blog di luciano

Quella "scomunica" nei ricordi

Don Camillo e Peppone, alias Fernandel e Gino CerviUno degli elementi di maggior tensione con il mondo musulmano - tante volte ne abbiamo discusso anche in Valle - sta nel rischio che gli imam, nella loro predicazione, si occupino di politica, facendo prevalere quella logica d'integralismo religioso che nega quel principio sacrosanto di divisione fra "chiese" (o si potrebbe dire "confessioni religiose" come da articolo 8 della Costituzione) e Stato. Questo perché i nostri principi democratici rifuggono la logica "teocratica", che concerne parte dell'Islam e che da "Zanichelli" vuol dire: "sistema di governo in cui l'autorità politica, vista come emanante da Dio, è esercitata dal potere religioso (una casta sacerdotale o un monarca con caratteristiche di divinità)".
Ecco perché sono stupito che la Conferenza episcopale italiana dia, nella sostanza, indicazioni di voto pesanti ed esplicite - vera "scelta di campo" - con comunicati ufficiali e prolusioni, prendendo di fatto partito.
Nessuno nega a nessun cittadino italiano, vescovi compresi, di esprimersi sul quadro politico (e non scomodo il pur significativo "non possumus" di Pio IX), ma se ci esprime non a titolo personale per la Chiesa italiana una certa cautela sarebbe preferibile perché in Italia i cattolici tradizionalmente attraversano gli schieramenti.
Ce lo potrebbero raccontare gli "unionisti scomunicati" dal vescovo Maturino Blanchet, perché alleati con i comunisti alla fine degli anni Cinquanta.
Ciò credo rimanga nel Dna.

I dolori del povero juventino

Il simbolo della JuventusTifo per la Juventus: anche se ormai - e non certo per il periodo nero della squadra - seguo distrattamente  il calcio, di cui all'età delle "figurine Panini" conoscevo invece vita, morte e miracoli.
Non so perché mi sono disamorato. Direi che  mi pare un ambiente insincero e roso da interessi che rendono sempre più grigio questo sport che tanto mi ha fatto battere il cuore. Oltretutto i problemi di indebitamento dellle squadre prima o poi faranno scoppiare la bolla speculativa e già oggi il gap tra grandi e piccole società fa impressione. 
Quando, di striscio, ho avuto a che fare, nell'ultimo anno dei ritiro juventino in Valle, con la coppia Giraudo - Moggi confesso che rimasi colpito negativamente e ciò ha aumentato la presa di distanza e così certi scandali non mi hanno colto impreparato, compresa l'umiliazione della retrocessione forzata.
Dopo aver vissuto tempi di grande soddisfazione con la squadra del cuore sempre al vertice, ormai la situazione si è fatta davvero difficile, quasi incredibile pensano al palmarès della Juve.
I miei cugini interisti, dopo aver digerito tutto il digeribile, si godono ormai la situazione rosea, mentre i bianconeri - me compreso - arrancano.

Il Consiglio di Stato conferma Comboé

Un escursione al ComboéConfesso che mi era molto dispiaciuta la severa sentenza del "Tribunale amministrativo regionale" della Valle d'Aosta sulla strada verso Comboé, decisa per collegare l'alpeggio di proprietà comunale con il fondovalle.
A me la delibera, cassata in primo grado, pareva fatta seriamente e consideravo una macchia di cui dolermi che la mia Giunta fosse stata smentita dai giudici amministrativi.
Ho appena finito di legge le quattordici pagine di sentenza del "Consiglio di Stato" (severa questa volta con il "Tar", considerando le censure in parte inammissibili e in parte infondate, in sostanza insussistenti), che ribalta il giudizio di primo grado, mettendo non solo la parola "fine" alla vicenda e a tante strumentalizzazioni, ma segnalando come i diversi soggetti pubblici avessero operato con la necessaria correttezza in vista di una decisione politica che, come tutte le scelte, è naturale che possa piacere o dispiacere. Ma il diritto è altra cosa.
Certo è che l'analisi delle carte effettuate fa dire ai giudici del Consiglio di Stato che sarebbe stata ben peggio, "non solo per esigenze di contenimento dei costi, ma anche per soddisfare le effettive esigenze dei mandriani", l'alternativa - supportata dagli ambientalisti - della monorataia al posto del sentiero carrabile.
Una bella bacchettata!

