blog di luciano

Il gioco di squadra

Una rara occasione in cui sono sceso veramente sul campo di calcioHo giocato in politica in tanti ruoli, fiero di indossare la maglia rossonera della squadra nazionale della Valle d'Aosta.  
Ho imparato che senza il gioco di squadra, pur in presenza di giocatori di diversa caratura, non si va da nessuna parte e alla fine si perdono le partite. Penso all'attuale sottovalutazione del ruolo dei parlamentari valdostani, esclusi da incontri romani importanti per la Valle e di cui meglio di altri posso capire le ricadute negative. 
La metafora calcistica non riesce a descrivere i processi democratici di formazione delle scelte in vista della soluzione ai problemi reali, che è quel che conta, senza dimenticare storia ed idee, sennò si sarebbe tutti la stessa cosa, una purée di partiti, poltiglia indigeribile nel nome di quel bipolarismo che farebbe fare all'area autonomistica una brutta fine.
Ognuno nei ruoli che ricopre è se stesso, ma non solo e spesso il proprio passato parla da solo e torna anche quando ci si è sforzati di nasconderlo e di apparire diversi.
Per sfuggire alla tentazione del "one man show", per non dire dei rischi di sbagliare o di cadere vittima dell'affarismo che è sempre incombente come una "spada di Damocle" che obbliga a leggere in controluce ogni decisione, bisogna condividere senza sfuggire poi alle proprie responsabilità personali, inerenti anche la propria carica, opportunamente incanalate da scelte frutto di discussioni che certo non devono essere infinite.
Esercizio delicato quello del confronto ma necessario. Si chiama "democrazia" e non è solo riassumibile dal pur indispensabile esito delle urne, altrimenti la politica sarebbe solo un'ininterrotta campagna elettorale.

Il nuovo "patto di stabilità" e il riparto che verrà

Roberto CalderoliSarà bene che il sistema regionale e degli enti locali vigili sul nuovo "Patto di stabilità" che si sta definendo a Bruxelles. E' una vecchia questione divisibile in due punti.
Il primo: siamo di fronte ad un atto che avviene nella cosìdetta "fasce ascendente", cioè l'insieme di azioni e di discussioni formative della volontà comunitaria cui la democrazia locale di fatto non partecipa, anche se è ingiusto che sia così, perché la ricaduta sulla finanza locale è enorme e sarebbe legittimo che al Consiglio dei Ministri europei il Ministro Giulio Tremonti fosse affiancato da un Presidente di Regione in rappresentanza di tutti.
Il secondo: l'attuale "patto di stabilità", nella cosiddetta "fase discendente", è diventato una clava impiegata per dare delle gran bastonate in testa al sistema autonomistico. In Valle, dove non si crea debito pubblico, ciò ha evidenziato il paradossale "effetto tesoretto", vale a dire una cifra di centinaia di milioni di euro in continuo incremento che non possono essere spesi!
Che cosa arriverà da Bruxelles è ancora fumoso dal punto di vista tecnico e normativo, ma è indubbiamente qualcosa che potrà avere effetti ancora peggiori in barba allo sbandierato "federalismo fiscale".
Sarebbe interessante, a questo proposito, conoscere gli accordi in via di completamento di cui parla oggi il Ministro Roberto Calderoli - nel rimangiarsi i contenuti offensivi per le Autonomie speciali in una recente intervista su "Libero" - proprio sul "pacchetto" sul federalismo fiscale e il suo impatto per la Valle d'Aosta e il suo riparto fiscale (tutelato da norme di rango costituzionale!) su cui invece pare vigere un "top-secret".

