Internet è una realtà affermata e confesso che la rapidità di diffusione è stata così fulminea da stupirmi. Il fenomeno è ormai di massa, tranne alcune sacche di resistenti al cambiamento, anche da noi in Valle, che sono riassumibili in due categorie: quelli "che non ce la fanno", magari per una difficoltà con il computer e se ne dolgono, e quelli, invece, che fanno della loro ignoranza - perché di questo si tratta - una bandiera "contro la modernità".
Quando concepii la campagna "Un computer in famiglia", che ha portato migliaia di computer con connessione nelle case di ragazzini valdostani, ciò derivava da un approfondimento del problema dell'alfabetizzazione informatica in occasione di un rapporto sul "digital divide" al Comitato delle Regioni con il supporto di un'esperta, l'ottima dirigente regionale Enrica Zublena. Per "digital divide" (tradotto in francese con l'immaginifica "fracture numérique") si intende il divario, la divisione o direi l'ineguaglianza digitale. Ci si riferisce alla mancanza di accesso e di fruizione alle nuove tecnologie di comunicazione e informatiche, specie per l'assenza delle infrastrutture che consentano questa connessione. Testimonio, per la Valle, un faticoso braccio di ferro con "Telecom Italia", che ha il monopolio sull'ultimo miglio, ad inseguire il succedersi dello sviluppo tecnologico. Come molti valdostani, essendo residente fuori Aosta, ho vissuto e vivo i disagi e le speranze per navigare sempre più velocemente, sapendo quanto Internet sia uno strumento utile per il lavoro, per lo studio, per il tempo libero e le prospettive sono ulteriormente arricchenti. L'esperienza della relazione al Comitato delle Regioni, il cui elemento centrale era il consentire - come avvenuto e avverrà in Valle - interventi pubblici nelle zone considerate marginali, come la montagna, dove il privato non investe per i piccoli numeri in gioco, mi ha tuttavia confortato nell'idea che l'infrastruttura serve se esiste poi un utilizzatore. E questo mette in campo il problema di quelle parti di popolazione afflitte o da analfabetismo informatico o dalla mancanza di quelle strumentazioni necessarie per entrare in Rete, oggi contenute nel computer. Su questo bisogna lavorare presto e subito: bene i progetti sulle fibre ottiche, ottime le reti wireless, fondamentale vigilare sullo sviluppo dei palmari, ma resta centrale la persona, il cittadino e la sua capacità di apprendimento e di crescita.