Buone notizie

jean_lazier.jpgE' incredibile ma vero di come le buone notizie non facciano notizia.
Sul perché si è a lungo discusso: resto convinto che dietro ci sia spesso la mediocrità di noi giornalisti impegnati a seguire gli orrori della cronaca nera, i pettegolezzi o le "voci".
La buona notizia viene dal Camerun e dalla scelta di solidarietà fatta da un grafico quarantenne di Verrès, Jean Lazier. Le vacanze di Natale le ha volute passare, offrendo il suo lavoro per installare venti computer - raccolti con l'aiuto dei suoi amici - a vantaggio di giovani seguiti dalla ONG "United Action for Children".
Come scrive in una mail inviata dall'Africa, a parte una burocrazia spaventosa per sdoganare il materiale, resta la soddisfazione che oggi dodici computer sono piazzati in un "Cyber Space", mentre gli altri andranno in una scuola. Jean si è occupato anche della formazione ad alcuni ragazzi sui software più importanti.
Alcune sue foto, testimonianza di una scelta intelligente e fattiva, si trovano qui.

Commenti

Grande Jean!

Ha fatto una scelta coraggiosa e ha saputo coinvolgere in questo progetto tutti i suoi amici spiegando a ciascuno le motivazioni alla base di questa sua avventura.
Siamo fieri di te Jean!

Però...

senza togliere alcunché al valore delle scelte individuali ed agli importanti risultati del volontariato, è ben triste che debbano sempre essere i singoli, con le loro misere forze, a supplire alle mancanze dei potenti della Terra.
Il pianeta ha risorse e ricchezze in abbondanza per tutti, ma i Paesi ricchi continuano a sperperare ed i Paesi poveri continuano a vivere miseramente. L'iniziativa dei privati è lodevole, e serve ad alleviare le sofferenze e le difficoltà di alcuni, ma il grosso del problema rimane irrisolto.
Verrà un giorno in cui i rappresentanti amministreranno, invece di esercitare il potere, ed in cui a ogni cittadino del mondo sarà messo a disposizione tutto ciò di cui ha bisogno?
Bah. Utopie, vero?
Ritorni di fiamma del mio socialismo giovanile.

Penso...

che ci sarà sempre uno spazio per i volontari - quelli seri, perché anche in questo settore c'è di tutto... - perché lo sforzo "pubblico" non basterà mai.
Peraltro è vero che l'Occidente, specie di fronte alla crisi, rischia di disimpegnarsi.

E' utopia...

sperare che un giorno ascolteremo o leggeremo notizie principalmente positive, la negatività umana ha il sopravvento ed i giornalisti si adeguano a ciò.
Bravo a Jean e a tutti coloro che nel loro piccolo riescono a creare qualcosa per gli altri anche nella quotidianità, vorrei citare il nostro "Chicchi" che ha iniziato con l'aiuto nel Madagascar, prima sul luogo per apportare migliorie poi (coinvolto da un gioco dei nostri ragazzini) è rientrato con l'adozione di Levao aiutandolo nei problemi sanitari che presentava e dandogli la possibilità di studio (tutto il paese ne è partecipe).

Io ho esperienza (in)diretta di...

missioni in Burundi, Chad (Darfour, Centroafrica).
Mia cognata ha partecipato come infermiera a queste missioni in territori funestati da quello che oltre va all'idea della guerra. E posso testimoniare come con (con il metro europeo) poche migliaia di euro si portano avanti progetti importantissimi. In questo momento, in Burundi, ci sono centri di sostegno che andranno ad esaurimento per mancanza di denaro. L'Europa si nasconde dietro cose strane e questi operatori vivono alla giornata.
Oltremodo voi non avete idea dell'importanza che ricopre il servizio di internet. Io se non avessi avuto questa possibilità non avrei potuto fare molte cose in Italia per e con mia cognata. E' un contatto essenziale come lo sono gli sms.
Certo, la prima cosa che si pensa, non hanno da mangiare ma hanno i cellulare? Fate un test con Google earth e digitate Goz Beida o Gorè in Chad. Calcolate con il righello geografico la distanza dalla capitale e immaginate che il collegamento è funestato dai predoni e servito solo da una pista. La tecnologia rende agevole l'operato di questi pazzi savi.
Quindi sono davvero felice che Lazier abbia fatto questo lavoro! Bravo!

