blog di luciano

Funghi e alberi

Funghi porciniAmmiro la mia amica, già esaltata qui quando a sessant'anni aveva scoperto l'uso del computer, che ora si è data alla micologia con un corso per imparare - con teoria e pratica - a distinguere i funghi, aspetto tra l'altro assai rassicurante in caso di cena... fungina.
Io sono un praticone dei funghi: vivo di quanto imparato dalle gite con mio papà quando appresi, specie nei boschi di Pila, l'abbicì con attenzione ai funghi commestibili e a quelli mortali. Manca però l'approfondimento e talvolta scopro funghi che non avevo mai assaggiato per ignoranza.
Peggio ancora con gli alberi. I fondamentali sono poca cosa: distinguo pino e abete, amo i pini marittimi e i salici piangenti, mi destreggio con alcuni alberi da frutta e con i castagni, ma mi mancano un sacco di piante a larga diffusione. Mi spiace molto avere una cultura limitata in questo ambito e mi rendo conto che non sono una pecora nera.
L'impressione è quella di una crisi nel trasferimento di conoscenze di questo genere: un tempo questo avveniva con normalità, oggi si sa di più di tante cose, ma spariscono aspetti normali e banali dell'ambiente che ci circonda nel passaggio fra generazioni.

Due marchi, due gusti, lo stesso nome...

Formaggio Gruyère nella cantina di stagionaturaSui marchi di qualità si gioca molto della nostra agricoltura e questo giustifica l'interesse verso l'evoluzione della materia in Europa.
Dalla Svizzera - che con gli accordi bilaterali aderisce a parte delle normative comunitarie - arriva una notizia curiosa: "Le célèbre Gruyère suisse restera le seul à détenir l'appellation d’origine contrôlée européenne. La France, qui en avait fait la demande auprès de Bruxelles, se contente finalement du label d'indication géographique protégée (IGP), moins prestigieux mais qui lui permet toujours d'utiliser le nom".
La questione è assai interessante perché  entrambi i formaggi avevano all'inizio la denominazione di origine nazionale nei Paesi d'appartenenza, ma la richiesta francese della "DOP" (Denominazione di origine protetta, in francese "AOP", Appellation d'origine protégée) ha creato ora questa differenziazione, che valorizza paradossalmente il formaggio svizzero legandolo di più al territorio ma evita ai francesi l'onta di cancellare la stessa definizione.
L'aspetto curioso è che il gusto dei due formaggi è notoriamente differente e ciò non può alla fine che creare sconcerto nel consumatore che con lo stesso nome e con label europei mangia due gemelli... diversi.
I francesi si sono sentiti dire dalla Commissione europea che il "dossier est trop faible" e soprattutto che "la zone d'affinage déborde très largement de la zone de production"
Annoto che, per complicare le cose, potremmo rivendicare noi stessi la presenza, in un passato lontano come ricordo di aver letto in antichi documenti, di "Gruyère" nella storica produzione di formaggi  della nostra Valle!

Addio, Presidente

Francesco Cossiga alla sua scrivania ai tempi del QuirinaleHo incontrato molte volte dal 1987 al 1992 l'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Furono quelli anni di grande turbolenza politica ed ero deputato valdostano. Con il senatore Cesare Dujany conquistammo il diritto ad una presenza autonoma dei Parlamentari valdostani alle consultazioni al Quirinale in occasione di passaggi politici topici, in genere in vista della formazione di un nuovo Governo.
Cossiga - che dava idea di conoscere bene la nostra Autonomia speciale - ci riceveva volentieri, ma l'andamento dei colloqui dipendeva dal suo umore, dovuto ad una depressione bipolare curata - così si diceva negli ambienti politici romani - con il litio.
Se era su di giri gli incontri non finivano mai, mettendo in imbarazzo il Cerimoniale, visto che le altre delegazioni dovevano attendere. Si passava dal ruolo delle Autonomie speciali (lui si autodefiniva "sardista") a temi linguistici (il francoprovenzale valdostano lo incuriosiva) sino a chiacchiere diffuse sui retroscena della politica e la sua era un'aneddotica ricca ed espressiva, senza peli sulla lingua.
Se era viceversa in momento depressivo, l'incontro era un nostro monologo sui problemi Valle d'Aosta-Stato e sulla situazione politica e lui si limitava a monosillabi in un clima triste ed imbarazzato.
Un uomo strano, che incontravo con curiosità, appartenendo alla generazione di "Kossiga" con la "K", quando lui era Ministro dell'Interno e io studente liceale.
Da "picconatore" (nei periodi up), il Presidente della Repubblica, poi senatore a vita nel Misto, dove siedono anche i valdostani, diceva verità sgradevoli o anche cose inattendibili.
Non credo che la storia sarà tenera con lui.

Che la canea cessi!