Dialogo

Dialogo al pcDice: «Ma tu, sul tuo blog, ogni tanto sei critico. Dove vuoi andare?»
Osservo io: «Io non vado da nessuna parte. Io sono fermo nelle mie convinzioni e nelle mie idee. Quando vedo un mondo che se ne distacca, dissento. Direi che dissento per non dissentire da me stesso, che sarebbe la peggior circostanza possibile. Della serie: al mattino non potrei neppure guardarmi allo specchio».
Replica: «Ma se le minoranze dissentono da una maggioranza, anche nei partiti, allora salta tutto: è una sorta di "liberi tutti" che distrugge e non costruisce».
Replica alla replica: «Il gioco democratico è fatto di equilibri e gli equilibri si ottengono cercando il consenso non usano lo "schiacciasassi" che riduce al silenzio per il fatto stesso che ti passano sopra. Il cervello all'ammasso puzza di totalitarismo ed è un odore nauseabondo di cui non mi voglio impregnare».
Ancora osserva: «Ma la democrazia è il voto, se il voto è fatto e tu "sei sotto", allora "fine delle trasmissioni", da lì in poi sei disfattista e giochi per il nemico».
Ultima risposta: «Il nemico può essere distante o vicino, remoto o dentro di noi. Una volta, forse, era amico il nemico e viceversa sino a perdere l'esatta cognizione, come un gioco delle parti in una grande stanza fatta di specchi deformanti. Allora, ti fermi e chiudi gli occhi e pensi a chi sei e alla libertà come antidoto contro l'angoscia di non fare più quello in cui credi. In fondo è semplice...»

Il sistema democratico parte dal basso (controllo compreso)

I manifesti elettorali ad Aosta per le amministrativeIl federalismo deve andare a braccetto con la sussidiarietà e questo significa che i mattoncini del sistema democratico partono dal basso. Il Comune, in questo senso, è una comunità naturale che precede ogni altra a presidio di un certo territorio e anche del particolarismo di ogni luogo geografico.
Ancora oggi in Valle d'Aosta - l'ho già scritto qualche volta - talvolta basta un colpo d'occhio o una chiacchiera per capire il paese di origine di una persona che si incontra. Il genius loci, l'insieme di specificità di un certo Comune forgia ogni abitante.
Così le prossime elezioni sono, nella lettura che mi piace dei programmi locali presentati alla cittadinanza, privi di fumisterie e improntati alla massima concretezza. La vera politica del "fare", che dovrebbe evitare incroci con altri piani politici che non c'entrano un tubo, perché mischiare i livelli di governo crea solo pasticcio.
Riflettevo in queste ore su di una posta in gioco che c'è sempre a livello locale e che richiederebbe il massimo della trasparenza. Forse uno degli elementi più significativi, nell'esperienza concreta del passato, sta nel fatto che alcuni finiscono per interessarsi del Comune anche seguendo certi interessi. Un esempio: chi compra terreni agricoli che poi, nel dilagare dell'occupazione edilizia, diventano costruibili con un'evidente moltiplicazione... dei pani e dei pesci. Su questo è bene che la popolazioni eserciti il necessario controllo.

"Grandi opere"

Ci sarà il metrò ad Aosta?Io stesso in passato ho ricordato, evocando il nome sempre buono di John Maynard Keynes (tipo bizzarro, leggetene le biografie), l'importanza delle cosiddette "grandi opere" per scuotere l'economia in un momento di torpore.
Oggi va detto che, comprese le recenti vicende del piano "salva euro", bisogna dimostrare una qual certa cautela, perché rispetto a certe opere costosissime forse è bene agire pian pianino, perché la fase difensiva è delicata e i soldi sono ridotti al lumicino. Un principio inscindibile, tra l'altro, è la reale utilità dei costi-benefici ed è bene evitare bizzarrie.
Basti pensare - per capire come il periodo sia da stringere i denti - alla paccata di miliardi di euro che l'Italia deve assicurare per i prestiti alla Grecia e per l'eventuale salvataggio di altri Stati europei che finissero nei guai.
La Valle non è in questo senso estranea alla realtà che la circonda. Un caso per capirci: la diminuzione dell'occupazione e il crescente fenomeno di contratti più o meno precari è argomento che obbliga a sforzi di fantasia e non basta la mera logica del "contributo".
Questo è un settore su cui concentrarsi, rallentando appunto quanto rinviabile.

