Il buonumore - come non scriverne nel grigiore di novembre - è una dote? Più passa il tempo e più penso che questo sia il giusto stato d'animo, "modus in rebus" e dunque apprezzando le circostanze in cui applicarlo. Quand'ero bambino e sempre più crescendo, dimostravo un vago fastidio per il "battutismo" di mio papà Sandro, spesso espresso in momenti sbagliati. Poi, con il passare degli anni, scopri - ed è un fatto tenerissimo - di come, che sia il DNA o che sia l'ambiente culturale, ritrovi comportamenti familiari che, in fin dei conti, hai addosso senza far niente e "malgré toi". Compreso appunto il buonumore "battutista", che oggi - ora come allora, in una specie di contrappasso - mi fa guardare con occhiate storte dai miei figli e forse mi crea qualche nemico, quando in certi casi non riesco proprio a tenere la battuta. Ben mi sta! Però l'altro virus, quello di "raccontare barzellette", non l'ho preso, ma noto che - dopo un salto di generazione - mia figlia Eugénie sembra mostrare questa spiccata dote del nonno...