Giorgio NapolitanoGiorgio Napolitano ha tratti e modi, detto in senso nobile, aristocratici. Per questo forse per anni è circolata la notizia fasulla che il suo vero padre fosse addirittura Umberto di Savoia, l'ultimo re d'Italia.
Ho lavorato con Napolitano alla Camera e al Parlamento europeo e sono onorato dalla sua amicizia. E' un uomo deciso e corretto che mira al sodo con un pragmatismo che gli deriva dalla lunga militanza comunista e da una cultura europeista e cosmopolita.
Quando oggi si usa "comunista" in senso dispregiativo, ciò fotografa il fallimento nel concreto di un'idea che si è incarnata in regimi totalitari, le cui utopie e speranze hanno tuttavia alimentato generazioni di giovani e di questo bisogna avere buona memoria per onestà intellettuale. Era una storia di rigore e di disciplina, che prevedeva studio e applicazione e, anche per questo, Napolitano è un uomo colto e preparato, rispettoso delle istituzioni. Le sue arrabbiature, da come lo ricordo, sono fatte - a dispetto delle origini partenopee - di gelo anglosassone e di ironia tagliente.
Questa volta, invece, l'ottimo Presidente della Repubblica si è arrabbiato davvero per le continue polemiche sui suoi comportamenti. Già in passato, sia con la destra sia con la sinistra, aveva rivendicato gli spazi di libertà del Capo dello Stato, ma questa volta è sbottato per i continui processi alle intenzioni di una parte del PdL, che vorrebbe stringere all'angolo il Quirinale e in caso di crisi imporre di andare al voto senza la soluzione alternativa di un "Governo di transizione" per rifare l'orrida legge elettorale in vigore.
Rispondendo a certe critiche di violazione della Costituzione, lui, conoscitore del diritto costituzionale, ha rinviato al mittente le accuse in punta di Costituzione e c'è da augurarsi che ora certa canea taccia per rispetto e per dovere.

Non è un Paese normale

Umberto BossiSe fossimo in un Paese normale, specie in questo contesto di crisi economica internazionale che continua a colpire malgrado certi ottimismi, si convocherebbe il Parlamento per una discussione politica che accerti o meno l'esistenza di una maggioranza: in caso contrario si aprirebbe una crisi con due sbocchi possibili. Il primo scenario è un Governo di più o meno larghe intese, il secondo è rappresentato dalle elezioni anticipate. Se questo fosse il caso, come personalmente credo, ogni settimana risulterebbe preziosa per fissare al più presto la data delle elezioni per evitare situazioni di vuoto. Invece prima della metà di settembre tutto sarà... extraparlamentare perché siamo in estate.
Di conseguenza viviamo un tripudio di dichiarazioni in televisione: in abiti sportivi, i leader nazionali o sconosciute controfigure, quando i big sono in vacanza con destinazioni lontane, si sfidano a distanza su chi sia fra di loro il più arguto.
Trionfa, in tournée in diverse destinazioni nel Nord Italia, Umberto Bossi, che le elezioni le vuole pensando a un successo elettorale della Lega, e che viene decodificato dai cronisti a causa di quella crudele malattia che lo ha colpito e alla quale ha reagito con una forza d'animo invidiabile, pensando - oggi così in difficoltà a confronto con il passato - a quel profilo tribunizio che era una delle sue caratteristiche.

Corri che t'informi

Io con le mie scarpe da joggingD'estate, in genere appena sveglio, corro una mezz'oretta. Non è un gran esercizio fisico, ma è vero che ci si abitua al piccolo sforzo e ci si sente meglio.
Sono in molti che lo fanno in una Valle in cui gli sportivi sono tanti, anche se la mia impressione è che ci sia un incremento di ciclisti a detrimento  del jogging, che è meno praticato di un tempo (così come il golf ruba appassionati al tennis).
Mentre corro, con le cuffiette nelle orecchie, sento i "giornali radio", passando sul Web dall'Italia alla Francia, e ascolto le rassegne stampa mattutine che ti offrono anche le prime pagine dei giornali.
Era Friedrich Hegel che diceva: «la preghiera del mattino dell'uomo moderno è la lettura del giornale. Ci permette di situarci quotidianamente nel nostro mondo storico».
Oggi la "purée di media" rende l'esercizio più complesso, aggiungendo come necessarie per una completezza le immagini che la televisione assicura con continuità, ma è la Rete che offre la multimedialità. Dunque la "vera" rassegna stampa personalizzata avviene "à la carte" attraverso il proprio computer.

