blog di luciano

Sapere dire di «no»

Un consumatore di cocainaOgni generazione ha sulla testa delle droghe che la minacciano. Sulla mia e dintorni incombeva da adolescenti soprattutto l'eroina - e qualche amico ci ha lasciato la pelle - oppure l'Lsd, piuttosto sottovalutata, e qualcuno si è fuso il cervello. La cocaina, fenomeno marginale nella mia gioventù, ha colpito duro più tardi su qualche mio coetaneo che si è trovato prigioniero della sostanza e sarebbe istruttivo che i politici si sottoponessero all'apposito test.
Certo le scelte sono sempre personali - nel mio caso certe droghe non mi hanno mai interessato per un'autoinformazione dovuta a letture da ragazzo - ma non sono mai banali quando alimentano un mercato che consente alle mafie di prosperare e quando ti rovinano la vita facendoti schiavo.    
Mi raccontano che la "bamba" è ormai un fenomeno anche da noi in Valle per i giovanissimi e mi dicono di come questa droga attraversi ormai tutte le categorie sociali, avendo perso quel "carattere vip" di un tempo (si fa per dire...) e diventando il suo consumo di banale ordinarietà e catena a cui legarsi per una costosa tossicodipendenza.
Parlo delle droghe con i miei figli, compresi quegli orrori chimici di nuova generazione, sperando di capire qualcosa e di porre correttamente il tema, sapendo che alla fine saranno loro, con il loro bagaglio di conoscenze e di idee, a dover dire «no» quando capiterà.
Io avrò avuto quindici o sedici anni quando mi allungarono una siringa e il mio «no» fu una scelta di campo ragionata.

Il cavallo di Troia 2

Massimo Lattanzi ed Augusto RollandinL'autocitazione di una frase poco più in basso, riferita al pomeriggio di ieri, è d'obbligo: "mi pare esistano due verità: ancora oggi i Presidenti dell'Uv e della Regione hanno detto al Gruppo unionista che non esiste alcun accordo con il PdL alla Regione (e io ne prendo atto), mentre molti ne parlano e ne scrivono. Vedremo...".
Dovendo ricordare brevemente i fatti, direi che si parte dalle elezioni di due anni fa, quando il "centro autonomista" si presentò, come previsto dalla normativa regionale, per governare assieme con un accordo preliminare.
Ciò non vuol dire che non si possa cambiare idea, anche se forse andrebbe spiegato agli elettori che votarono i diversi schieramenti che si ponevano allora - non nel Giurassico - come alternativi, e dunque bisognerà far capire il contesto, compreso il fatto che la Fédération ormai si presenti a trattare nei Comuni per le elezioni con il PdL , come premessa ad una sorta di accordo che non è certo un mistero, forse in vista chissà di una fusione vera e propria. Se così fosse, si potrebbe dire che motu proprio, il PdL finirebbe in maggioranza regionale senza colpo ferire...
Oppure la scelta sarà che dopo le europee, dopo le comunali, il matrimonio con la destra andrà celebrato soprattutto nel nome del federalismo fiscale. Per inciso si ricordi che Trento e Bolzano, le due Province autonome, oggi ancora schierate con la sinistra, pur con una propria identità politica più forte con la SVP sudtirolese ma esistente anche nella linea del trentino Lorenzo Dellai, l'accordo sul federalismo fiscale l'hanno già chiuso brillantemente.

Altro che modello scandinavo!

Olle SchmidtL'altro giorno, a dimostrazione che il confronto esterno è utile per capire, ho ascoltato sulla situazione del bilancio europeo un collega parlamentare europeo, con cui ho lavorato a suo tempo. Olle Schmidt, liberale svedese, è un tipo franco e senza troppi arzigogoli, nello stile del suo Paese, e ha fatto una fotografia della situazione della Grecia a rischio bancarotta.
Raccontava di una sua partecipazione, anni fa, proprio in Grecia, ad una conferenza sullo Stato sociale e di come molti oratori gli si rivolgessero per dire quanto i greci invidiassero il "Welfare" scandinavo come esempio di una vicinanza dello Stato al cittadino in ogni momento della sua vita.
Schmidt ha raccontato come, quando venne il suo turno, gelò la sala: «vi ringrazio per l'apprezzamento verso i modelli sociali come quello svedese, ma che sia chiaro come questo funzioni a condizione che le persone paghino le tasse, cosa che in Grecia - dai dati in mio possesso - non avviene!».
La sala dove eravamo, per contro, è stata avvolta da una grande risata grazie a questo aneddoto. Credo che il "caso italiano", anche se la vulgata su di un eccesso di fiscalità è sacrosanta e ciascuno di noi lo vede dai propri prelievi e dalle diverse tasse, non sia del tutto dissimile, quando si scoprono contribuenti che sbandierano livelli di vita elevatissimi per poi risultare dei poveracci nella dichiarazione dei redditi.