Banalizzare il "ti amo"

Un ti amo gigantesco allo stadioAll'epoca in cui ho avuto (sarebbe forse meglio usare il passato remoto...) la mia "educazione sentimentale", cioè gli elementi fondamentali nei rapporti con le ragazze, la mappatura - frutto dell'evoluzione culturale dei miei tempi - prevedeva un cammino linguistico, di cui non avevo consapevolezza semantica, del genere, in crescendo: il generico «mi piaci», il consueto «ti voglio bene» e il raro «ti amo».
Leggo come l'etimologia di "amare" sia discussa e complessa e la pista indoeuropea, prima del latino, sembra ormai scalzata dall'etrusco. Chissà!
Spiace che questo termine così antico venga oggi svilito da un uso, di cui la televisione è amplificatore, che prevede un uso banalizzato del "ti amo", adoperato per non solo per i legami più stretti, ma anche per parenti e amici.
Una scelta che mostra una sorta di decadenza nella lingua, che toglie per l'impoverimento lessicale ogni utile sfumatura a vantaggio di un italiano standard ridotto a poche centinaia di parole. Con la novità, direi clamorosa, di un sacco di gente, proprio nella già citata televisione, che parla così male da non consentire neppure la comprensione!
Pare che questo esotismo, come la "donna baffuta" nei circhi di una volta, sia molto apprezzato.

Primavera

Mario Rigoni Stern«Ogni volta che arriva la primavera io "sento" la terra e m'innamoro. E' bellissimo: è la terra che si risveglia, che fa crescere i fiori e se ne sente l'odore e vi giuro che ogni volta mi viene voglia di raccontarlo. L'aria cambia e cambia anche il movimento da dove viene l'aria: è sempre un rinascere».

Mario Rigoni Stern

Un esercito europeo

Il principe Alberto II di Monaco durante il forumI "Campionati mondiali militari invernali" in corso in Valle, in un curioso ma comprensibile contrappasso, sono stati aperti da una serie di riflessioni sulla pace in parte nel solco del cinismo romano «si vis pacem para bellum» ("se vuoi la pace prepara la guerra" cit. Cicerone).
Basta scorrere l'elenco "Lista dei Conflitti in corso" su www.guerrenelmondo.it per capire quanto le guerre, esplicite o nascoste sotto la cenere, restino una tragica realtà in molte zone del pianeta.
Quel che personalmente mi colpisce è il livello ancora bassissimo di reale integrazione delle forze armate fra i Paesi dell'Unione europea, pensando invece che un vero "esercito europeo" farebbe fare passi da gigante al processo d'integrazione.
Evoco in una pillola la storia della "Ced", la "Comunità europea di difesa", affossata - in una serie di vicende concitate - il 30 agosto 1954 dall'Assemblea Nazionale francese. La proposta era nata dalla necessità di far fronte alla minaccia comunista che con il blocco di Berlino e il colpo di stato in Cecoslovacchia aveva mostrato il suo vero volto.
Da allora si è fatto pochino, come mostra il silenzio del "Trattato di Lisbona" sul tema e il ruolo crescente della "Nato" con cui fare i conti.
Chi è federalista non può che dolersene. 

Acque

Bottiglie d'acquaNella mia infanzia, l'acqua in bottiglia era una rarità da ristorante. Appariva in tavola a casa in circostanze straordinarie ed era la "Sanpellegrino".
Mia nonna, invece, metteva a tavola l'acqua con la "Frizzina" (o, se ricordo bene, l'"Idrolitina") che gassava e salava leggermente. Per il resto: acqua del rubinetto e conoscevo, girando in bicicletta per Verrès e dintorni, ogni fontana e fontanella, distinguendo alla fine l'acqua che mi piaceva di più, smentendo la balla dell'acqua insapore.
Oggi, invece, le bottiglie sono la realtà, prevalentemente in plastica e di vari formati e talvolta con provenienze distanti che non ci impressionano, perché siamo vittime della pubblicità, essendo i budget di certe campagne delle acque colossali e ricaricati ovviamente sulle bottiglie che sono costosissime. Carichi come dei somari, usciamo dagli ipermercati ed è il peso della diffidenza verso l'"acqua del sindaco", che nel caso valdostano passa attraverso una paranoia collettiva verso il calcare, immaginandoci tutti afflitti da calcoli di vario genere nel caso di consumo dell'acqua potabile.
Sono comportamenti - lo dico a me stesso - facilmente modificabili.