La forza dell'autarchia

Benito Mussolini durante la campagna per il granoLeggo sempre, con un filo di divertissement, certe interviste ferragostane del genere «dove andate in vacanza?».
Alcuni miei colleghi rispondono, come un sol uomo, che le vacanze si fanno qui in Valle e non altrove.
Una vacanza dal sapore autarchico di cui non dubito affatto, ma che sembra rispondere anche ad una logica "popular" e "piaciosa" o comunque l'idea di starsene qui - per chi ha responsabilità di decisione - somiglia alle foto del Duce in canottiera che faceva la "campagna del grano" in mezzo ai braccianti (dovrò scriverlo che scherzo?).
E poi non finirà per risultare una chiusura un pochino provincialista per chi può permetterselo e anzi dovrebbe vedere il mondo per imparare?
Io - lo confesso senza torture - cercherò di andare qualche giorno al mare e non credo che sia un venir meno alle proprie idee.
Il... tradimento vale per altro.

Il decreto antivuvuzela...

Una scala dei rumori con la vuvuzelaLa Francia è il primo Paese europeo a vietare la vuvuzela negli stadi di calcio ed è singolare pensando che la snervante trombetta è già stata in prima fila nelle più recenti manifestazioni sindacali di piazza d'Oltralpe, proponendosi purtroppo come protagonista dell'"autunno caldo" antisarko.
La notizia del divieto è buona e analoga misura era stata assunta dalla Turchia per i mondiali di basket proprio per evitare quella colossale rottura di scatole dell'ossessivo rumore di fondo che ha ammorbato i mondiali di calcio in Sudafrica.
In Italia si nicchia: la vuvuzela dilagherà negli stadi ma i divieti arriveranno successivamente, come d'abitudine.
Sarà un decreto legge che, con il diritto zoppicante cui siamo abituati, sarà un mostro giuridico che mischierà trombette e trombatori, vuvuzele e corni delle Alpi, messa al bando di Louis Armstrong e deroga per la tromba nelle cerimonie militari.

Sondaggio da gourmet

Un tavolo di un ristorante valdostanoUn argomento classico da conversazione estiva è la qualità dei ristoranti, specie se qualche amico turista ti chiede qualche "indirizzo giusto" ed è occasione...ghiotta per esibire le proprie conoscenze enogastronomiche.
Per questo mi incuriosisce il sondaggio di "ImpresaVdA": Fabrizio Favre - uno dei protagonisti della pattuglia valdostana dei blogger - propone un voto fra alcuni dei ristoranti più rinomati della Valle d'Aosta.
Ecco i "nominati": "Cafè Quinson - Vieux Bristot", "Hotel Hermitage - La Chandelle", "Hotel Miramonti - Coeur de Bois", "Dente del gigante", "La Clotze", "La Clusaz", "Le Grenier", "Le Petit Restaurant - Hotel Bellevue", "Vecchio Ristoro da Alfio e Katia" e "Village la Cassolette".
Naturalmente si tratta di eccellenze e dunque la scelta non è facile e forse Fabrizio potrà in casi analoghi consentire di aggiungere eventuali locali mancanti secondo il giudizio del pubblico.
Certo che l'elenco mostra come la ristorazione locale offra qualità ed inventiva e un uso intelligente, anche ma non solo, dei prodotti locali. Avendo amici fra i competitori, non dirò a chi va il mio voto...

Un altro lupo abbattuto in Svizzera

Poco ospitale la Svizzera per il lupoNon è la prima e non sarà l'ultima volta che un lupo viene abbattuto in Svizzera.
Così dice la notizia odierna: "Un loup mâle a été abattu mercredi matin sur l'alpage du Scex, a annoncé le Service d'information du canton. L'animal a été tiré alors qu'il se trouvait à proximité immédiate d'un troupeau de génisses.
Le canton du Valais avait délivré une autorisation de tir le 6 août dernier après la découverte d'un cadavre de génisse sur l'alpage du Scex le 22 juillet dernier et une seconde attaque quelques heures plus tard. Un garde chasse a effectué le tir"

Ci sono altri particolari: "Mardi, l'Office fédéral de l'environnement (Ofev) a confirmé que les génisses de l'alpage du Scex avaient bien été victimes du loup. Le ou les prédateurs sont de souche italienne. Les analyses génétiques ont par ailleurs confirmé que les moutons tués début juillet sur l'alpage voisin de Varneralp ont été attaqués par un couple de loups".
Interessanti alcune conclusioni più generali: "Les quinze, vingt loups qui peuplent actuellement le territoire suisse ont un faible pour les moutons. Pour pouvoir être abattu, un loup doit avoir tué au moins 25 moutons en un mois ou 35 en quatre mois. Ces dix dernières années, les cantons ou l'Ofev ont délivré douze autorisations de tir, la grande majorité en Valais. Six prédateurs ont été abattus, un autre a été touché mais pas retrouvé et cinq ont échappé aux chasseurs".
Anche da noi, dove l'abbattimento è reso complesso dalle norme comunitarie e dalla legislazione nazionale, il tema è destinato a diventare di grande attualità per il diffondersi progressivo del lupo.

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