In Valle d'Aosta basta avere a che fare con le "Poste italiane" (privatizzazione sulla carta) o con "Telecom" (privatizzazione vera) per capire come qualche cosa non abbia funzionato. In entrambi i casi, la situazione rispetto al passato è peggiorata e vien da pensare che, se la Regione non avesse comprato le centrali "Enel" con "Cva", la situazione sarebbe stata tragica. Basta guardare la storiella delle bollette "Vallenergie" per esserne in parte illuminati o pensare alle vallate piemontesi dove, con le nevicate dello scorso inverno, non sapevano neppure a chi telefonare per ripristinare il funzionamento dell'elettricità e certi tagli alla manutenzione hanno agevolato queste interruzioni. Vi invito, a questo proposito, a dare un'occhiatina agli armadi "Telecom" sul nostro territorio, degni del sistema telefonico del Burundi. In Francia un comitato ha raccolto due milioni di firme in favore del mantenimento della Posta come servizio pubblico dello Stato, propri consci del fatto che una logica di liberalizzazione, non compensata da reali obblighi di servizio pubblico, finisce per desertificare ampie zone del territorio. La vecchia "Sip" e le vecchie "Poste e telegrafi" erano anche in Valle dirigenti conosciuti e legati alla realtà locale, oggi le sedi sono altrove, gli utenti si rivolgono a numeri verdi situati in zone remotissime e ogni decisione viene assunta da distante senza nessuna reale conoscenza della realtà locale, anzi con un pizzico di logica colonialistica.