Il pessimismo? Il pepe della vita…

Tra il modello Tonino Guerra («l’ottimismoooo…») e quello Emilio Fede («Francesca, Francesca… abbiamo morti o feriti?»), l’Italia pare aver abbracciato pressoché definitivamente il secondo. Uno sguardo ad un tg, uno qualsiasi, lo estrinseca in modo inequivocabile.
Delle prime dieci notizie, sei attengono normalmente fatti di violenza. Quando saremmo pronti a consolarci con la settima, immaginandola (per lo meno per mera statistica), se non felice, almeno positiva, ecco la doccia fredda. Va infatti in onda un servizio in cui la gnocca nazionale del momento è protagonista di un calendario, o farà un viaggio in India per ritrovare se stessa, dopo l’ennesima delusione amorosa. Forse, una buona notizia per gli ormoni maschili, o per la comunità indiana, ma comunque troppo poco per risollevare l’umore dall’“Arancia Meccanica” iniziale.
Oltretutto, parlando di cronaca - ed è fenomeno soprattutto degli ultimi mesi - strumenti nati per una maggior tutela dei cittadini, come la videosorveglianza, hanno sì assolto al loro compito, permettendo di individuare rapidamente i responsabili di atti vigliacchi, oltre che criminosi, ma incrementando in maniera preoccupante il côté voyeuristico dell’informazione.
La sequenza dell’aggressione ripresa dalle telecamere del "McDonald’s" torinese di Corso Giulio Cesare, c’era proprio bisogno di trasmetterla in versione integrale per tre giorni di fila, ad ogni edizione? Non è questione di voler limitare il diritto di cronaca, ma di dedicarsi in modo responsabile all’esercizio delle proprie funzioni. La tv è come l’acqua potabile, entra nelle case di tutti, e non va sottovalutato come portare al limite la quantità di immagini esplicite in video possa anche fungere da pericoloso concime per sentimenti umani nefandi come l’emulazione.
E le buone notizie? Pagano lo scotto di camminare su gambe infinitamente più deboli. Se le immagini di cronaca nascono quasi spontaneamente dal confronto quotidiano tra i giornalisti e le forze dell’ordine (di cui nessuno mette in discussione il diritto a valorizzare il proprio lavoro, beninteso), per il bene non vi è l'Ufficio Stampa al lavoro 24/7 (in straordinario permanente per la belloccia del giorno). Anche perché, spesso e volentieri, è appunto frutto di sforzi individuali, profusi da chi magari, proprio per la vocazione genuina a rifuggire il clamore, misconosce i meccanismi mediatici. Non è un fatto di mediocrità dei giornalisti, lo è piuttosto della pigrizia atavica che falcia, purtroppo con vittime crescenti, tra le loro fila. Se una news arriva motu proprio in redazione, anche solo sotto forma di lancio di agenzia (e questa è un’altra antipatica distorsione), finisce in video o in pagina, se c’è da andarsela a cercare, magari investendo in tempo e approfondimenti, ha infinitamente meno chances di “passare”.
E’ un dato di fatto, che avrebbe fatto però fumare le tempie dei padri di una professione in cui fiuto e voglia di annusare il terreno restano, al di là degli ausili telematici moderni, componenti peculiari.
Chi può (o meglio, deve) invertire la tendenza? La domanda non è da cinquecentomila Euro: i Caporedattori e i Direttori. Ad essere sinceri fino in fondo, ci sarebbe anche l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, con competenze sui casi di “mala informazione”, ma pare che sull’esercizio di queste prerogative sia già al lavoro “Chi l’ha visto?”.
Non è vero che non c’è del bene al mondo e, anche se ce n’è meno di un tempo, i responsabili delle testate hanno il dovere di spingere le loro redazioni a cercarlo, magari “pungolati” da una nostra e-mail o lettera (sempre in numero troppo esiguo).
Certo, la mezz’ora di un tg può essere riempita, con molto meno sforzo, e ad assoluta parità di remunerazione, sfruttando le immagini dei circuiti internazionali (normalmente, di guerra), oppure solo legate alla cronaca, ma vuoi mettere togliersi la soddisfazione di “bucare” i colleghi di un’altra testata su una buona notizia?
Prendendo a prestito un vecchio spot, «non ha prezzo…».

