blog di luciano

Cultural divide

netbooks.jpgSono contento che si sia ripresa l'iniziativa "Un computer in Famiglia", che dota i ragazzini e le loro famiglie di un computer con connettività e formazione informatica.
L'idea mi era venuta quando ero stato relatore di un rapporto sul "digital divide" al Comitato delle Regioni, che mi era servito per capire che la "fracture numérique" (come si dice in francese) non è solo dovuta alla mancanza di connessione veloce. Può esserci, insomma, l'infrastruttura che assicura di collegarsi ad Internet, ma può restare un "divario culturale" che impedisca l'uso del computer per diversi gradi possibili di analfabetismo informatico.
Dare hardware e software - in sostanza un computer portatile connesso in rete - consente una chance utile. La mia idea era una manovra a tenaglia che riguardasse anche gli "over 60": ragazzini e nonni!

Caleidoscopio 24 novembre

radiorai_on_air_orologio.jpg“Caleidoscopio”, in onda martedì su "Radio1" alle 12.35 negli spazi della programmazione di "RaiVdA", è giunto all’undicesimo appuntamento da settembre ad oggi.
Il sommario di questo numero contiene alcuni argomenti. Si inizia con Sant’Anselmo d’Aosta, con una rievocazione della figura anche attraverso un’intervista con il presidente dell’Académie Saint-Anselme, Piergiorgio Thiébat.
Si prosegue con uno sguardo al Web e al ruolo dei siti informativi in Valle d’Aosta, ascoltando l’esperienza di Angelo Musumarra di 12vda.it.
Infine la stagione della caccia e il ritorno dei giovani all’attività venatoria con il presidente del "Comitato caccia", Sandro Durand.
Christian Diémoz chiude l’appuntamento settimanale con un libro ed un disco: binomio che caratterizza la sua rubrica.
Buon ascolto!

D'Alema

massimo_d_alema.jpgImmagino che Massimo D'Alema sarà gelidamente arrabbiato. La "trombatura" al posto di "Ministro degli Esteri" dell'Unione europea è stata una vigliaccata, perché la sua candidatura ha nascosto manovre e manovrine.
Per l'Italia - personalmente credo - ciò varrà, tra un annetto, un posto in Europa per Giulio Tremonti, di cui Silvio Berlusconi, se all'epoca ancora ci sarà (tutto porta a pensare il contrario), ha voglia da tempo di liberarsi.
D'Alema si porta dietro la fama di "antipatico". Chi lo conosce, come penso il sottoscritto, che è stato Sottosegretario in un suo Governo, non può smentire quella vena di sarcasmo freddo che dà la scossa.
La prima volta che l'ho conosciuto ero un giovane deputato e lui Capogruppo del suo partito: gli chiesi il voto su di una legge importante per la Valle, dopo aver premesso che gli avrei rubato trenta secondi. E lui, mentre io parlavo, scandiva «1,2,3...», facendo il contasecondi. Roba da strangolarlo. Ma poi, nei diversi incontri e nelle molte occasioni di lavoro comune, ho apprezzato la stoffa. Ricordo quando si riunì a Palazzo Chigi la "Conferenza Stato-Regioni dell'arco alpino" e lui, ad una riunione che presiedevo io, arrivò inaspettatamente nella "sala Verde" e, andando "a braccio", disse delle cose sulla montagna che mi lasciarono di sasso, mostrando uno spessore su di un tema che pensavo gli fosse estraneo. Se così è, viva gli "antipatici".

Lacedelli

compagnoni_lacedelli.jpgLeggo della morte di Lino Lacedelli, l'"altro" conquistatore del K2, assieme ad Achille Compagnoni. Il caso ha voluto che morissero a distanza di pochi mesi, dopo aver vissuto una vita - per così dire in cordata - proprio per la casualità che portò a far coppia in occasione della prima salita del secondo "ottomila" al mondo.
Ho qui in ufficio una bella foto di Compagnoni, inviatami cortesemente dalla moglie e ho un ricordo vivo anche di Lacedelli, che ho più volte incontrato.
Mentre Compagnoni non ha mai aperto di una virgola il rapporto con Walter Bonatti, attorno alle vicende delle ultime ore prima della salita sulla vetta, Lacedelli era stato più morbido e aveva aperto un dialogo affinché la vicenda, in qualche modo, si chiudesse.
Anche Bonatti, il prossimo anno, arriverà agli ottant'anni e va detto che ormai il tempo sta storicizzando vicende di cui la cronaca e pure la magistratura si occuparono, facendo entrare certi fatti nel mito dell'alpinismo.

Nanetti da giardino

herman_van_rompuy.jpgIl primo presidente permanente del Consiglio europeo sarà l'attuale premier belga Herman Van Rompuy, mentre l'alto rappresentante per la politica estera dell'Unione sarà l'inglese Catherine Ashton.
Insomma, due Carneadi, che raggiungono il grigio Presidente della Commissione José Barroso, creando un terzetto sciapo che piace agli Stati e mortifica l'Unione europea, quando il "Trattato di Lisbona" obbligava ad un colpo d'ala.
Massimo D'Alema e Tony Blair avevano altra caratura e per questo sono stati "trombati".
E' l'aria dei tempi: i Capi di Stato e di Governo amano che a gestire l'integrazione europea siano - che mi sia consentito il sarcasmo - i "nanetti da giardino".
Per l'Italia poi ennesima dimostrazione che in Europa non conta un piffero.

