blog di luciano

Fiducia

Gianfranco Fini, presidente della CameraTutti i Governi hanno ecceduto, senza eccezioni, nella richiesta della "fiducia" in Parlamento. Una ghigliottina che blocca il dibattito e lo riassume in un solo voto su una lenzuolata di commi di un articolo unico.
Ma mai come in questa Legislatura, in cui la maggioranza gode dei voti per governare e dunque non rischia come in passato "agguati" al momento del voto, il Governo Berlusconi ha ricorso a questo mezzo.
Che nel PdL la lotta interna prosegua, malgrado l'aggressione al premier, è dimostrato dalla posizione espressa oggi da Gianfranco Fini su questa richiesta di voto di fiducia sulla Finanziaria.
Ha detto il Presidente della Camera: «La presidenza ritiene che l’apposizione della fiducia - una prerogativa legittima perché costituzionalmente prevista - non può essere considerata una decisione di carattere tecnico», visti gli «inesistenti ostacoli procedurali» per cui «la scelta di porre fiducia non può che essere considerata dalla presidenza come una decisione attinente esclusivamente a decisioni di carattere politico, rientranti non nel rapporto tra maggioranza e opposizione ma in quello tra maggioranza e governo».
Questo vuol dire che non c'è nessuno sconto nello scontro...

Dietrologie

Silvio Berlusconi dopo l'aggressioneNon volevo scrivere di Silvio Berlusconi e dell'episodio di ieri sera a Milano., ma poi temevo che venisse letto come una sorta di omissione.
Avevo seguito il suo discorso in piazza del Duomo in diretta su "Sky". Lo avevo trovato piuttosto ripetitivo, ma alla fine questa è una forza e non una debolezza. Poi, per radio, ho saputo dell'aggressione.
Non esiste nessuna motivazione politica nell'atto violento che ha ferito il premier. Quando si parla del suo populismo o, per contro, del clima di odio che avvelena la politica e non solo, si dice la verità, ma se un matto usa un souvenir per colpire Berlusconi non credo che si debbano fare delle dietrologie.
Si rischia di tingere di storico un fatto di cronaca.

Troppe informazioni, nessuna informazione

barometro.jpgMai come oggi la meteorologia domina la scena, conquistandosi ovunque spazi. Per sapere che tempo fa, c'è solo da sbizzarrirsi!
Una volta non era così in Valle: quando cominciai a fare il giornalista ci si rifaceva, per la "Voix de la Vallée", al lavoro dell'albergatore-esperto meteo Clément Fillietroz dal suo Osservatorio di Saint-Barthélemy, poi il protagonista, con l'arrivo della televisione, fu Franco Pozzo, figlio del celebre allenatore della Nazionale italiana di calcio, Vittorio Pozzo, meteorologo all'aeroporto "Corrado Gex" dalla voce ruvida e dall'aspetto da gentleman inglese. Non mancava naturalmente un colpo di telefono Oltralpe, essendo svizzeri e francesi già molto avanti.
Oggi, con i satelliti che scrutano tutto ed i modelli previsionali, dovremmo essere molto più avanti ed invece, anche in questa settimana, eravamo così bombardati da notizie di neve, che alla fine resta l'impressione che, malgrado gli sviluppi della scienza, si prendano ancora - o forse ancor di più - "lucciole per lanterne".

Caleidoscopio 15 dicembre

L'attuale sede della Rai della Valle d'AostaTrent'anni per "RaiVdA". Questo l'argomento di "Caleidoscopio" in onda martedì su "Radio1" alle 12.35 negli spazi della programmazione regionale.
Le testimonianze consentiranno di tornare al 1979.
La prima sarà quella di Daniele Amedeo, giornalista che per primo si trovò a condurre il telegiornale regionale. Ricorderà il passaggio fra radio e televisione.
La seconda è quella di Livio Forma, radiocronista di "Tutto il calcio minuto per minuto", allora giornalista del regionale.
Massimo Boccarella, invece, racconterà del telegiornale pubblico visto, quel 15 dicembre, da chi - come me - lavorava per "RTA", la televisione concorrente.
Elio Stacchetti e Feliciano Sartore: furono intervistati trent'anni fa e ricordano di allora, parlando dei cambiamenti avvenuti in Valle.
In linea con l'argomento Christian Diémoz.
Che bello quando avevo vent'anni!

Un centenario in buona salute

La copertina del Messager ValdôtainQuest'anno ho avuto il privilegio, alla "Tipografia Valdostana", di vedere il "Messager Valdôtain" - ora in edicola - nella fase di lavorazione, prima che una modernissima macchina di stampa completasse l'opera. Questo almanacco, forze l'unico sopravvissuto in Italia in questo filone, resta vigoroso alla vigilia dei cent'anni e, tranne una breve assenza alla fine della Seconda guerra mondiale, ha scandito l'ultimo secolo dei valdostani e, scorrendo la collezione storica edita alcuni anni fa, ho ritrovato notizie interessanti e curiose.
C'è un aspetto che mi diverte e riguarda le previsioni del tempo del calendario, che sono oggetto di culto per molti, della serie «il "Messager" lo dice!». Ovviamente nessuno può prevedere quale sarà la meteo a così grande distanza, per cui le previsioni hanno l'improbabilità degli oroscopi, ma sono una presenza rassicurante.