La guerra fra Fini e Berlusconi

Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini quando andavano d'accordoGianfranco Fini "rompe" con Silvio Berlusconi e si prefigura una scissione dal Popolo della Libertà con anzitutto la creazione di gruppi autonomi in Parlamento.
Il fatto - che potrebbe avere in futuro ripercussioni anche in Valle, dove il PdL riflette equilibri nazionali - non può essere liquidato con leggerezza nella categoria "pettegolezzi", perché si tratta di un passaggio politico di rilievo e non trasferibile solo sul piano di quanti voti conterebbe questa nuova forza politica, perché in democrazia i voti vanno e vengono e spesso la difesa delle proprie convinzioni è un investimento per il domani.
Fini ha fatto una scelta di questo genere per riacquistare la sua autonomia rispetto ad un PdL nato, come si dice in francese, in una logica "plurielle" e diventato, infine, un partito personalista del premier che, nella sua solitudine e umoralità, fa e decide nell'asse piuttosto esclusivo con la Lega ed Umberto Bossi, un altro leader che decide da solo.
Questa "personalizzazione" della politica, che naturalmente è una chiave di lettura evidente in queste vicende, appare in questa fase storica una fragilizzazione della democrazia rappresentativa, perché legata ad un dilagare della politica come clientelismo, affarismo, segretezza e opacità nel solco della demagogia e del populismo che da sempre hanno accompagnato i sogni autoritari. Quando i leader oltrepassano una certa linea, bruciando tutto con il napalm dietro di loro, nella paura di condividere il potere, la deriva è evidente. Così facendo il partito diventa "loro" e rischia di seguire esclusivamente le fortune e le sfortune del "capo"

Maledette ceneri

Chiamparino, il sottoscritto e Soave alla partenza da BruxellesIeri, per scendere da Bruxelles, per colpa delle polveri del vulcano islandese, ho impiegato più di dieci ore di macchina con i colleghi del "Comitato delle Regioni" Sergio Chiamparino e Sergio Soave. Intendiamoci: niente di avventuroso, solo un disagio e l'impressione nel vedere l'aeroporto di "Zaventem" a Bruxelles, normalmente un formicaio, vuoto al momento in cui abbiamo affittato la macchina per il viaggio.
Nel piccolo della nostra istituzione europea, sono stati centinaia e centinaia i bloccati fra membri e funzionari con gradi diversi di sfortuna e con la dimostrazione, nelle prime ore, della capacità singola di reazione all'emergenza a caccia di uno scalo ancora aperto o di un treno con un "buco" disponibile.
Il fatto resta istruttivo perché evidenzia come una società complessa come la nostra fronteggi malamente le emergenze di derivazione naturale più estreme come questa eruzione vulcanica che ha bloccato i cieli europei con ripercussioni economiche e un evidente botta a quel bene prezioso rappresentato dalla mobilità.
Quel che mi ha colpito, in questa occasione, è stata - in presenza ormai di infinite fonti d'informazione - la difficoltà di avere notizie certe, essendo investiti, come si è, da una specie di corrente furiosa di notizie difficili da semplificare. Per cui, ad esempio, lunedì prossimo dovrei andare a Roma (per la Commissione Paritetica, non per le elezioni di Aosta...) ma brancolo nel buio, colpa ovviamente dei movimenti volubili delle ceneri.

Caleidoscopio 20 aprile

Laura AgostinoIl prossimo "Caleidoscopio" - martedì alle 12.35 su "Radio1" negli spazi di "RaiVdA" - propone anzitutto, in vista del 25 aprile, un'intervista ad un partigiano di Verrès Yves Francisco, che ha vissuto di persona l'arresto, avvenuto ad Amay sopra Saint-Vincent, di Primo Levi e della sorella.
Ci occuperemo poi della ferrovia, con la recente approvazione del Consiglio Valle, della norma d'attuazione che "regionalizzerà" in futuro dell'esercizio della linea: sarà Laura Agostino, che è stata autrice, anni fa, di un libro sulla ferrovia valdostana, a raccontarci le vicissitudini dell'arrivo del treno in Valle.
Christian Diémoz presenterà, infine, un libro sull'"Architettura rurale in Valle d'Aosta" di Gian Pietro Soardo.
Per curiosità, a contare il tempo che passa, siamo arrivati alla trentunesima puntata.

Attenti al cavallo!

