La storia del Novecento, per evitare di risalire più indietro dalla formazione degli Stati nazionali in poi, come si potrebbe anche fare, indica come le crisi economiche coincidano con fenomeni istituzionali e politici di ricentralizzazione. Seguendo gli "Open Days" a Bruxelles noto, invece, un ottimismo sullo sviluppo della democrazia locale come risposta ai problemi - ad esempio sociali o di credito - dovuti alla crisi. Penso che sia vero che ciò sia avvenuto, ma attenzione! Temo infatti che, specie nella coda della crisi, ci sia il veleno. In Italia questo vuol dire l'uso del "patto di stabilità" per garrotare le autonomie, magari con la mazzata finale per le "speciali" nel nome - colmo dei colmi - del "federalismo fiscale" (tra virgolette, essendo una bugia). Lo Stato senza il "vero" federalismo è una macchina livellatrice (il "Moloch" di Proudhon), che mira - nel nome dell'uguaglianza - a costringere situazioni diverse all'uniformità. Le "specialità", come la Valle, disturbano, pensando poi che talvolta - lo dice sempre la storia - i nostri peggiori nemici siamo noi stessi.