Una deriva

Il premier Silvio BerlusconiIo non capisco - e non è una logica di schieramento per partito preso, visto che in privato (e Gianfranco Fini in pubblico...) molti esponenti del centro-destra concordano - dove voglia andare Silvio Berlusconi con le sue periodiche esternazioni, invocando, a sua copertura, la benedizione popolare, come se fosse un viatico contro ogni regola costituzionale.
Che in un'assise internazionale, dove non gode di grandi favori, il premier "si lasci andare" colpisce ancora di più. E il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, pur con stile britannico, replica con decisione. 
Questo clima non mi piace, perché puzza di un desiderio di autoritarismo, che resta un male da cui guardarsi. Mi auguro che i valdostani ci ragionino di fronte a questa deriva che in altre circostanze farebbe ridere, invece intristisce. La legittimazione popolare, specie pensando a come certi voti si "acquistino", ha come limite il rispetto delle regole democratiche e l'eventuale appello al voto anticipato - per un nuovo sì del popolo - non cambia nulla.

La parolaccia

L'interno del Castello di IssogneMi aveva molto divertito leggere che nei graffiti, stratificatosi nei secoli sulle pareti del castello d'Issogne, ci fossero delle parolacce. Per cui l'uso odierno - o forse l'abuso - è nel solco delle tradizioni...
Da ragazzino, ad esempio, ero incuriosito dai miei amici imperiesi per l'utilizzo, assai ripetitivo, dell'interiezione «belin», che mostra - rispetto al patois che è abbastanza scevro da l'uso ripetuto delle parolacce - un uso dialettale divertito di un'esclamazione che naturalmente con l'uso perde, come in questo caso, il riferimento all'organo maschile o (penso a certi lombardi) all'organo femminile. Sono queste due - pur a seconda delle zone e in infinite varianti che ricordo snocciolate da Roberto Benigni - le espressioni colorite che più si utilizzano nelle lingue locali o nell'italiano nelle sue molte varianti.
In politica si usano le parolacce? Gianfranco Fini lo ha appena fatto, non a caso di fronte ad un platea di giovani, definendo «uno stronzo» chi è razzista, probabilmente per trovare un'assonanza linguistica con quel pubblico. Comunque l'uso esiste e ricordo, in certe agitate sedute della Camera, come la Presidenza richiamasse chi nella foga si faceva scappare l'insulto o l'espressione salace, fedelmente riportate da quegli artisti della trascrizione che sono sempre stati gli stenografi parlamentari, ben prima delle registrazioni.

Charaban

Un'immagine dello Charaban in onda su RaiVdAQuesta settimana - dal lunedì al giovedì - la programmazione regionale di "RaiVdA" su "RaiTre" propone, dopo alcuni anni d'assenza dai teleschermi, lo "Charaban", la compagnia patoisante storica in Valle d'Aosta, capofila di un fenomeno interessante di utilizzo dei patois attraverso diversi gruppi teatrali sparsi in molti Comuni.
Si tratta di un'espressione originale che dimostra la vitalità linguistica del francoprovenzale e mi fa piacere che gli ascolti televisivi dello "Charaban" mostrino un gradimento del pubblico, immaginando pure che il "campione Auditel" contenga persone che hanno difficoltà di comprensione.
Il teatro in televisione non è facile, ma devo dire che la qualità delle riprese e il buon ritmo delle commedie sono una sicurezza. Per altro, rispetto alla maratona dal vivo, lo "spezzettamento" in quattro spazi di trasmissione consente una visione meno impegnativa e questo a vantaggio di una diffusione di una genuina espressione della nostra cultura.

Mercatini di Natale

La bancarella di un mercatino di NataleI "mercatini di Natale" mettono allegria e in sostanza ricalcano quel concetto vasto di fiera, che crea subito aggregazione in un misto che mette assieme di tutto un po' fra oggetti da comprare e cibarie e bevande varie. 
I più belli in assoluto sono, nella mia esperienza personale, Strasburgo e Bolzano. Entrambi situati in centri storici suggestivi, vivono nel solco di una tradizione germanica secolare, che mostra l'esistenza di un "fil rouge" fra il Natale cristiano e le feste precedenti.
Di recente ho visitato il mercatino di Montreux, in un ambiente particolare tra lungo lago e centro, carino ma - sotto il profilo espositivo - non memorabile, tranne gli stand del Canada, ospite d'onore di quest'anno. 
Aosta, dopo vari tentativi, sta forse trovando una sua dimensione con il suo mercatino, che chissà se nel tempo diventerà tradizione, visto anche il successo che mi pare abbia.
Certo è che la voglia di dare una dimensione corale e gioiosa al Natale è una costante e forse, in una crisi economica che ancora crea preoccupazione, c'è ancora più voglia di avere in questa festa un punto di riferimento.

Sant'Ambrogio

Quello che era l'ingresso del Galion a ChampolucChe belli quei molti anni passati, ogni giorno di festa durante la stagione sciistica, a Champoluc. Esisteva una "compagnia" che mischiava turisti di ogni provenienza con noi "locali". Si sciava forte e la sera grandi divertimenti, specie attorno all'ormai sparita discoteca "Galion".
L'inizio, a parte gli anni prima dell'Ottanta, quando spesso si sciava già a novembre, è sempre stato Sant'Ambrogio, patrono per gli amici milanesi.
Mi pare che, con quel po' di neve che è arrivata, la stagione sia partita bene e ora la grande attesa è per le vacanze natalizie, che - con la "crisi" dello sci a fine stagione - è sempre più il periodo topico.

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