Codice delle autonomie

codice_delle_autonomie.jpgLa questione dell'"Ordinamento degli Enti locali" è per la grande maggioranza dei cittadini qualcosa di distante e scarsamente evocativo. Invece, dal 1993, se c'è stata una novità in Valle è il taglio - davvero rivoluzionario per chi ricorda i periodi precedenti - del "cordone ombelicale" fra Stato e "Sistema delle Autonomie", essendosi imposta - dopo la modifica dello Statuto di cui fui proponente - la legislazione regionale con tratti di evidente originalità, come dev'essere. Un oggettivo salto di qualità per la nostra Autonomia, che è passato attraverso delle tappe che ben conosco.
Ora Roma approva un "Codice delle autonomie" che non si applica in Valle, avendo la Corte costituzionale respinto con forza ogni tentativo statale di invadere il campo di competenza primaria della Regione.
Tuttavia, non si potrà non riflettere sul rapporto fra il Codice - che pare draconiano nel tagliare il numero degli eletti e persecutorio verso i piccoli Comuni - e il nostro corpus di leggi sugli Enti locali, non per scopiazzare, ma per capire se e come anche la nostra legislazione in materia possa essere migliorata.

Il fantasma dei Tir

tir_autoporto.jpgGià prima della crisi, si erano verificati due fenomeni: nessuna crescita reale, anzi diminuzione, del numero dei Tir in transito al traforo del Monte Bianco, come invece era stato previsto da studi autorevoli a livello europeo, specie per la scelta prevalente forse inaspettata dell'itinerario attraverso Ventimiglia e la costa; un cambio rapidissimo delle flotte dei camion a vantaggio dei motori "euro" sempre meno inquinanti.
La situazione, in questo senso, si è assestata dopo la crisi e dunque non c'è stato nessun assalto al Bianco e soprattutto migliora la qualità dell'aria a seguito di Tir più moderni.
«Crepi l'astrologo» e tutti coloro che, negli anni scorsi, hanno dipinto scenari da catastrofe.
Per altro, con una lentezza inquietante, vanno avanti i trafori ferroviari, unica vera alternativa per spostare le merci dalla gomma alla rotaia: nel San Gottardo proseguono i lavori a completamento del sistema svizzero, al Brennero si scava ma mancano i soldi, mentre per il collegamento "Torino-Lione" mi pare che tutto taccia.

La paura

telecamera_videosorveglianza.jpgNon ho più scritto dell'insicurezza che i cittadini avvertono per i furti nelle case. Anzi, è bene chiamare lo stato d'animo con il suo nome: paura. Quando si guardano i dati fra reati compiuti e denunciati e la percezione che se ne ha nell'opinione pubblica, è evidente la sproporzione, nel senso che l'asticella della preoccupazione della popolazione è sempre più in alto. Stupirsene non serve a niente, perché ci si accorge di quanto l'insicurezza percepita, non quella statistica, sia il dato reale con cui bisogna fare i conti e saper convivere.
Purtroppo la mobilità dei ladri è crescente e la Valle, con le sue strade, è facilmente raggiungibile. Per cui, gira che ti rigira, non esiste oggi progettualità diversa che quel sistema di videosorveglianza, che venne battezzato "Valle d'Aosta Sicura", essendo che l'orografia della Valle rende il territorio facile da controllare nel sistema entrate-uscite.

Jambon

jambon_aoste.jpgUna delle maledizioni - ne scherzavo oggi con un amico - delle riunioni delle diverse istanze della francofonia era il sentirsi dire da alcuni quanto apprezzassero il "Jambon d'Aoste", riferendosi ad un prosciutto diffusissimo in Francia e per tanti consumatori appunto prodotto da noi.
Invece, era prodotto in un piccolo comune dell'Isère, omonimo del nostro capoluogo e perciò nulla aveva a che fare con la Valle. Era una ripetizione così ossessiva da spingermi per sfinimento a evitare le spiegazioni del caso! Per altro bastava vedere la pubblicità del prosciutto francese, addirittura in passato con tricolore e musica verdiana, per capire che l'ambiguità pagava.
Una curiosità: adesso il prosciutto si chiama solo più "Jambon Aoste" dopo un intervento della Commissione europea proprio per evitare che questo prodotto industriale della multinazionale "Smithfield Foods Inc." venisse confuso con  il nostro prodotto "dop" ben più prelibato, "Vallée d'Aoste Jambon de Bosses".
Un volto buono dell'Europa appeso a una "d" con l'apostrofo.

FAO

diouf_e_me.jpgEra il 22 giugno del 2007, quando la nostra Regione e la "Fao" firmarono un protocollo d’intesa per realizzare iniziative concrete e progetti comuni finalizzati a promuovere la sicurezza alimentare, in particolare nelle zone di montagna. Spero che nell'appena ripresa cooperazione internazionale della Valle se ne tenga conto perché aiutare le zone di montagna del mondo vorrebbe dire mettere progettualità in cose che sappiamo fare.
Era stata per me l'occasione per conoscere il discusso direttore generale Jacques Diouf, anche se l'insieme di palazzoni della "Fao" era familiare, perché quand'ero Presidente del "Comitato per l'Anno internazionale delle montagne 2002" molte riunioni si erano svolte lì, essendo la "Fao" capofila per le "Nazioni Unite" delle azioni internazionali in favore delle zone montane. E ci tengo a dire, pensando alle critiche sugli sprechi di questa organizzazione internazionale, che il gruppetto di persone che lavoravano per la montagna era serio e operativo.
Leggo in queste ore del fallimento del summit sulla fame nel mondo: viene tristezza a pensare che l'Occidente non riesca a dimostrare generosità e buonsenso e fa star male pensare che i Paesi più poveri affondano, in tempo di crisi, fra miseria e dittature.

Condividi contenuti

Registrazione Tribunale di Aosta n.2/2018 | Direttore responsabile Mara Ghidinelli | © 2008-2021 Luciano Caveri