Il declino dell'interesse per la montagna

Nubi nere sulla montagna?Per anni - e ancora oggi al "Comitato delle Regioni" - mi sono occupato della politica della montagna. Fra alti e bassi, direi che si era portato a casa un generale riconoscimento nei confronti dei territori montani e delle loro particolarità.
Ora noto un'evidente situazione di sordità verso questi argomenti. Penso alla recente bocciatura alla Camera di un emendamento su di una vecchia questione quale le agevolazioni su gasolio e gpl in aree montane. Una proroga un tempo automatica questa volta bocciata dal Parlamento. Mi riferisco poi, come cartina di tornasole, all'esclusione dell'Uncem (Unione nazionale Comuni ed Enti montani) dal Comitato per l'attuazione del federalismo fiscale.
Trionfa semmai la retorica pelosa, tipo la "festa dei piccoli Comuni", celebrata in gran pompa giorni fa, mentre i piccoli Comuni montani (che sono la maggioranza) stentano a sopravvivere fra feroci tagli di fondi e desertificazione dei servizi essenziali.
Sarà pur vero che per ora, in larga massima, la nostra Autonomia pone a riparo i nostri Comuni, le cui finanze sono floride, e che hanno nelle Comuni montane un riferimento per abbattere i costi per una serie di prestazioni unificate. Tuttavia è bene capire che l'incomprensione verso i "piccoli" è una marea montante, nella logica "grande è bello" che può fare molto male alla Valle d'Aosta ed è l'esatto contrario di quel federalismo che - prezzemolino buono per tutti gli usi - sembra ormai usato come una caramellina per evitare che puzzi l'alito.

Tra integralismo e lassitudine

Sempre meno persone in chiesaLa primavera è tempo di Comunioni, di Cresime ed anche di Matrimoni. Ricordo un matrimonio ad Antey-Saint-André in cui il prete rimbrottò con tono agro i presenti, facendo presente come la partecipazione alla messa fosse di tutta evidenza più per una ragione mondana che religiosa.
Oggi, in una Comunione festosa e con i bambini protagonisti nella chiesa di Châtillon, il parroco ha osservato con dolcezza come troppo spesso la domenica partecipino alle funzioni solo persone dai capelli bianchi o grigi.
E' interessante vedere come nel tempo  si stia modificando la religiosità della nostra comunità come dappertutto. Anche da noi ciò avviene di questi tempi, dunque senza rievocare il passato remoto del protestantesimo come "tentazione" per la nostra Valle, in confronto con altre religioni assai distanti dalla nostra.
Talvolta il riferimento al loro "integralismo" stride con il suo inverso, forse "lassitudine", che fa della nostra religione un elemento che scandisce la nostra vita, dalla nascita alla morte, ma in modo distante e superficiale.
E' un elemento palpabile, segno dei tempi.

I mattoni per l'autonomia

Bisogna scegliere che strada prendereHo incontrato oggi una giovane per una tesi, come spesso mi accade. E' bello incontrare gli studenti universitari e i giovani in generale, confrontarsi con loro, capire come vedono le cose, come si preparano ad affrontare il futuro.
Spetta a noi renderli coscienti e partecipi, trasmettere quel poco che sappiamo perché non si disperda, lasciare loro il testimone per la "loro" corsa, che sarà fatta con i valori che esprimeranno in un mondo che cambia rapidamente e rispetto al quale dovranno muoversi per non restare indietro.
Capita, come oggi, di vedere la luce dell'intelligenza, che è fatta dal coraggio di lasciare il "nido", affrontando anche studi altrove, stage in posti diversi, "bagni freddi" di fronte a realtà sconosciute, mentalità differenti e conoscere persone da cui trarre insegnamenti e rubare idee. Solo così si cresce. 
Immiserisce, invece, guardare solo il proprio ombelico, pensare che tutto si esaurisca qui, bearsi di essere e del benessere, girare in tondo o giocare a un gioco dell'oca solo nostro.
Chi esce e poi rientra, evitando la "fuga di cervelli", porta nuovi mattoni alla casa dell'autonomia in costruzione, scongiurando il pericolo - assieme a chi qui opera e lavora per tenere viva un'idea - che diventi una polverosa catapecchia. 
Ogni generazione deve lasciare il suo segno, ma la continuità è un filo sottile. Quel "fil rouge" della storia valdostana, che attraversa il tempo e le epoche e richiede che ci sia la ricchezza di una comunità "plurielle", bastione contro il provincialismo che raggrinzisce.

