Era d'inverno, e le formiche stavano asciugando il loro grano, che si era bagnato. Ed ecco che una cicala affamata andò a chiedere loro del cibo. Ma le risposero le formiche: «perché durante l'estate non hai fatto anche tu provviste?» Rispose la cicala: «non ne avevo tempo, ma cantavo armoniosamente». E quelle, ridendole in faccia, le dissero: «beh, se nel tempo estivo cantavi, d'inverno balla». Sin qui Esopo: certo la favola, che fu ripresa anche da La Fontaine, è piuttosto crudele. Il racconto si è dimostrato così efficace - e naturalmente evocato durante le estati invase dal frinire delle cicale - che sfido qualcuno della mia generazione a dirmi se fra i ricordi più remoti non ci sia proprio questa favoletta con la sua morale. Che poi, oggi, siano davvero vincenti le formiche solleverei qualche dubbio, vedendo che tante cicale (o meglio "cicale cicale", citando il tormentone di Heather Parisi) cantano e ballano allegramente.