Caleidoscopio 23 marzo

Giorgio Sabolo con Giuliano Razzoli al Col de Joux"Caleidoscopio" prosegue il proprio cammino, nella logica "di varia umanità", che la caratterizza, ogni martedì, ormai dal settembre scorso.
I giornalisti francofoni in Valle d'Aosta e il loro rapporto con i colleghi di tutto il mondo dell'associazione internazionale: questo l'argomento approfondito con Hélène Landi, che racconterà dell'attività in Valle e della curiosità rispetto alla Valle dei giornalisti francofoni.
Segue il racconto della stagione invernale in una stazione minore, quale il Col de Joux, con il maestro di sci e imprenditore Giorgio Sabolo, che mostra lo spazio esistente per località a misura d'uomo.
Apriamo poi, come anticipo dell'estate che verrà, una finestra sulle Alte vie della Valle d'Aosta (la 1 e la 2), di recente definite su di un nuovo percorso ad anello nella descrizione, anche attraverso una nuova pubblicazione, di Massimo Martini.
Un libro e un disco di Christian Diémoz è dedicato a "Vétan", un libro di Lalla Romano, la grande scrittrice cuneese che tanto amava la Valle d'Aosta.
Vi aspetto sulle frequenze di "Radio1" nello spazio di "Rai Vd'A", che inizia poco dopo le 12.30.

La grande Simone Veil

Simone Veil dopo la consegna dell'onoreficenzaQuando ricevetti la Légion d'honneur, nel suggestivo scenario del Piccolo San Bernardo, pensai quanto la Francia, antico Stato nazionale, fosse abile nell'utilizzo di simbolismi identitari, dando loro un contesto degno e credibile. Per questo ho voluto in Valle la legge che ha portato, tra l'altro, alla definizioni anche in Valle di "simboli" come inno, bandiera, écusson ed onorificenze.
Guardavo in queste ore le immagini della cerimonia con cui l'Académie française ha accolto la grande Simone Veil, una donna che ha attraversato la storia a cavallo di due secoli.
Così l'inizio dell'articolo su "Le Parisien": "La femme préférée des Français est devenue "immortelle". Simone Veil, grande dame politique, rescapée des camps de la mort, ardente féministe et européenne convaincue, a fait jeudi son entrée à l'Académie française. Vêtue d'un habit vert Chanel et ceinte de son épée d'académicienne, sur la lame de laquelle est gravé son numéro de déportée, elle occupe désormais  le treizième fauteuil de la vénérable institution".
Il senso della memoria collettiva, la gratitudine per le grandi personalità, il rispetto delle forme e delle tradizioni fondano il senso nazionalitario "buono", evitando quelle forme grottesche e aggressive che trasformano i simbolismi politici in quegli orpelli cari ai totalitarismi che la Veil ha sofferto e combattuto in una carriera coraggiosa e adamantina.
Nella descrizione del percorso dell'integrazione europea ai giovani, ho sempre usato il discorso che la Veil pronunciò quando assunse la prima Presidenza del Parlamento europeo nel 1979: la sua lucida rievocazione delle ragioni dell'europeismo colpiscono e commuovono.

Una bandiera che amo

Bandiere del Tibet e dell'ItaliaLeggo di questa polemica sulla bandiera del Tibet che sventola sulla scuola di sci di Gressoney-Saint-Jean e che i cinesi - presenti ai campionati militari - chiedono di togliere e mi pare che la loro richiesta sarà accolta.
Quando ero Presidente della Regione, avevo nel mio ufficio la bandiera del Tibet, una bandiera che amo con la sua simbolistica che comprende pure due leoni di montagna, che mi era stata regalata e che ritengo abbia un valore importante per le minoranze linguistiche e nazionali. I miei amici walser della Valle del Lys dovrebbero averne coscienza, essendo loro una minoranza nella minoranza, cui sono sempre stato legato per motivi familiari e per la lotta politica che portò ad un loro riconoscimento di rango costituzionale.
I tibetani, da questo punto di vista, hanno con noi quelle affinità che avvicinano i montanari di tutto il mondo e di cui dobbiamo avere coscienza: sono un esempio di un popolo dalla straordinaria singolarità culturale che viene oppresso e privato di elementari principi di libertà.
I cinesi ne fanno un elemento di disagio e di puntiglio? Piegarsi ai loro desiderata, immagino "per il bene della manifestazione", intristisce perché dimostra che la retorica dei campionati militari, come occasione di pace, rischia di essere la foglia di fico di una realtà ben diversa, cui la Valle per la propria storia non può piegarsi come se nulla fosse.

Condividi contenuti

Registrazione Tribunale di Aosta n.2/2018 | Direttore responsabile Mara Ghidinelli | © 2008-2021 Luciano Caveri