Quei due fantasmi...

Uno dei tanti bivi che si incontrano nella vitaL'ottimismo e il pessimismo sono anzitutto uno stato d'animo, poi - come è ovvio che sia - ci sono gli avvenimenti che orientano il nostro modo di porci di fronte alla realtà.
E certo i tempi che attraversiamo sono piuttosto grami, anche se - vedete l'ottimista... - sono all'acqua di rose rispetto a quel che hanno vissuto le generazioni come quelle dei miei genitori. Ma la comparazione con il peggio rischia di essere solo un esercizio consolatorio.
Oggi vedo due fantasmi che mi preoccupano non tanto per me quanto per i miei figli adolescenti che cominciano adesso a svolazzare per conto loro fuori dal nido.
Il primo fantasma è questa crisi economica, che è come un rumore di fondo che si alza e si abbassa e offre l'impressione, alternandosi schiarite e peggioramenti, che le speculazioni all'origine dei guai non siano state rimosse alla radice.
Il secondo fantasma è la corruzione in politica che, pur sempre esistita per non fare la figura di "Alice nel Paese delle Meraviglie", sembra non indignare più, come se in fondo fosse un prezzo da pagare o addirittura una furberia da applaudire.
Ho spesso scritto che quel che turba nel vivere la quotidianità è la scarsissima capacità previsionale. Quando leggi la storia, ti accorgi di quanto poco i contemporanei capissero di quanto poi sarebbe capitato nel prosieguo della loro vita. Così ho spesso l'impressione che siamo ad un bivio, ma chissà verso dove.

L'euro che traballa

CentesimiLa mia esperienza europea, che per altro deve essere considerata poco utile visto che nessuno mi coinvolto nel fitto calendario della imminente "Festa dell'Europa" organizzata dalla Regione anche se sono l'unico valdostano che siede in un'istituzione comunitaria, mi conferma come sia crescente la fibrillazione per il rischio dell'effetto domino: «chi verrà dopo la Grecia?»
Quest'interrogativo drammatico offre l'immagine di un insuccesso: ogni misura di contenimento della spesa pubblica in Europa sembra alla fine non aver inciso su alcuni Paesi membri.
Ma oggi quel che preoccupa è l'euro. E' molto difficile parlare della moneta unica, perché - specie in Italia - l'effetto "raddoppio" lira-euro sta ancora sul gozzo a tutti e dunque è difficile interloquire sui vantaggi di un euro che negli anni passati aveva avuto due ricadute.
La prima è politica: l'Unione europea con l'euro ha fatto un passo in avanti enorme di credibilità, visto il significato materiale e immateriale che una moneta rappresenta.
La seconda è economica: il supereuro si è affermato coma una moneta solida anche in evidente competizione con il dollaro.
Ora si è sul crinale che può far passare l'euro da un successo ad un insuccesso e l'operazione di salvataggio - in primis della Grecia - deve probabilmente avvenire con un po' più di intelligenza e senza diktat terribili. I risultati si possono ottenere anche con approcci meno dirigistici e senza dare alle popolazioni interessate l'impressione di un'Europa senza umanità.

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