Il mondo cambia e la cifra dei tempi attuali resta l'accelerazione che sembra non finire mai e che ha investito a pieno, tra le altre, una generazione come la mia a fronte della marmorea staticità di tanti secoli. Spesso non è facile averne la percezione, essendo normale farsi trascinare dai cambiamenti come avviene con la corrente di un fiume, seduti su di un gommone da rafting. La riflessione può passare attraverso uno spunto nella quotidianità: un déclic che fa pensare.
Giorni fa, nell'alta Valtournenche, ho visitato una bella montagna, un vasto alpeggio, i cui terreni sono stati in parte migliorati di recente con l'intubamento di canalizzazioni tradizionali e bonifiche, a beneficio del pascolo delle mucche, di zone paludose. Diverse baite sono state ristrutturate negli ultimi anni con stalle più razionali e abitazioni adatte ai tempi. L'elettrificazione è in corso e le strade poderali collegano rapidamente con il fondovalle. L'anziano montanaro che mi ospitava, fiero della sua proprietà e dei lavori svolti, mi ha mostrato il pugno di case dove nacque settant'anni fa, dunque alla fine degli anni Trenta. Parto avvenuto in casa, senza neppure l'ostetrica. Il mondo della montagna era allora, in quelle zone, esclusivamente rurale e l'economia basata sulla zootecnia. Un mondo lentissimo e con usi e consuetudini sviluppatisi nei secoli con una stratificazione fatta di spostamenti quasi impercettibili e questo valeva anche per la mobilità sociale. Un mondo della montagna interessante e ricco, variante locale di quella civiltà alpina nata come risposta umana al popolamento di una zona estrema. Una cultura con le sue particolarità e la sua forza che non va mitizzata nel solco del buon selvaggio alla Rousseau, perché fatta anche di vita grama, di fatica estrema, di promiscuità e malattie. Proprio in quegli anni Trenta, in cui nasceva Rodolfo (questo il nome del montanaro), il Breuil - luogo d'alpeggio, ricco di acque, come da toponimo - diventa Cervinia in piena epoca fascista. Nulla di banale, pensando che quello fu l'inizio di un certo turismo montano sulle Alpi. Un impressionante cambio di velocità: le grandi speculazioni immobiliari e l'esordio delle funivie ben prima che fosse lo sci a fare la parte del leone con l'inverno che da stagione maledetta diventa motore di sviluppo e appunto di cambiamenti. I cambiamenti profondi della vita e della scala di valori passano attraverso fenomeni come questi, che ci hanno fragilizzato perché determinati punti di riferimento - statitici e perciò rassicuranti - si sono modificati e noi stessi, come in una bussola che impazzisce, abbiamo dovuto modificare i nostri approcci. Ci pensavo mentre da lassù, in un belvedere magnifico, riflettevo come pochi decenni - l'età di una vita di una persona - siano stati pieni di mutazioni profonde che mozzano il respiro. Questo fenomeno di essere dentro i cambiamenti e di cavalcarli per non esserne investiti proseguirà ancora e i più giovani dovranno abituarsi ad un continuo ricentrarsi.