La processione del cavallo di Troia dipinta dal TiepoloLa politica è l'arte del possibile e, forse, dell'impossibile.
Sarà interessante capire quali siano le esatte condizioni e le ricadute reali dell'accordo che porterà ad un patto politico nuovo al Comune di Aosta, che pare prendere un respiro vasto e diverso che nulla finisce per avere con il gioco degli schieramenti al quale bisogna partecipare e questo non l'ho mai negato.
«Timeo danaos et dona ferentes» ("Temo i greci anche quando portano i regali"): ammoniva Laocoonte per evitare che i troiani accettassero in regalo quel dono, il "cavallo di Troia", che i nemici greci avevano regalato per celare dei guerrieri nella sua pancia per prendere la città. Altro che regalo!
Mi era stato detto dal Presidente dell'Union Ego Perron, al Gruppo unionista, che il PdL non sarebbe entrato nella maggioranza regionale, oggi leggo sulle agenzie il contrario.
Sarebbe una nuova forma, assai avanzata e fantasiosa, di trattativa politica personalizzata in cui le linee scelte vengono successivamente ratificate. Situazione che puzza di logiche dispotiche che farebbero sorridere per il loro anacronismo se non fossero alla fine foriere di esiti negativi per tutti: greci, troiani e... valdostani.

Vittima del vulcano

L'eruzione del vulcano Eyjafjallajökull in IslandaConfesso come, pur avendo vissuto varie vicissitudini da pendolare dei voli, all'inizio mi sembrasse di essere vittima di uno scherzo tipo "Scherzi a parte", quando mi hanno detto che non sarebbe decollato nessun aereo da Bruxelles. Mentre reagivo ridacchiando, pensando che il mio interlocutore avesse letto del vulcano islandese "Eyjafjallajökull" le cui ceneri avevano bloccato gli aerei nel Nord Europa, mi è arrivato un sms della compagnia aerea: "aereo annullato"!
Ora son qui che mi balocco: il treno è impossibile per uno sciopero dei ferrovieri francesi, pullman non ce ne sono, in bici mi pare improbabile...
Insomma mi toccherà o vivere Bruxelles by night oppure, più realisticamente, affittarmi una macchina per tornare in Valle.
Francamente mi sembra di essere Fantozzi...

Grande Raimondo!

Raimondo Vianello e Sandra Mondaini a Saint-VincentIn un'epoca nella quale la professionalità declina tristemente in televisione e ormai si teorizza una televisione dei dilettanti, la morte di Raimondo Vianello ci fa ripiombare nell'epoca pionieristica, di quella televisione elettrodomestico nuovo che venne piazzato nei salotti all'epoca dell'infanzia con grandi professionisti in onda.
Quando è morto Alberto Sordi - lo leggevo in un recente libro sull'"italianità" - tutti si sono precipitati a dire che era la personificazione dell'"italiano medio", dando prova in sostanza di un autolesionismo nazionale, visto che Sordi ha sempre rappresentato personaggi grotteschi, mediocri e pure cattivi. Forse sarebbe bene pensare che invece il romano, pur un po' milanesizzato dal genius loci della televisione privata, rappresentato da Vianello - pensiamo alla sua adesione alla Repubblica di Salò - era l'italiano medio moderato, ironico e garbato, chiuso in dinamiche familiari, nella gag con la moglie Sandra Mondaini, ma con quello sguardo scettico che forse è più italiano di molte altre cose.
Imbattibili certe scenette con il "nordico" Ugo Tognazzi.
La scomparsa di certi personaggi televisivi del passato, quando il bianco e nero era la sola tecnologia, ci offre purtroppo il senso del tempo che passa, come avviene con la morte di un familiare.

La Presidenza della Bresso

Mercedes BressoLa sconfitta in Piemonte di Mercedes Bresso, in verità inaspettata e che pone sempre più dubbi sulla reale credibilità dei sondaggi elettorali che la davano tutti vincente, ha creato un piccolo caso nazionale ed europeo. 
Poche settimane prima delle elezioni regionali, la Bresso - su indicazione del Gruppo socialista di cui era capogruppo - era infatti stata acclamata quale Presidente del "Comitato delle Regioni". La sconfitta l'ha, per una serie di ragioni giuridiche su cui non vi tedio, fatta decadere all'atto stesso della proclamazione dell'esito delle urne.
Trattandosi dell'unico vertice a presidenza italiana nelle istituzioni europee, sin da quel momento è iniziato un lavoro diplomatico fra gli schieramenti nel quadro dei rapporti fra Regioni e Governo nella considerazione, confermata ieri dalla riunione della delegazione ialiana che ho l'onore di presiedere, che è un bene generale conservare questa carica. Tutti hanno osservato infatti come, al di là delle posizioni politiche, è ragionevole in un caso come questo "fare sistema" e sono testimone, anche nell'esperienza precedente al Parlamento europeo, di come gli italiani siano incapaci di farlo, prevalentemente assorbiti dalle camarille italiche e ciò nuoce gravemente rispetto a delegazioni agguerrite nella difesa dei "loro" interessi.
Se la Bresso rientrasse come consigliere regionale, sono due gli scenari possibili: il primo è che il Consiglio europeo approvi la presenza della Bresso con una formula retroattiva che darebbe continuità alla sua Presidenza; altrimenti il "Comitato delle Regioni" la confermerebbe una volta ridivenuta membro dell'assemblea.
Vedremo cosa succederà.

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