D'altronde...

come giustamente dice Christian, le notizie belle o comunque normali , sono relegate in ultima pagina o neanche vengono dette.
Siamo tutti un po' voyeur, in fondo non ci dispiace di frugare nella cronaca per cercare notizie truci. Se fosse diverso non ci sarebbe un boom di spettatori al processo della Franzoni con tanto di biglietti e foto (ci mancano solo gli autografi), prime tv con presa diretta sul corpo massacrato di un poveretto che aveva la sfiga di avere un bel cellulare in tasca che piaceva al delinquente di turno, fuori in permesso premio (era dentro per omicidio) o trasmissioni tipo "Border" in cui si parla diffusamente e da mille angoli diversi per due ore di una psicopatica assassina.
D'altro canto, per quanto tempo si è parlato di quel Delfino che ha assassinato la sua ex dopo averle tritato i marroni per un anno! E si è pure formato un drappello che lo compatiscono e, poverino, non ha tutte le colpe se ha agito così.
Metto nel cesto anche un bel manipolo di avvocati e magistrati e giudici che farebbero meglio ad andare a "Zelig" che mettere piede in tribunale.
La Reggiani (ricordate) ha avuto quel che ha avuto perché si é ribellata al suo aggressore!!! (e poi non siamo pazzi!!!)... ecc. Abbiamo programmi da psicopatici perché forse in fondo lo siamo (in generale) e poi perché come giustamente si dice in precedenza in fondo ci piace rimestare nel torbido.

La forza del male

Qualche riga di autopromozione (Luciano perdonerà, tengo famiglia!). Ho avuto modo di intervistare, per un periodico valdostano, il Vicequestore della Polizia Scientifica Silio Bozzi (lo ricorderete al fianco di Carlo Lucarelli nelle prime serie di "Blu Notte"). Oggetto della chiacchierata, alcuni dei temi intorno ai quali è finito questo topic. La sostanza è che diventa difficile, anche per un fine conoscitore del settore qual è Bozzi, trovare ragioni plausibili per l'attrazione esercitata dal "male" su un numero crescente di persone. Però, alcune sue dichiarazioni accendono sentieri che forse val la pena esplorare. Ve le propongo (sperando, tra l'altro, che vi mettano il desiderio di leggere l'intervista integrale...):

"La realtà è una cosa, la fiction un’altra, nonostante gli sforzi di chi, furbamente, cerca di rimescolare le carte. Ma è anche vero che realtà e fiction si specchiano l’una nell’altra, traendo spunti di conoscenza l’una dall’altra, cercando modelli di riferimento e influenzandosi reciprocamente in una specie di curioso balletto circolare".

"Io penso che il Noir genuino non sia un genere vero e proprio, ma più che altro un’atmosfera che promana, o forse sarebbe meglio dire esala, da delitti e situazioni in cui tutti i protagonisti riescono, quasi per una sorta di maledizione, a dare il peggio di sé. Il problema è che, in ossequio a questo copione, sovente anche l’autore riesce a dare il peggio di sé. Per cui a fare la differenza, e quindi il genere, sono sempre e comunque solo i grandi scrittori. Le trame del grande Chandler erano quasi sempre traballanti, ma che classe infinita in quella scrittura… Quando mi chiedono: ‘chi è il più grande scrittore di Noir?’ non ho esitazioni e dico Tacito. In Tacito vi è la più totale sfiducia nelle azioni dell’uomo”
.

L'altra notizia che regalo volentieri ai lettori di questo Forum è relativa al fatto che dopodomani, venerdì, su "Repubblica" dovrebbe apparire una prima presentazione della nuova opera di De Cataldo. Si tratta di un lavoro che, per intessere lo sfondo alle vicende dei protagonisti, pesca a piene mani da vent'anni di vicende del primo Reparto Celere (oggi, più sommessamente, "Mobile") di Roma. L'editore è Einaudi. Chi ha amato le atmosfere del "Romanzo Criminale", penso possa calarsi con gusto in queste nuove pagine. Agli altri, continuerei a consigliare Melissa P.

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