approccio sempre più difficile in cui ovvie esigenze di informazione si scontrano con i crescenti rischi di manipolazione. E i vermi diventano, nel montare della notizia, grandi come coccodrilli. Un paradosso scherzoso, ma neppure troppo...

Un romanzo originale

Antonio PennacchiFra le letture estive, fatte prevalentemente di saggistica per approfondire argomenti o di romanzi "avventurosi" di vari autori per distrarmi, emerge il curioso caso editoriale di Antonio Pennacchi (conoscevo il fratello Gianni, giornalista morto da poco), vincitore del "Premio Strega" per pochi voti con il suo "Canale Mussolini".
Si tratta di un libro che racconta la storia di una famiglia emigrata in epoca fascista dal Veneto durante l'avventurosa bonifica delle Paludi Pontine: una saga familiare che incrocia la "grande storia", su cui l'autore non disdegna di esprimere le proprie idee, raccontando di questi fratelli Peruzzi che seguono, da fascisti, tutta la parabola del fascismo.
Pennacchi, che dall'estrema destra approdò all'estrema sinistra, racconta in prima persona un intrico di storie che rendono il libro avvincente e minuzioso. Sulla tesi di fondo, nella sostanza un fascismo di sinistra, secondo la bizzarra parabola del Duce, che viene travolto da un indurimento progressivo del regime e dall'abbraccio mortale con il nazismo, non sono d'accordo, perché finisce per essere fuorviante e consolatoria.
Tuttavia è un romanzo e come tale, specie nella capacità di offrire una prospettiva diversa e di scolpire con intelligenza ritratti di varia umanità, merita interesse e garantisce un forte coinvolgimento. Sarebbe ridicolo, come qualcuno ha fatto, dire che il libro, edito "Mondadori" (dunque Berlusconi, polemica "calda" sul solito conflitto d'interessi), serve a dare un tocco "sociale" alla destra attuale.
Oltretutto, ricorrendo ogni tanto a pennellate di attualità, Pennacchi profetizza che come nel dopoguerra nessuno riconobbe di essere stato fascista, dopo Berlusconi nessuno ricorderà di esser stato berlusconiano...

I nuovi arrivi

L'abitante in fase di formazioneLa vita stupisce. Ho già avuto la gioia della paternità e di vedere crescere - e farsi ragazzini - i due neonati che ho visto nascere con emozione, assistendo ai parti come di prammatica per noi papà moderni. Una volta era una rarità e mio papà assistette ai parti dei suoi figli solo perché, come veterinario, era considerato un collega e, visto che gli piaceva scherzare, ricordo che una volta da bambino commentò con una persona che a curare i figli ci pensava lui perché eravamo due... asini.
Ora, tra pochi mesi, avrò di nuovo questa gioia della nascita di un bimbo (maschietto, come si dice) e anche in questo caso, rispetto al passato, possiamo con gli ecografi di nuova generazione spiare l'"abitante", brillante definizione che un'amica ha dato di chi cresce nel ventre materno in attesa di avere un nome.
Ogni volta, di fronte ad una nascita che verrà, ci si domanda se il mondo attuale sia il posto migliore dove accogliere il nascituro. Quando lo si percepisce come il frutto dell'amore, ogni dubbio è sbagliato.
P.S.: saluto l'arrivo di Giulia e saluto con affetto mamma Elena e papà Angelo, che via sms - forza della tecnologia - mi ha annunciato nella notte il lieto evento!

Orfani di Miss Italia

Giorgia ed Elanne, le due ultime valdostane approdate a Miss ItaliaSi legge sull'Ansa: "Tutte le regioni sono presenti, tranne la Valle d'Aosta: per la prima volta, infatti, nessuna ragazza si è iscritta e i titoli in palio sono andati alle piemontesi. E' vero che e' la regione più piccola e quella meno popolata, ma ci sono pur sempre 5.000 ragazze con l'età giusta per presentarsi a Miss Italia e il fenomeno - rilevano gli organizzatori - non si spiega, anche se gli anni scorsi le iscrizioni erano comunque molto basse. «Andremo in Valle d'Aosta a cercarle personalmente perchè vogliamo che anche questa bellissima regione sia presente alle nostre feste», annuncia Patrizia Mirigliani".
Così dice l'organizzazione del concorso di "Miss Italia", le cui finali inizieranno tra qualche giorno.
Ohibò! Nessuna valdostana mira alla famosa fusciacca? Esiste una sorta di preveggenza delle nostre ragazze che anticipa la decadenza dei concorsi di bellezza che, a dispetto dei tempi, continuano a prendere le misure come ai concorsi per bovine? Oppure, più semplicemente, chi non partecipa pensa al rischio di "pastette" e non vuol fare brutte figure?
La Mirigliani promette un sopralluogo esplorativo: garantisco che abbiamo ragazze valdostane bellissime.

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